La Sirenetta: recensione del live action di Rob Marshall

Al cinema dal 24 maggio, il film con Halle Bailey ci riporta "in fondo al mar".

La Sirenetta recensione film
Photo by Giles Keyte. © 2023 Disney Enterprises

Questa recensione de La Sirenetta proverà a mettere da parte mesi, anzi anni di lamentele social per concentrarsi sull’unica cosa che, in fatto di cinema, dovrebbe davvero contare: la riuscita o meno di un film, nel momento in cui viene finalmente proiettato sul grande schermo. Ed è quello che faremo, dato che, a oltre cinque anni dall’annuncio di Halle Bailey come protagonista del film di Rob Marshall, il 24 maggio La Sirenetta arriva al cinema, distribuito da The Walt Disney Company.

 

La Sirenetta, la trama

Come accaduto a quasi tutti i remake in live action Disney degli ultimi anni, anche la trama di questa versione de La Sirenetta ricalca quella del classico animato, con l’adolescente Ariel, figlia più giovane del Re del Mare, Tritone, appassionata del mondo degli umani, mondo che il padre le dice essere pericolosissimo, vietandole di andare in superficie. Niente di più matematico che vietare a un adolescente di fare qualcosa per ottenere l’effetto opposto, anche in fondo al mare. E così Ariel entra in contatto con gli umani, salvandone addirittura uno da un naufragio. Il principe Eric, il naufrago in questione, diventa l’ossessione di Ariel, e la Strega del Mare, Ursula, desiderosa di prendere il potere di Re Tritone, vede in questa figlia testarda e ribelle il grimaldello con cui insinuarsi sul trono del Mare.

La Sirenetta Halle Bailey
Photo by Giles Keyte. © 2023 Disney Enterprises

Halle Bailey è spettacolare

Nonostante ognuno abbia un gusto personale che lo farà approcciare a questo live action con un diverso grado di apertura o pregiudizio, è bene mettere immediatamente le cose in chiaro: sebbene il casting di Halle Bailey abbia fatto molto discutere per via dell’etnia della performer, una volta vista a schermo, la nuova Ariel non può fare altro che far innamorate proprio tutti gli spettatori. Dotata di una voce incredibile e di una fisicità molto adatta al ruolo, Bailey è un’Ariel perfetta, che non ha certo timore di confrontarsi con una titanica Melissa McCarthy, nei panni tentacolari di Ursula. Nominata due volte agli Oscar e capace di spaziare con agilità tra il registro comico e quello tragico, McCarthy dà voce e corpo a una Strega del Mare in forma smagliante, ammaliatrice, calcolatrice e cattivissima. In mezzo a due tali giganti è davvero difficile trovare spazio per altri personaggi degni di nota, lo sa bene il buon Javier Bardem, che forse è davvero l’unico pesce fuori d’acqua del film, oppure Jonah Hauer-King che interpreta un Eric inedito che brilla più in fase di scrittura che in quella interpretativa.

Finalmente un’identità per il principe Eric

Uno dei cambiamenti più rilevanti del film è infatti relativo proprio al principe Eric che in questo remake in live action de La Sirenetta è un erede al trono adottato, orfano di padre e desideroso di scoprire il mondo, affascinato dai mari non ancora disegnati sulle mappe, grande collezionista di oggetti riportati alla sua isola dai viaggi e cresciuto da sua madre, la regina Selina (personaggio creato appositamente per il live action) nel terrore del popolo del mare e della forza delle onde che, di generazione in generazione, erode le coste dell’isola. Gli sceneggiatori Jane GoldmanDavid Magee sono stati attenti a dare una struttura al personaggio, un punto di contatto emotivo con Ariel, un’affinità elettiva con questa figlia ribelle del Re del Mare che vuole vedere il mondo e colleziona oggetti trovati nei relitti dei galeoni. Su queste basi narrative, la storia d’amore è molto più solida e strutturata, oseremo dire più credibile se non avessimo paura di offendere i puristi del film d’animazione.

Photo by Giles Keyte. © 2023 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Alan Menkel e Lin Manuel-Miranda sulle musiche de La Sirenetta

Alan Menkel ha messo di nuovo mano alla sua splendida colonna sonora originale, aggiustando alcuni testi per adeguarli alla sensibilità contemporanea, eliminando alcune canzoni che non servivano al nuovo flusso del racconto, e scrivendo, insieme a Lin Manuel-Miranda, altri brani nuovi, che contribuiscono a dare solidità e ricchezza a diversi momenti del racconto. Primo tra tutti l’arrivo di Ariel, con le sue gambe nuove, al villaggio dei pescatori intorno al castello, oppure il principe Eric che canta al mare la sua voglia di avventura e la sua frustrazione per essere l’erede di un regno che non vuole governare. Al netto però dei brani nuovi che danno spessore alla storia, è innegabile quanto i grandi classici musicali del film, su tutti “Parte del tuo mondo” e “In fondo al mar”, siano ancora oggi potenti e immortali, rivisitati dalle nuove voci scelte per il film.

Melissa McCarthy as Ursula in Disney’s live-action THE LITTLE MERMAID. Photo courtesy of Disney. © 2023 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Il segreto è nel doppiaggio

Anche negli elementi meno felici della realizzazione, ovvero gli amici animali parlanti di Ariel, La Sirenetta riesce a trovare il modo di addolcire quell’aspetto lievemente inquietante che assumono Sebastian, Flounder e Scuttle nella loro realizzazione in computer grafica indecisa tra un look realistico e uno più cartoonesco, che si sposa certo meglio con il fatto che questi animali parlano e cantano. Il segreto di questi design incidentati che la Disney ha pensato potessero andar bene è infatti il doppiaggio: Daveed Diggs, Jacob Tremblay e Awkwafina offrono delle performance deliziose. E mentre Tremblay veicola alla perfezione la personalità dolce e un po’ timida del pesciolino, Diggs e Awkwafina sono una coppia comica irresistibile, un valore aggiunto importantissimo al film. L’impressione che si potesse fare meglio in fase di progettazione non passa, ma è innegabile che il contributo degli interpreti regala ai personaggi uno spirito che travalica la pochezza del design.

Il segreto di questo La Sirenetta è tutto qui: il film ha grande spirito che scaturisce principalmente dalla dolcezza e il talento di una Ariel inedita e moderna, non tanto nel carattere, che già in origine lo era, quanto nell’attitudine. Quello che poteva essere un enorme passo falso della Disney si rivela invece uno dei migliori remake in live action di sempre della Casa di Topolino, ai livelli de Il Re Leone di Jon Favreau. Un’avventura romantica, un racconto di libertà e autodeterminazione che parla all’oggi e che dà nuova vita a una magia e a delle note che negli anni ’90 hanno fatto la storia del cinema.

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