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Il Trono di Spade 8: 7 curiosità dall’episodio 3

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Winter is coming, e non è solo un modo di dire. Con l’ottava stagione de Il trono di Spade si chiuderà finalmente il cerchio aperto ormai diversi anni anni fa.

Alcuni colpi si scena sono già arrivati, ma sicuramente sono ancora tante le questioni da risolvere e i colpi di scena che arriveranno e che saranno sicuramente molto intensi e disseminati lungo la stagione.

Ecco, intanto, 7 curiosità dall’episodio 3 deIl trono di Spade.

ATTENZIONE – PERICOLO SPOILER

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Ci sono volute 55 notti

Per dare vita a La lunga notte de Il trono di Spade è stato necessario effettuare le riprese in 55 notti e un numero sconosciuto di prove giornaliere, con qualcosa come 750 persone tra membri del cast e della crew.

Diversi attori hanno descritto l’episodio come una delle cose più difficili che avessero mai fatto. Maisie Williams ha riportato, durante un intervista con Entertainment Weekly, “Niente ti può prepare di quanto questo sia prosciugante. È notte dopo notte, e ancora e ancora, e non finisce. Non puoi ammalarti, e devi stare attento per te stesso perché c’è così tanto da fare che non può farlo nessun altro… ci sono momenti in cui ti senti a pezzi come un qualsiasi essere umano e vorresti solo piangere”.

Iain Glen (Jorah Mormont) lo ha descritto come un “vero test”, davvero infelice. Ti addormenti alle sette del mattino e quando ti svegli a mezzogiorno sei ancora così stanco che non riesci a fare nulla, e poi torni a fare ancora il tutto quanto. Non hai una vita al di fuori di esso”. Rory McCann (The Hound) ha ammesso: “tutti pregano di non doverlo fare mai più”.

La preparazione con scene cinematografiche

Durante la preparazione, per poter dare poi il via alle riprese, il regista Miguel Sapochnik ha provato a cercare delle sequenze di lunghe battaglie realizzate per il grande schermo, senza essere in grado di traovarle.

Mentre scrivevano l’episodio, D. B. Weiss e David Benioff volevano che quella che si vede diventasse la sequenza di battaglia più lunga mai vista e presentata di un film o sul piccolo schermo. Una delle sequenze più vicine allo scopo prefissato, e trovata da Sapochnik, è stata quella dei 40 minuti de La battaglia del fosso di Helm in Il Signore degli Anelli – Le due torri (2002).

Il regista ha studiato questa sequenza per determinare quando e se il pubblico avrebbe avuto della “fatica da battaglia”, cioè se lo spettatore si potesse in qualche modo annoiare o disinteressare da un’azione troppo priva di significato. Ironicamente, la sua conclusione è stata “meno combattenti  si possono avere in una sequenza specifica, e meglio è”.

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Miguel Sapochnik è stato fortemente voluto

Per realizzare questo La battaglia del fosso di Helm de Il trono di Spade, David Benioff e Dan Weiss ha espressamente chiesto al regista Miguel Sapochnik di ritornare dopo il successo de La Battaglia dei Bastardi e La Battaglia di Hardhome avuto negli anni precedenti.

La richiesta era quella che Sapochnik tornasse a dirigere un episodio sia della stagione sette che dell’ottava: il regista, però, aveva dichiarato che non sarebbe riuscito a fare entrambe le cose e, quindi, si è deciso di mantenere l’accordo per la stagione 8.

Anche dopo che le sceneggiature erano già pronte per l’ultima stagione e il piano originale prevedeva che il regista avrebbe diretto gli episodi 3,4 e 5, Miguel aveva poi deciso di lasciare perdere la 8×03.

Tuttavia, David e Dan hanno insistito affinchè fosse lui a dirigere anche quel specifico episodio e che avrebbe avuto tutti i mezzi necessari a disposizione, ritenendo che fosse il migliore regista per dare vita ad una battaglia così grande, essendo anche la più ambiziosa e logisticamente complicata della serie.

Non ci sono storie parallele

Così come è accaduto nel 2012 per la puntata L’assedio (2×09) e nel 2014 per Il coraggio di pochi (4×09), questo episodio, The Long Night, è stato realizzato interamente in una sola location, Winterfell, per coprire ogni singola battaglia e non include alcuna storia parallela.

È la quarta volta che avviene questo fatto, cioè di avere un singolo luogo in cui svolge l’intero episodio: oltre ai due precedentemente citati, vi è anche l’episodio Un cavaliere dei Sette Regni (8×02).

Tra le altre cose, bisogna considerare che questo episodio realizzato in una sola location, senza storie parallale, si sviluppa in qualcosa come 82 minuti, rendendolo l’episodio più lungo dell’intera serie.

La svolta inaspettata di Maisie Williams

Maisie Williams, come altri dei suoi colleghi, si era prefissata di leggere la sceneggiatura di volta in volta per poter vivere l’esperienza di questa ultima stagione in maniera intensa, sicchè aveva letto soltando qualche parte della sceneggiatura dell’intera stagione de Il Trono di Spade.

In sintesi, aspettava di poter leggere insieme lo scrip con il resto del cast alla conference room a Belfast. Come lei stessa racconta, “stavo arrivando a lavoro e tutti stavano parlando dell’episodio 3 e il regista mi chiese se lo avessi già letto”.

Quando hanno iniziato le riprese di GoT lei ancora non aveva letto l’episodio e quando lo ha dovuto fare per dare vita alla 8×03 ha capito quanto il suo personaggio diventasse protagonista di una svolta monumentale in maniera del tutto inaspettata.

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L’episodio mostra Jon Snow fallire

Per il regista dell’episodio, Miguel Sapochnik, ha fatto il fatto di non mostrare ai fan la convinzione che Jon Snow (Kit Harington) potesse uccidere Night King, “ho pensato, se vedo Arya correre allora so che sta per accadere qualcosa.

Così è come arrivare quasi a perderla dalla storia e poi arriva a soprendere tutti e a far cadere tutte le speranze riposte in Jon, che è sempre stato il ragazzo del momento. Così, il punto è che si arriva a seguire Jon in maniera continua, così da indurre il pubblico a pensare “Jon lo sta per fare, Jon lo sta per fare…” e poi fallisce. Fallisce all’ultimo minuto. Quindi, spero che sia un’interessante cambiamento che nessuno si aspetta”.

Il lavoro è iniziato nel giugno del 2017

Il regista dell’episodio ha lavorato sulla vicenda che si sviluppa nel corso degli 82 minuti dal giugno del 2017: “Sto lavorando da sette mesi e mezzo, che sono circa 130 giorni, praticamente un processo che è quasi più lungo della maggior parte dei film che vengono realizzato.

Quindi, in termini di lavoro, sono quasi 6/7 giorni a settimana, dalle 16 alle 18 di lavoro al giorno e, sì, è tanto. Sapevo fosse pesante quando sono salito a bordo. Mi sentito più tranquillo perché c’è un formato per approciarsi agli episodi e per poterli realizzare. Come tipio, le sceneggiature sono ricche, più di quanto si possa effettivamente realizzate.

Il processo di ridimensionalmente ha richiesto diverso tempo questa volta, perché David e Dan volevano ci fosse tutto. Tutti vogliamo tutto ma bisogna andare incontro alla realtà dei fatti e di quello che si può realmente fare. Ciò per cui ci ho messo molto tempo risiede nell’episodio 3, e cioè nel fatto di non annoiare il pubblico dopo 20 minuti di battaglia”.

Fonti: IMDb, Entertainment Weekly

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