Bruce Dern, il burbero dal cuore d’oro

Oltre mezzo secolo di storia del cinema: la carriera di Bruce Dern è costellata da collaborazioni con registi del calibro di Kazan, Hitchcock, Tarantino e Payne. Ma la rinnovata stagione da protagonista giunge alla soglia degli ottant’anni con Nebraska, che gli è valso il premio come Miglior Attore a Cannes 2013.

 

Il mito di Bruce Dern è scolpito negli ultimi decenni di Hollywood e in un cinema più intimista che lo attrae ben più dei riflettori. Attore prolifico apparso in oltre cento film, grande amico di Jack Nicholson, ha spesso lavorato con la celebre figlia, Laura Dern. Popolare in ruoli di ribelli, sociopatici e killer, interprete inimitabile di cattivi e spietati del cinema, Bruce Dern ritrova nell’autunno della sua esistenza una rinnovata freschezza, vestendo i panni di un uomo ordinario in bilico tra speranza e disillusione.

Bruce MacLeish Dern nasce il 4 giugno 1936 a Chicago, in Illinois, in una famiglia ricco borghese. Nelle sue vene scorre sangue tedesco, inglese, scozzese e olandese, vantando inoltre una rara madrina di battesimo, l’ex First Lady Eleanor Roosevelt.

La famiglia intende avviarlo alla carriera di avvocato, ma il giovane insegue il mito di James Dean e preferisce dedicarsi alla recitazione. Si trasferisce quindi a New York e studia al prestigioso Actor’s Studio. Calca da subito il palcoscenico, recitando a teatro con Lyle Kessler in Aspettando Godot. Il passo a Broadway è breve ed è accompagnato dalla sua prima apparizione al cinema con un piccolo ruolo in Fango sulle Stelle (1960) di Eliah Kazan. “Proprio Kazan, all’inizio della mia carriera, mi diceva che bisogna rischiare. Il segreto è avere fiducia in se stessi e una buona guida”.

Così Bruce Dern lavora per un altro mito della settima arte, Alfred Hitchcock, che gli affida una parte in Marnie nel 1964, per poi dedicarsi anche alla televisione in ruoli da guest star di serie tv che consolidano la sua popolarità. Ha inoltre l’onore di interpretare l’amante della diva Bette Davis in Piano… Piano, Dolce Carlotta. L’attore diventa celebre per ruoli di supporto in cui eccelle come villain, come in Non si uccidono così anche i cavalli? (1969) di Sidney Pollack, Il dito più veloce del West (1969) e I cowboys (1972), dove spara a sangue freddo nientemeno che al leggendario John Wayne. A questo proposito, Wayne lo ammonì ironicamente per essere stato il primo a ucciderlo sul grande schermo, dicendogli: “L’America ti odierà per questo”.

Il 1972 è un anno importante. Dopo numerosi ruoli da comprimario in cui rivela un grande carisma, Bruce Dern ottiene il suo primo ruolo da protagonista come eroe dello spazio in 2002, la Seconda Odissea di Douglas Trumbull, film fantascientifico che cerca un’affinità con il capolavoro di Kubrick 2001: Odissea nello spazio. Lo stesso anno segna la sua quarta collaborazione con il grande amico Jack Nicholson in Il re dei giardini di Marvin, dove veste i panni di suo fratello, il truffatore Jason. Si tratta di una preziosa opportunità che lo inserisce tra i miti della New Hollywood, in una pellicola dove la spontaneità e l’improvvisazione consolidano la sua recitazione sopraffina.

Gli anni settanta rappresentano un decennio di successi per Bruce Dern, che ottiene una nomination al Golden Globe come Migliore Attore Non Protagonista per la celebre trasposizione cinematografica del capolavoro di F. Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby, del 1974. Dern è Tom Buchanan, il rivale del protagonista interpretato da Robert Redford e marito della Daisy che ha il volto di Mia Farrow.

Si concede nuovamente a uno dei generi che hanno fatto la sua fortuna, il western, recitando in I giustizieri del west di e con Kirk Douglas, per poi essere richiamato da Hitchcock per il suo ultimo film, Complotto di Famiglia.

Il ruolo memorabile è quello del 1978 in Tornando a casa di Hal Ashby. Bruce Dern è il Capitano Bob Hyde, tormentato reduce del Vietnam, marito di Jane Fonda e al centro di un triangolo sentimentale che vede coinvolto anche Jon Voight. Con questo intenso ruolo ottiene una nuova candidatura ai Golden Globe e la sua prima nomination all’Oscar come Migliore Attore Non Protagonista, ma la statuetta fu assegnata a Christopher Walken (per Il cacciatore).

Per qualche anno la stella di Dern rischia di eclissarsi, perché dopo la nomination all’Oscar riceve proposte di ruoli sempre identici, mentre l’attore ama la versatilità nella sua professione. Il periodo cupo della sua carriera ha fine nel 1983, quando Bruce Dern vince l’Orso d’argento come Miglior Attore al Festival di Berlino per la sua parte in Correre per vincere. Gli anni successivi vedono un’alternanza tra cinema d’autore e film più noti al grande pubblico, come le sue partecipazioni in Velluto Blu di David Lynch e Jurassic Park di Steven Spielberg, fino a condividere il set con Charlize Theron nel film che le ha regalato l’Oscar, Monster (2003).

Nel 2010 gli viene assegnata la sua personalissima stella sulla Hollywood Walk of Fame insieme alle altre due attrici della famiglia, la seconda moglie Diane Ladd e la figlia Laura Dern, con cui ha spesso lavorato. Tra le sue apparizioni più recenti, ricordiamo la parentesi tarantiniana come brutale proprietario di schiavi in Django Unchained. Ma l’anno della rinascita è il 2013 quando, ormai nella leggenda di Hollywood come burbero che nasconde in realtà un cuore d’oro, è grande protagonista per Alexander Payne in Nebraska.

Nella pellicola in bianco e nero, road movie generazionale, Bruce Dern è Woody Grant, anziano padre alcolista che, convinto di aver vinto un milione di dollari al gioco, intraprende un toccante viaggio con il figlio (Will Forte). Fragile, caparbio, tragicomico e meravigliosamente autentico, con Nebraska l’attore aggiunge una nuova voce alla sua versatile e lunga carriera, riuscendo a conquistare un inedito spazio nella dimensione della sua personale identità di attore.

Ma il binomio padre-figlio finisce per rovesciarsi nella realtà perché, come confessa Bruce Dern, “alla fine di questo film ho ritrovato mio padre”. E l’attore trova anche, con imperdonabile ritardo, una vera e propria consacrazione. Vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2013 come Migliore Attore, ottiene numerose candidature tra cui spiccano quelle al Golden Globe, ai SAG e al Bafta. E nel desiderio di riscatto del suo Woody, leggiamo la dignità di un attore che ottiene il giusto riconoscimento in un mondo cinematografico che difficilmente concede l’esplorazione di nuovi territori; ma l’esperienza di un grande attore come Bruce Dern, in grado di infrangere i canoni  dell’industria hollywoodiana, può sempre fare la differenza.

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