Alicia Vikander: “Si preferisce drammatizzare le mogli che non ce l’hanno fatta” su Firebrand presentato a Cannes 76

Alicia Vikander
Alicia Vikander al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Ha ricevuto una standing ovation di 8 minuti Firebrand, il film diretto da Karim Aïnouz con Alicia Vikander e Jude Law, nei panni rispettivamente di Katherine Parr e Enrico VIII, dopo la prima proiezione del film al Festival di Cannes 2023.

 

In Gran Bretagna, agli studenti che imparano la storia dei Tudor viene insegnata una pratica filastrocca per ricordare l’ordine delle sei mogli di re Enrico VIII: “Divorziata, decapitata, morta. Divorziata, decapitata, sopravvissuta”.

Hollywood è stata per decenni concentrata sulle “decapitate” e “divorziate”, essenzialmente le mogli del sovrano che hanno sofferto, ma ciò che raramente viene ricordato agli spettatori è la moglie che è sopravvissuta a Henry. Il film in questione fa proprio questo, mettendo sotto i riflettori Katherine Parr.

“Ciò che è stato maggiormente drammatizzato sono le mogli che non ce l’hanno fatta”, afferma la star svedese Alicia Vikander, che interpreta la regina sopravvissuta accanto al monarca malato di Jude Law. “[Quando ho letto la sceneggiatura] ho subito pensato: ‘Eh, non è interessante che la maggior parte delle persone sappia di più sulle altre mogli?’ È quasi come se le persone fossero attratte da storie piuttosto cupe”.

Più Alicia Vikander leggeva Parr e la sua esperienza, più era sconcertata dalla macabra narrativa che circondava le mogli di Enrico VIII. “Ero tipo, ‘Come potrebbe [Parr] non essere più conosciuta?’ Soprattutto considerando che, sì, è sopravvissuta più anni delle altre, ma è stata anche la prima donna con il proprio nome nella storia britannica a essere pubblicata” dice Vikander.

La dotta e curiosa Parr pubblicò una serie di testi religiosi a partire dal 1545. Ma come raccontato dettagliatamente in Firebrand, la sua ricerca di conoscenza e passione per il dibattito le costò quasi la vita quando fu accusata di eresia. La particolare interpretazione della storia di Aïnouz ha un tocco revisionista che conferisce agli stanchi annali della storia un punto di vista moderno. (“Si trattava di avere la libertà artistica di creare una storia forte e di sorprendere le persone”, spiega Vikander.)

Sia l’attrice che il regista, una svedese l’altro brasiliano, si sono sentiti abbastanza a loro agio a rivisitare la Storia. “Se stessi raccontando una storia svedese, potrebbe esserci una parte di me che sentirebbe una sorta di obbligo di onorare una storia che fa parte della mia cultura”, spiega Alicia Vikander “Può essere una buona cosa quando non hai quel riferimento così forte, perché provieni da un’altra prospettiva.”

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