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Joker: la storia è una fantasia del protagonista? Ecco le “prove”

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Joker: la storia è una fantasia del protagonista? Ecco le “prove”

Diverse teorie su Joker suggeriscono che tutto il film sia nato dall’immaginazione di Arthur Fleck, il protagonista interpretato da Joaquin Phoenix, anche se gli eventi hanno confermato che solo parte delle azioni è frutto di allucinazioni.

Ma allora quali sono gli indizi disseminati lungo la storia che provano il contrario?

Arthur non è un narratore affidabile

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Arthur Fleck è tutto tranne che un narratore affidabile, e come nella migliore tradizione letteraria mette in discussione l’intera validità di una storia senza fornire un punto di vista veritiero. Questa inaffidabilità può essere intenzionale o non intenzionale, a seconda dei pregiudizi personali del narratore o della sua mancanza di informazioni accurate.

Questo concetto esiste in narrativa da centinaia di anni, coniato per la prima volta nel 1961 dal critico letterario Wayne C. Booth ma a condificarne le tipologie fu William Riggan nel 1981 nel libro Picaros, Madmen, Naifs e Clowns: The Unreliable Narrator. Stesso anno di ambientazione di Joker…è un caso? Senza contare i riferimenti ai pazzi e ai pagliacci…

L’immaginazione di Arthur

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È chiaro fin dalle prime scene che Arthur Fleck ha una fervida immaginazione, e ciò è reso evidente nel momento in cui il personaggio e sua madre guardano insieme la tv godendosi il talk show di Murray Franklin (Robert De Niro), comico e suo idolo, e all’improvviso tra il pubblico compare proprio Arthur. I due sembrano legati da un’infanzia simile, entrambi cresciuti da madri single, e il dialogo convince Franklin ad invitare l’ospite sul palco. Qui c’è tutto il desiderio di l’approvazione di una figura paterna e una richiesta di attenzione e rispetto mai avute nella vita reale.

Il rapporto con Sophie

A rivelare quanto Arthur sia disturbato e come la sua vita sia affetta da allucinazioni è anche il personaggio di Sophie Dumond (Zazie Beetz), una madre single che vive nello stesso edificio del protagonista. All’inizio del film Sophie ride a una delle battute di Arthur mentre i due sono insieme in un ascensore, poi lo vedrà esibirsi nello spettacolo di stand-up comedy al Pogo’s, fino ad assisterlo durante il ricovero della madre in ospedale.

La verità viene a galla quando Arthur, prima dell’epilogo, si trova nell’appartamento di Sophie e la donna esce dalla sua camera da letto per dirgli che si trova nell’appartamento sbagliato. Dunque è chiaro che il clown aveva solo immaginato di avere una ragazza e di averla frequentata.

I fatti parlano chiaro: Arthur non ha più cercato Sophie dopo i suoi primi omicidi, lei non è mai andata a vedere i suoi spettacoli di stand up comedy e non era con lui in ospedale dopo la morte della madre. Ma la vera domanda è: cosa è successo a Sophie? Forse è viva da qualche parte, se è mai esistita?

Le incongruenze temporali

Joker recensione film

Un’altra prova più sottile del fatto che Arthur ha perso completamente il contatto con la realtà viene data dalle scene che aprono e chiudono il film, nelle quali Arthur parla con un terapeuta. La prima è ambientata in uno squallido ufficio dei servizi sociali, e si fa riferimento al suo periodo nell’ospedale psichiatrico, mentre la seconda arriva dopo lo scoppio delle rivolte di Gotham e l’omicidio di Murray Franklin. Entrambe però mostrano un orologio sullo sfondo e l’ora è sempre la stessa: 11:12. Un caso?

Altri dettagli

Ci sono scene che mostrano in maniera piuttosto ovvia il punto di vista “fantasioso” di Arthur Fleck, ma non dimentichiamo altre incongruenze come l’inseguimento della polizia reso come una sequenza divertente dei Looney Tunes con il criminale che viene colpito da un’auto e rompe il vetro del parabrezza riuscendo a cavarsela senza graffi; oppure il fatto che un principiante pericoloso venga invitato a partecipare allo show di Murray Franklin sulla base di un’esibizione derisa da tutti.

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Fonte: Screenrant