Bang Bang Baby: recensione della serie di Prime Video

Disponibile su Prime Video a partire dal 28 aprile con i primi 5 episodi, per poi concludersi con gli ultimi 5 il 19 maggio, la serie si divide tra racconto di formazione, crime story ambientata nel mondo della 'ndrangheta e tanta cultura pop.

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Quando fu annunciata per la prima volta, la serie Bang Bang Baby, incentrata sul percorso di iniziazione di una giovane al mondo criminale della ‘ndrangheta, aveva tutta l’aria di essere un progetto piuttosto pericoloso, facilmente tendente al “già visto”, specialmente in un contesto seriale come quello italiano dove il genere crime è a dir poco dilagante. Ora che finalmente il progetto ideato da Andrea Di Stefano (regista di Escobar e The Informer) si mostra al grande pubblico, si rivela invece come un qualcosa di molto più affascinante e originale di quello che si poteva inizialmente pensare. La serie, infatti, si basa su generi e contesti già noti per esplodere poi in un tripudio di idee, colori e omaggi.

 

Diretta Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito, scritta dallo stesso Di Stefano insieme a Valentina Gaddi e Sebastiano Melloni e prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment e Wildside, la serie ha per protagonista Alice (Arianna Bacheroni), adolescente di 16 anni che vive in una cittadina del Nord Italia, nel 1986. La sua vita di teenager cambia all’improvviso quando scopre che il padre (Adriano Giannini) che credeva morto in realtà è ancora vivo. È per lei l’inizio di una discesa agli inferi, che per amore del padre si tuffa nel pericoloso mondo della malavita, facendosi sedurre dal fascino del crimine. Quando cercherà di tirarsene fuori, forse sarà troppo tardi.

Crime sì, ma con stile

Nel realizzare oggi un prodotto, specialmente se seriale, la cui trama ruota intorno al mondo della criminalità organizzata, si incorre facilmente nel confronto con Gomorra. Un confronto, in realtà, che andando poi a vedere nel dettaglio nel più dei casi non trova ragione di esistere. Così, se anche per Bang Bang Baby si era inizialmente pensato ad un tipo di serie su quello stile, ci si trova oggi a doversi ricredere. Il contesto è sì quello della ‘ndrangheta nella Milano da bere, ma la serie non punta a farne un ritratto storicamente accurato. Il vero cuore di Bang Bang Baby ruota piuttosto intorno alle follie che l’amore ci spinge a fare.

In questo caso, l’amore è quello di una figlia per suo padre e la serie si configura dunque come un racconto fortemente influenzato dalle esperienze e dall’emotività della protagonista (Alhaique, il regista della maggior parte degli episodi, l’ha appunto definita una serie dettata dal “movimento emotivo”). In mezzo agli omicidi, i depistaggi, le accuse, i sospetti e i complotti, vi è il mondo che la giovane Alice costruisce con la propria mente e il proprio cuore. Un mondo ricco di riferimenti alla cultura pop, dove la musica regna sovrana e dove la propria interiorità trova sfogo attraverso potenti manifestazioni metaforiche (si veda ad esempio la splendida pioggia di Smarties).

Per gli episodi potuti vedere in anteprima, i primi due di dieci, la volontà esplicita del regista è dunque quella di stare quanto più vicino possibile alla sua protagonista. La segue, la cerca, si addentra con lei in un vero e proprio sottobosco ricco di personaggi tanto affascinanti quanto pericolosi. Lo spettatore si trova impossibilitato a far altro se non seguire Alice in questo nuovo mondo, sia per il fascino estetico con cui viene raccontato (da una fotografia al neon a cui a molti ha ricordato un altro prodotto di Prime Video come Too Old to Die Young, fino a scene dal forte impatto visivo), sia per la forza dei sentimenti in gioco.

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Una gara di bravura tra attori

Sulla base degli episodi visti sino ad ora, risulta difficile immaginare quali risvolti prenderà il racconto. La sensazione è questo possa andare sempre più ad arricchirsi e complicarsi, offrendo colpi di scena potenzialmente molto validi. Ciò che ora è dato sapere, però, è che a fare la forza di Bang Bang Baby sono anche i suoi personaggi. Questa può sembrare una constatazione scontata, eppure sono sempre di più le serie prive di protagonisti capaci di imporsi nella mente e nel cuore dello spettatore. In questo caso, oltre alla giovane e brava Arianna Bacheroni, protagonista nei panni di Alice, a rubare la scena è la nonna Lina interpretata da Dora Romano.

La sua anziana matriarca a capo del clan criminale è tanto divertente quanto capace di incutere vero timore. Che Bang Bang Baby trovi nei suoi personaggi femminili i suoi maggiori traguardi è indicativo di come la serie in sé cerchi anche di raccontare qualcosa del nostro presente. Si è fortemente radicati nel contesto storico di riferimento, eppure tutto appare così moderno e attuale da suscitare ulteriore interesse verso ciò che ancora può essere raccontato. Insomma, alcuni potrebbero forse trovare eccessive determinate situazioni o scelte di messa in scena, ma risulta difficile non condividere l’opinione che è questa una serie ricca di fascino, con una qualità che le può permettere di affermarsi anche all’estero.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
bang-bang-baby-prime-videoAlcuni potrebbero forse trovare eccessive determinate situazioni o scelte di messa in scena, ma risulta difficile non condividere l'opinione che è questa una serie ricca di fascino: a partire da alcuni memorabili personaggi protagonisti sino alla volontà di costruire un mondo modellato dalle sensazioni e dai sentimenti della protagonista, tra colori, musica e cultura pop.