In the Clearing, la recensione della serie con Teresa Palmer

La serie, basata sull'omonimo romanzo ed ispirata ad una storia vera, è disponibile dal 24 maggio su Disney+.

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La serie australiana in otto puntate In the Clearing, prodotta da Disney+ e andata in streaming su Hulu negli Stati Uniti, è ispirata dalle vicende reali legate alla setta chiamata The Family, formatasi nella metà degli anni ‘60 con a capo il leader carismatico Anne Hamilton-Byrne. Alla base dello show troviamo il libro In the Clearing, pubblicato da J.P. Pomare nel 2019, versione drammatizzata degli eventi che condussero alla dispersione della setta da parte della polizia australiana nel 1987.

 

Protagonista di In the Clearing è Freya Heywood (Teresa Palmer), la quale in seguito alla temporanea scomparsa del figlio Billy si trova costretta a rivivere gli orrori della gioventù legati al culto comandato da Adrienne Beaufort (Miranda Otto) con il sostegno del dottor Bryce Latham (Guy Pearce). Il pilot dello show intitolato The Season of Unfoldment – scritto da Matt Cameron e diretto da Jeffrey Walker – risulta sicuramente l’episodio migliore della produzione, pur evidenziando già in maniera sostanziale una serie di problemi e limiti che minano col passare delle puntate l’intera operazione.

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In the Clearing, una serie limitata da una narrazione singhiozzante

La volontà evidente di non “spiegare” fin dall’inizio le coordinate della vicenda, i ruoli e le relazioni tra i personaggi principali produce infatti un effetto altalenante: se da una parte infatti chi guarda The Season of Unfoldment viene costretto continuamente a chiedersi cosa stia realmente succedendo, dall’altra diventa impossibile non notare quanto la narrazione si faccia immediatamente confusa, spezzata, quasi costretta di lasciare alla messa in scena il compito di evocare situazioni e atmosfere del thriller psicologico.

E questo meccanismo quasi inceppato col passare delle puntate si fa sempre più evidente, minando le fondamenta stesse dello show. In molti momenti, forse addirittura troppi, In the Clearing sembra ricalcare le orme di un’altra miniserie con un’ambientazione simile e una storia che abbracciava ugualmente il thriller psicologico, ovvero quella Top of the Kale diretta da Jane Campion, che vedeva protagonista una notevole Elisabeth Moss. In questo caso ci troviamo però di fronte a un tentativo macchinoso e probabilmente mal organizzato, il quale disperde tutti o quasi i possibili spunti di interesse a causa principalmente della sua narrazione singhiozzante.

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Deboli prove d’attori

In un tale guazzabuglio anche i tre attori protagonisti non offrono certamente il meglio delle loro capacità: se comunque Guy Pearce riesce a risultare almeno credibile in virtù di una prova maggiormente soffusa, lo “scontro” di personalità e psicologie tra Miranda Otto si risolve in qualcosa di piuttosto deludente. L’attrice amata nella trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson si affida eccessivamente al trucco e ai costumi per sorreggere un personaggio molto meno ambiguo e ambiguamente affascinante di quanto in realtà dovrebbe risultare.

La Palmer invece dimostra chiaramente di non riuscire a dotare la figura di Freya della necessaria bidimensionalità per diventare una vittima credibile che decide di affrontare i propri demoni personali. E se le due figure principali e antagoniste non destano realmente interesse presso il pubblico neppure con lo scorrere delle puntate, come può l’intero prodotto risollevarsi dalla falsa partenza? E infatti In the Clearing non ci riesce, sbandando continuamente alla ricerca di fascinazioni estetiche non supportate da una storia che renda il tutto avvincente per gli spettatori. Molte immagini sono belle da vedere, paesaggi e ambientazioni indubbiamente dotati di un fascino selvaggio, quasi ancestrale. Ma In the Clearing possiede davvero poco più di questo…

Sommario

In the Clearing si caratterizza per un meccanismo quasi inceppato, che col passare delle puntate si fa sempre più evidente, minando le fondamenta stesse dello show. Il risultato è quello di disperdere tutti o quasi i possibili spunti di interesse a causa principalmente della sua narrazione singhiozzante, sbandando continuamente alla ricerca di fascinazioni estetiche non supportate da una storia che renda il tutto avvincente per gli spettatori.
Adriano Ercolani
Adriano Ercolani
Nasce a Roma nel 1973. Laureato in Storia e Critica del Cinema alla "Sapienza", inizia a muovere i primi passi a livello professionale a ventidue anni, lavorando al tempo stesso anche nel settore della produzione audiovisiva. Approda a Coming Soon Television nel 2006, esperienza lavorativa che gli permette di sviluppare molteplici competenze anche nell'ambito del giornalismo televisivo. Nel 2011 si trasferisce a New York, iniziando la sua carriera di corrispondente di cinema dagli Stati Uniti per Comingsoon.it e Cinefilos.it - È membro dei Critics Choice Awards.

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In the Clearing si caratterizza per un meccanismo quasi inceppato, che col passare delle puntate si fa sempre più evidente, minando le fondamenta stesse dello show. Il risultato è quello di disperdere tutti o quasi i possibili spunti di interesse a causa principalmente della sua narrazione singhiozzante, sbandando continuamente alla ricerca di fascinazioni estetiche non supportate da una storia che renda il tutto avvincente per gli spettatori.In the Clearing, la recensione della serie con Teresa Palmer