Il finale di Brick, nuoto thriller di Netflix, ruota attorno a Tim e Liv, i quali sono nel pieno di un matrimonio tumultuoso. Liv, addirittura, sta pianificando di lasciare il marito nel cuore della notte e ricominciare la sua vita altrove. Quando però i due si svegliano, scoprono che le porte e le finestre del condominio in cui si trovano sono barricate da un muro impenetrabile. Poiché le pareti e i pavimenti tra gli appartamenti possono essere tagliati o sfondati con un martello, la coppia contatta i vicini Marvin, Ana, Yuri, Anton, Lea e Oswalt.
E mentre tutti cercavano di trovare un modo per decifrare il codice di questa strana trappola in cui si trovano, Yuri sembra contrario all’idea di uscire, poiché crede che quelle pareti li proteggano da qualcosa di catastrofico che accaduto all’esterno. Così, uccide Anton per aver cercato di abbattere quelle pareti, facendo poi altrettanto con Lea per aver tentato di fare lo stesso. È inoltre pronto a uccidere anche gli altri se necessario. Così, i membri sopravvissuti legano Yuri e cominciano a lavorare alla loro fuga.
Qual è lo scopo del muro?
Brick non si è concentrato molto sulla costruzione del mondo narrativo, poiché si è dedicato più su ciò che il muro sta facendo alle persone che sono intrappolate, evitando dunque di spiegare perché esista in primo luogo. Nel corso del film, ad ogni modo, apprendiamo che Anton era un programmatore senior presso una società chiamata Epsilon Nanodefense. Questa società aveva sede a HafenCity, ad Amburgo, in Germania. Sappiamo poi che ad HafenCity è scoppiato un incendio e, secondo le notizie riportate nei momenti conclusivi del film, si ipotizza che quell’incidente sia stato la causa dell’attivazione della nanotecnologia e dell’avvolgimento di ogni singolo edificio di Amburgo.
Le autorità non hanno rivelato se l’incendio fosse il risultato di un incidente o se fosse stato causato intenzionalmente, ma c’era una buona probabilità che l’incendio avesse causato il malfunzionamento e l’attivazione dei server che gestivano la nanotecnologia, anche se non era quello che i suoi creatori volevano che facesse. Yuri, un teorico della cospirazione, era dell’opinione che la Germania fosse stata attaccata da qualcosa o qualcuno e che la nanotecnologia stesse proteggendo la sua popolazione da qualunque cosa stesse accadendo all’esterno. Pertanto, era contrario all’idea di fuggire dall’edificio.
Il muro aveva privato gli abitanti della possibilità di connettersi a Internet o guardare le notizie sulla TV via cavo. Ecco perché nessuno sapeva se la Germania fosse davvero in guerra. Tuttavia, persone come Yuri accettavano questa forma aggressiva di tecnofascismo, che aveva trasformato ogni casa in una prigione. La costante guerra dell’informazione e la paranoia causate dai media mainstream e dagli esperti del “deep state” sui social media avevano corrotto la mente di Yuri a tal punto che non era in grado di chiedersi perché a un’azienda privata, probabilmente con l’aiuto del governo, fosse stato permesso di installare una tale tecnologia senza il consenso della popolazione.
Yuri aveva semplicemente accettato che quella fosse la loro vita ora. Gli abitanti dell’edificio non avevano accesso all’acqua, al cibo o a qualsiasi forma di comunicazione. Ma l’idea che persone più intelligenti della gente comune stessero agendo per il bene dell’umanità, e non per secondi fini, impediva a Yuri di capire che questo “sistema di difesa avanzato” li avrebbe uccisi per disidratazione e fame se non fosse stato violato. Per fortuna Tim e Liv non sono idioti come Yuri e hanno osato usare gli strumenti a loro disposizione per scoprire la verità.
Come i protagonisti infrangono il muro
Per via di telecamere nascoste installate nelle case di tutti dal pervertito Friedman, l’amministratore del condominio, gli inquilini dell’edificio scoprono che Yuri ha ucciso Anton per aver cercato di rompere il muro. Oswalt è poi morto quando Marvin ha sparato al muro e i proiettili sono rimbalzati. Lea è stata invece uccisa da Yuri dopo aver capito che lui aveva ucciso Anton. A quel punto, Tim, Liv, Marvin e Ana hanno capito che il muro può essere aperto perché Anton lo aveva fatto. Legano Yuri perché è una minaccia e analizzarono le riprese delle telecamere a circuito chiuso di Anton che creava un’app che trattava i mattoni del muro come una serratura a combinazione i cui “pulsanti” potevano essere premuti tramite il flash sul retro del telefono.
Dato che Tim era un giocatore e sapeva programmare, riesce a ricreare l’app di Anton. Tuttavia, il loro primo tentativo è un fallimento colossale, poiché uccide Ana. Dato che Yuri ride in modo beffardo, Marvin gli spara al petto e poi si suicida perché non riesce a sopportare la perdita della sua ragazza. Questo lascia Tim e Liv a lottare per la sopravvivenza da soli. Ora, la coppia quasi separata aveva già attraversato molte difficoltà anche prima che il muro venisse costruito. Liv aveva avuto un aborto spontaneo e, invece di elaborarlo insieme, Tim aveva costruito un muro metaforico intorno a sé stesso.
Pensava che, così facendo, non solo avrebbe protetto Liv dalla miriade di emozioni che provava, ma avrebbe anche protetto se stesso dal dolore per la morte del loro primo figlio. Nonostante ciò, Liv aveva cercato di riaccendere la loro relazione, ma Tim non le aveva mai permesso di riuscirci, ed era per questo che Liv aveva deciso di lasciarlo e iniziare una nuova vita. Se il muro non fosse stato costruito, è quello che avrebbe fatto. La reclusione forzata in un certo senso è una benedizione sotto mentite spoglie, perché permette a Tim di vedere i propri errori e motiva Liv a dare a Tim un’altra possibilità.
Quindi, abbattere il muro nanotecnologico è servito in qualche modo come metafora per la coppia che ha infranto la barriera che aveva creato tra loro a causa di un incidente che era al di fuori del loro controllo. Detto questo, mentre cercavano di abbattere il muro nanotecnologico, Yuri torna dal mondo dei morti, forse perché il proiettile aveva mancato tutti gli organi vitali, e cerca di uccidere Tim e Liv. Per fortuna, le lo mette fuori combattimento e la coppia finalmente riusce a fuggire dall’appartamento. Prima che tutto questo accada, Liv aveva proposto l’idea di usare la loro vecchia roulotte per andare fino a Parigi e recuperare il rapporto.
Poiché tutta questa esperienza ha insegnato loro, specialmente a Tim, a dare la priorità alla famiglia rispetto al lavoro, alla fine di Brick hanno apparentemente scelto di portare avanti il loro piano originale invece di cercare di capire perché Amburgo fosse ricoperta di mattoni nanotecnologici e come fosse possibile invertire il processo, perché non avrebbero ottenuto nulla da ciò. Recuperare il tempo perso sarebbe stato più fruttuoso per loro.
Il vero significato del film Brick
Nel finale di Brick, un notiziario di emergenza conferma poi che l’incendio menzionato all’inizio del film è avvenuto all’interno della struttura Epsilon Nanodefense. L’incendio avrebbe attivato il sistema di difesa basato sulla nanotecnologia, causandone la diffusione in tutta Amburgo durante la notte e intrappolando tutti all’interno dei propri edifici. Non è chiaro se l’incendio sia stato causato da un incidente o se qualcuno abbia cercato di sabotare il progetto segreto. Oltre a questo, non abbiamo appreso nulla su Epsilon Nanodefense o su cosa intendessero fare con quel “sistema di difesa segreto”.
Anche se il regista Philip Koch ha concluso la vicenda di questo film in modo piuttosto definitivo, non è azzardato affermare che abbia lasciato la porta aperta per futuri sequel. Per cominciare, Epsilon è un enorme punto interrogativo. Perché stavano realizzando questo sistema di difesa nanotecnologico? Come hanno sviluppato questo tipo di tecnologia? Era una metafora della pandemia di COVID-19? È stata creata con l’intenzione di proteggere le persone? Proteggerle da cosa? Oppure il CEO di Epsilon e il governo stavano semplicemente usando la scusa di una potenziale guerra per trasformare ogni edificio in una prigione?
Nel film Brick, emerge dunque una riflessione potente sul desiderio di controllo da parte delle autorità: chi detiene il potere tende a usarlo per soggiogare, reprimere le opinioni e mantenere la popolazione in uno stato di passività. Un simbolo ricorrente è la mosca intrappolata da Tim: inizialmente imprigionata, torna indietro quando viene liberata, finché — solo al momento giusto — riesce davvero a volare via. Questa scena rappresenta metaforicamente la condizione degli esseri umani, costretti in un sistema oppressivo ma comunque spinti da un impulso innato verso la libertà.
Tim diventa così una figura speculare agli oppressori, mentre la mosca simboleggia chi lotta per autodeterminarsi. In questo contesto, il sistema di difesa nanotecnologico creato da Epsilon appare come un mezzo per instaurare un nuovo regime di controllo, che unisce tecnologia e autoritarismo, annullando i valori conquistati dal dopoguerra in avanti. Il viaggio di Tim e Liv simboleggia la resistenza individuale contro un sistema disumano. È probabile che l’attivazione del muro nanotecnologico sia stata causata da un dipendente dissidente, deciso a rivelare la vera natura del progetto.
In alternativa, potrebbe trattarsi di un test deliberato, un’operazione pianificata per valutare il funzionamento del sistema, con totale disprezzo per le vite umane. Il film suggerisce che, per Epsilon e il governo, poche vittime non contano di fronte all’obiettivo finale: costruire un “muro” che non possa essere abbattuto, a differenza di quello del 1989. Una volta spenti clamore e dissenso, il progetto riprenderà indisturbato. Tuttavia, il percorso dei protagonisti mostra che finché c’è volontà di vivere e di ribellarsi, nessun sistema di sorveglianza può davvero spegnere lo spirito umano. La libertà resta fragile, ma possibile, se c’è chi è disposto a rischiare per essa.