Dopo la controversa serie Netflix The OA (cancellata prematuramente), la talentuosa attrice e regista Brit Marling torna a collaborare con il collega Zal Batmanglij per un nuovo prodotto televisivo targato FX, A Murder at the End of the World. Suspance, morte e intelligenza artificiale sono le parole chiavi di questo murder mystery che tanto ricorda per dinamiche investigative le celebri storie di Agatha Christie e l’ormai iconico e più recente Knives Out.
La seducente Emma Corrin, conosciuta per aver interpretato Lady Diana Spencer nella quarta stagione di The Crown, veste ora i panni dell’intraprendente e dilettante investigatrice Darby Hart che – con un mix di vibes tra Veronica Mars e Black Mirror – si ritrova bloccata con un gruppo di menti atipiche e un misterioso assassino in una casa controllata dall’IA in un luogo sperduto, “alla fine del mondo”. A Murder At The End of The World (precedentemente nota col titolo Retreat) è composta da 7 episodi di poco più di un’ora e i primi due episodi (intitolati “Raduno di Menti” e “Prime Luci dell’Alba”) sono disponibili dal 14 novembre su Disney+.
Trama: A Murder at the End of the World
Darby Harte è una giovane donna della Gen Z dai mille talenti. È una scrittrice di avvincenti romanzi gialli, un’instancabile e determinata investigatrice alle prime armi, un’abile hacker ed esperta di tecnologia. Nonostante non sia brava nell’intraprendere e affrontare relazioni con i vivi, Darby è in grado di “parlare con i morti”, o meglio, ha il dono di indagare sulle loro vite studiando ogni minimo dettaglio legato alla loro scomparsa. Ed è probabilmente per tutte queste sue qualità che, una sera, il criptico e solitario miliardario “re della tecnologia”, Andy Ronson (Clive Owen), decide di invitarla a un esclusivo ritiro in una remota e indicibile località insieme ad altri otto geniali e creativi ospiti tra scienziati, attivisti, filmmaker di fama e… il suo ex, l’artista Bill Farrah (Harris Dickinson).
La missione del ritiro è quella di escogitare un piano per affrontare l’imminente fine del mondo, causata dalla crisi climatica, e salvare l’umanità. Non potendo fare a meno di accettare quest’occasione elitaria, Darby parte per questo lontano luogo sconosciuto, che solo dopo scoprirà essere in Islanda, dove sarà accolta da Andy e dalla moglie Lee (Brit Marling), una delle più grandi programmatrici e hacker. Ma la morte sembra perseguitarla e, dopo sole poche ore dal loro arrivo, uno degli ospiti viene trovato inspiegabilmente deceduto. Mentre tutti sembrano voler avvalorare la tesi di morte per overdose, Darby decide di iniziare le indagini per dimostrare che si tratta di un omicidio, cercando di trovare il colpevole prima che faccia una seconda vittima.
Un inizio che promette bene
Nei primi due episodi di A Murder at the End of the World, Marling e Batmanglij gettano le basi per un thriller angosciante, complesso e a tratti claustrofobico che si impegna a essere originale grazie a temi universali e attuali, quali gli enormi progressi tecnologici e i gravi problemi di un mondo sulla via dell’autodistruzione. Con una trama che si sviluppa intrecciando passato e presente, finzione e realtà, la serie riesce a catturare l’attenzione e la curiosità del pubblico a tal punto da coinvolgerlo – indizio dopo indizio – in questa tormentata ricerca della verità. Da spettatori, quindi, non si può fare a meno di chiedersi: Chi è l’assassino e quale ragione lo ha spinto a commettere questo omicidio? C’è un altro vero motivo per cui Andy ha radunato in un luogo sperduto e isolato nove delle menti più brillanti del pianeta?
E mentre la carismatica e ipnotica “Gen Z Sherlock Holmes” di Emma Corrin travolge il pubblico nelle sue folli e determinate indagini, Marling e Batmanglij gettano l’amo per una riflessione molto più profonda che dà un valore aggiunto a questo elegante giallo con la formula “cena con delitto”: cosa accadrà alla Terra in futuro? E cosa ne sarà di noi? In un mondo in cui l’Intelligenza Artificiale – o, come definisce Ronson, Intelligenza Alternativa – conquista sempre più rilevanza per la vita e il sostentamento dell’uomo, l’umanità pare regredire a uno stato quasi primordiale, asettico e solitario in cui l’empatia lascia spazio alla paura.
Ed è su questa dualità tra fiction ed esistenzialismo che gioca lo stesso titolo: la “fine del mondo” come metafora del luogo sperduto tra deserto di neve e ghiaccio dove Ronson ha radunato le nove menti; o la “fine del mondo” intesa come la distruzione della Terra verso cui l’umanità sta andando in contro arrendevolmente. Nonostante alcune digressioni futili e difetti sorvolabili, dunque, i primi due episodi introduttivi della gelida serie noir di Marling e Batmanglij fanno ben sperare in un futuro migliore della precedente creazione televisiva, a cui è stato negato persino un degno finale. I nuovi episodi di A Murder at the End of the World saranno disponibili ogni martedì fino al 19 dicembre.