Il tentativo era legittimo, e forse inevitabile, da parte della Columbia che, dopo essersi ritrovata per le mani un inatteso cult in grado di assicurare proventi per anni, oggi prova a dare nuova vita al So cosa hai fatto del 1997 con un sequel omonimo… e con esiti discutibili. E a poco giovano il replicare quel modello, affidandosi a un quintetto di giovani promesse come il principe Eric della Little Mermaid Jonah Hauer-King e la Quinn di The Studio (già nell’horror comedy Bodies Bodies Bodies) Chase Sui Wonders, o a un paio di grandi sopravvissuti del massacro originale come Freddie Prinze Jr. e Jennifer Love Hewitt. Che ritroverete sullo schermo a partire dal 16 luglio 2025 – data di uscita del film distribuito da Eagle Pictures – ma soprattutto nel prossimo capitolo.
La trama di So cosa hai fatto – 2025
La festa di fidanzamento di Danica Richards e Teddy Spencer è l’occasione perfetta per riunire tutto il gruppo di amici di infanzia e, perché no, far sì che Ava Brucks e Milo Griffin si ritrovino dopo tanti anni. La serata è un successo, tanto che ai quattro si unisce anche Stevie, una quinta componente del nucleo storico, per andare ad ammirare i fuochi d’artificio del 4 di luglio dalla panoramica quanto pericolosa Curva del Mietitore. Dove purtroppo Teddy causa involontariamente un incidente d’auto, nel quale il guidatore del pick-up coinvolto resta ucciso senza che i cinque denuncino l’accaduto. Ma il patto di omertà stretto quella sera non è destinato a durare, visto che un anno dopo il passato torna a tormentare i cinque. Qualcuno sa quello che hanno fatto la scorsa estate ed è deciso a vendicarsi, perseguitandoli uno a uno e ripercorrendo quanto accaduto in occasione del leggendario “Massacro di Southport” del 1997. I sopravvissuti del quale potrebbero aiutarli a non restare vittime di questo nuovo assassino.
La storia si ripete, ma non è la stessa storia
C’è un pizzico (anche qualcosa in più) di furbizia nello scegliere un titolo identico a quello dello slasher per teen di quasi trent’anni fa per questo nuovo capitolo della saga derivatane. Un tentativo naturale di approfittare del carisma di quel film – diventato un cult – e dei suoi protagonisti – in alcuni casi delle icone del genere – per cercare di bendisporre i fan o chissà incuriosire il pubblico di spettatori più distratti. Forse un tentativo che sarebbe stato meglio supportare con una maggior attenzione alla realizzazione della vicenda, alla caratterizzazione dei personaggi, ai dialoghi e via dicendo.
Una attenzione che sulla carta, almeno produttivamente e nel casting principale, aveva portato a scegliere la regista di un paio di teen comedy come la romantica Someone Great con Brittany Snow e la più dark Do Revenge con Maya Hawke (oltre che co-sceneggiatrice di Thor: Love and Thunder, con Taika Waititi) e un giornalista e scrittore come Sam Lansky per la sceneggiatura. Che al di là dei loro meriti o meno – e di un doppiaggio italiano non particolarmente convincente – non aiuterà certo gli interpreti a fare di questa prova il trampolino che era normale si augurassero.
Non sanno cosa hanno
fatto
Sebbene alcune delle leggerezze nei comportamenti dei personaggi vengano poi giustificate (alcune, non molte) e il succedersi di finali sempre più forzati di buono abbia il tentativo di dare tutte le risposte o annodare i fili lasciati sciolti, la sensazione generale è quella di una grande confusione. Approssimazione, persino. Che qui e lì si cerca di mascherare come possibile (meglio le prevedibili citazioni tipo “Cosa stai aspettando?!” che l’utilizzo inutilmente stordente di musica e sonoro) o ammiccando a quanto fatto – meglio – dalla saga di Scream. I risultati sono insufficienti, spiace dirlo, da appassionati, sconcertati da battute superflue, spesso a chiudere delle scene al limite del ridicolo, in alcuni casi condizionati dalla necessità programmatica a rispettare dei parametri figli di una sensibilità moderna, sempre più diffusa fortunatamente, presente anche nella serie tv del 2021 (su Prime Video), che almeno tentava una via diversa.
Empowerment o debolezza?
Ci si chiede se questo tentativo di ‘educare’ il grande pubblico o le nuove generazioni a un maggior rispetto nei confronti del femminile, in questo modo, tirando in ballo il concetto di female empowerment in maniera tanto forzata, non risulti fastidioso, oltre che ridicolo e privo di reale senso. Uno scimmiottamento, nella rappresentazione di alcuni personaggi femminili o nel ripetersi di battute – nella migliore delle ipotesi autoironiche, spesso piuttosto didascaliche – che fa il paio con l’inserimento di personaggi omosessuali (donne, in molti casi) che ricordano un cinema nel quale il ‘gay’ era utilizzato come elemento folcloristico, o per alzare il livello di pruriginosità generale. Paradossale, per altro, in un film nel quale il moralismo fa continuamente capolino (più di quanto le regole del genere richiedano, anche solo per determinare le vittime del maniaco di turno) e il cui miglior pregio sembra la scelta fatta nel gestire le uccisioni in modo da arrivare alla conclusione, al Redde Rationem, con diverse possibilità di Final Girl cui affidare la soluzione o anche soltanto il prossimo film. Che già annuncia di pescare dal secondo capitolo della serie, il primo sequel ufficiale, che speriamo il sequel del sequel di questo nuovo corso non punti a imitare pedissequamente.
So cosa hai fatto
Sommario
Un film nel quale il moralismo fa continuamente capolino e il cui miglior pregio sembra la scelta fatta nel gestire le uccisioni in modo da arrivare alla conclusione, al Redde Rationem, con diverse possibilità di Final Girl cui affidare la soluzione o anche soltanto il prossimo film.