La città proibita: la spiegazione del finale del film di Gabriele Mainetti

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La città proibita (qui la recensione), nuovo film di Gabriele Mainetti, si inserisce come ulteriore tassello nella filmografia visionaria e stilisticamente ibrida del regista romano, già autore di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Dopo aver rielaborato il cinecomic urbano e lo spettacolo circense in chiave umana e politica, Mainetti firma con questo suo terzo lungomatraggio un’opera che affonda ancora una volta le radici nel linguaggio del genere, ma lo rimescola con audacia, spingendosi verso nuovi territori narrativi e visivi.

Ambientato in una metropoli distopica che richiama tanto le atmosfere cyberpunk quanto il noir orientale, il film è una favola nera sul potere, la memoria e l’identità. Come nei suoi lavori precedenti, anche qui Mainetti gioca con la commistione di generi: mescola azione, melodramma, arti marziali e richiami al cinema orientale anni ’90, omaggiando registi come Wong Kar-wai e Tsui Hark. Il film rappresenta quindi un passo avanti nella ricerca autoriale di Mainetti, più ambizioso sul piano tematico e più sperimentale sul piano formale.

I personaggi sono tratteggiati con maggiore ambiguità morale, e il cuore emotivo del racconto si costruisce gradualmente, fino a esplodere in un finale denso di simboli, colpi di scena e significati nascosti.  Proprio il finale – ricco di spunti interpretativi – sarà oggetto di questo approfondimento, in cui cercheremo di spiegarne il senso e i possibili livelli di lettura. Prima però, qualche dettaglio in più sulla trama e gli attori che compongono il cast del film.

Yaxi Liu ed Enrico Borriello in La città proibita
Yaxi Liu ed Enrico Borriello in La città proibita

La trama e il cast di La città proibita

Il film segue la storia di Marcello (Enrico Borriello), giovane cuoco romano che lotta per tenere in piedi il ristorante di famiglia, sommerso dai debiti dopo la misteriosa scomparsa del padre Alfredo (Luca Zingaretti). Accanto a lui ci sono sua madre Lorena (Sabrina Ferilli) e Annibale (Marco Giallini), un uomo dai metodi discutibili che non nasconde il suo disprezzo per la comunità cinese del quartiere romano dell’Esquilino. L’equilibrio precario della vita di Marcello viene sconvolto dall’arrivo di Mei (Yaxi Liu), una ragazza cinese esperta di arti marziali, giunta a Roma per cercare la sorella Yun, finita nel giro della prostituzione e scomparsa misteriosamente.

Determinata a scoprire la verità, Mei non si ferma davanti a nulla, mettendo sottosopra il ristorante La Città Proibita, gestito dall’enigmatico Wang, l’uomo che ha portato Yun in Italia. Il destino di Mei e Marcello si intreccia quando scoprono che Yun e Alfredo sono stati uccisi e sepolti nella periferia romana. Ma chi c’è dietro il delitto? La mafia cinese o qualcuno di ancora più vicino? Mentre affrontano insieme la pericolosa criminalità capitolina, tra loro cresce la tensione, alimentata dalle differenze culturali e dai pregiudizi. Ma in un mondo spietato, l’unico modo per sopravvivere è imparare a fidarsi l’uno dell’altra.

La spiegazione del finale

Nel corso della vicenda, Mei riesce a catturare uno degli uomini di fiducia del boss Wang e, attraverso di lui, viene dunque a sapere dell’assassinio di Alfredo e della propria sorella Yun. Sconvolta dalla notizia e determinata a vendicarsi, Mei si reca al locale di Wang con l’intento di affrontarlo direttamente. Tuttavia, sopraffatta dai suoi scagnozzi, è costretta alla fuga e trova riparo nella trattoria di Marcello. Dopo un iniziale muro di diffidenza, tra i due nasce una complicità: attraversano Roma in Vespa, si conoscono meglio e, infine, si scambiano un bacio.

Durante questo avvicinamento, Mei confida a Marcello la propria storia: essendo nata sotto la rigida politica del figlio unico in Cina, la sua esistenza era stata tenuta nascosta. Yun, sua sorella maggiore, era emigrata in Italia per raccogliere il denaro necessario a legalizzare l’identità di Mei e permetterle così di avere una vita pienamente riconosciuta. Ma ora tutto ciò è crollato. Mei ha un solo scopo: vendicare la morte di Yun. Questo la conduce a uno scontro diretto con Wang, in un combattimento visivamente intenso che si conclude con la vittoria della giovane donna sul boss della malavita.

Yaxi Liu in La città proibita
Yaxi Liu in La città proibita

Una volta sconfitto, Wang rivela a Mei l’intera verità: Yun avrebbe dovuto scappare con Alfredo, che era pronto a vendere la trattoria a Wang pur di liberarla dal suo dominio. Ma Annibale, il vecchio titolare del ristorante e figura paterna per Marcello, non poteva accettare che il locale passasse al nemico e, accecato dall’orgoglio, sparò ad Alfredo. Vedendo fallire il piano e considerando Yun compromessa, Wang la uccise senza esitazione. Questo porta al confronto finale tra Marcello e Annibale, in un momento carico di dolore e resa dei conti: sopraffatto dal rimorso, Annibale sceglie di togliersi la vita.

Nel commiato del film, uno sguardo al futuro ci mostra un’epilogo di pace: Marcello e Mei vivono ora in Cina, circondati dai loro figli, tra profumi di cucina e allenamenti di arti marziali. La violenza e il passato traumatico sono alle spalle, e ciò che resta è un equilibrio fatto di amore, identità ritrovata e fusione tra due culture un tempo lontanissime. Il finale de La città proibita assume così un significato simbolico e riconciliante: la fuga in Cina e la vita condivisa tra cucina e arti marziali rappresentano non solo un lieto fine sentimentale, ma soprattutto l’integrazione tra mondi opposti, tra Oriente e Occidente, tra tradizione e riscatto personale.

Marcello e Mei, reduci da un passato segnato da violenza e perdita, trovano nell’unione e nella quotidianità un nuovo equilibrio. La scelta di lasciare Roma non è fuga, ma rinascita: la loro famiglia mista incarna un futuro possibile, in cui identità, amore e memoria possono convivere senza più conflitto. Il gesto quotidiano della cucina e la disciplina delle arti marziali diventano allora pratiche di cura e resistenza. In questo nuovo orizzonte, il trauma si trasforma in radice per una vita condivisa e finalmente libera.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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