Cani sciolti (qui la recensione), diretto da Baltasar Kormákur, è un film d’azione che unisce elementi di buddy cop e commedia, tratto dall’omonimo fumetto scritto da Steven Grant e disegnato da Mateus Santolouco. Il fumetto originale, pubblicato da Boom! Studios, racconta la storia di due agenti sotto copertura che si trovano coinvolti in una rete di tradimenti e inganni, tema centrale anche nella trasposizione cinematografica. Il film mantiene il tono irriverente e dinamico della graphic novel, bilanciando scene d’azione adrenaliniche con momenti di umorismo brillante, tipico del genere buddy cop che vede protagonisti due personaggi con caratteri opposti costretti a collaborare.
Per Denzel Washington, Cani sciolti rappresenta un ruolo in cui si coniuga la sua consueta presenza carismatica e autoritaria con una vena più leggera e giocosa, rispetto ad altri suoi film più drammatici o intensi. Il suo personaggio si inserisce infatti nella sua filmografia come esempio di eroe cinico ma dotato di un codice morale personale. Mark Wahlberg, al contrario, con il suo stile diretto e spesso ironico, porta il suo tipico carisma da action star, confermando la sua abilità nel recitare ruoli che mixano azione e comicità. La coppia Washington-Wahlberg crea così un equilibrio efficace, facendo di questo un film che riesce a intrattenere senza prendersi troppo sul serio, pur affrontando temi complessi come il tradimento e la corruzione.
Nel corso dell’articolo, sarà dunque dedicato un approfondimento agli eventi finali di Cani sciolti, momenti cruciali per la risoluzione della trama e per il destino dei protagonisti. Verranno analizzati i colpi di scena, le alleanze che si rivelano e le motivazioni dietro le scelte dei Bobby e Stig, offrendo una chiave di lettura che aiuti a comprendere meglio le dinamiche di potere e fiducia nel film. Questa analisi sarà utile a valorizzare la complessità di un finale ricco di tensione e azione, ma anche di umanità.
La trama di Cani sciolti
Durante l’ultimo anno di servizio, l’agente della DEA Bobby Trench (Denzel Washington) e l’ufficiale della marina statunitense Marcus Stigman (Mark Wahlberg) hanno lavorato sotto copertura per infiltrarsi in un potente giro di narcotrafficanti. Nonostante abbiano scoperto di essere entrambi dalla parte della legge, i due continuano a guardarsi con sospetto e poca fiducia. Per loro sfortuna, l’unico modo per sopravvivere è fare squadra: dopo aver fallito una delicata missione che consisteva nell’infiltrarsi in un cartello di droga messicano, i due agenti vengono abbandonati dai loro capi, i quali negano persino la loro esistenza.
Trench e Stigman si trovano quindi inseguiti dalle autorità – per chiuderli in prigione – e dal boss Papi Greco (Edward James Olmos), che invece li vorrebbe sotto terra. Incastrati in una sanguinaria rete fatta di rivalità e corruzione, gli agenti sono inseguiti e minacciati da tutte le parti, ma le competenze criminali che hanno sviluppato durante il lavoro di copertura si riveleranno utili per cercare di salvarsi. Questa si rivelerà la sfida più pericolosa delle loro carriere ma insieme, e con la follia che li contraddistingue, cercheranno dunque di uscirne come solo loro potrebbero saper fare.
La spiegazione del finale del film
Nel finale di Cani sciolti, Bobby e Stig rapiscono Papi e riescono a chiarire i loro dissapori prima di interrogarlo nel garage di Rees. Papi rivela che Earl è un agente CIA e che i 43 milioni di dollari rubati rappresentano la quota della CIA sui profitti del narcotraffico, pagata da Papi e altri cartelli in cambio dell’uso di aerei militari per contrabbandare droga oltre il confine. Quando la casa viene attaccata dalla squadra di Quince, Bobby, Stig e Rees riescono a fuggire, mentre Papi si dilegua. I tre vengono poi catturati dagli uomini di Papi e portati alla sua fattoria, dove, dopo una violenta percosse, ricevono 24 ore di tempo per restituire il denaro o Rees sarà ucciso.
Bobby riesce a infiltrarsi nell’ufficio di Quince alla Naval Air Station di Corpus Christi, scoprendo che Quince è il fidanzato di Rees e che entrambi avevano pianificato di rubare il denaro per sé. Nel frattempo, Stig chiede aiuto all’ammiraglio Tuwey, superiore di Quince, che ordina l’arresto di quest’ultimo ma disconosce Stig per tutelare la reputazione della Marina. Entrambi riescono a fuggire dagli agenti militari, ma Papi uccide Rees per la mancata restituzione del denaro. Bobby poi si rende conto che i soldi sono nascosti in una stanza di motel frequentata da lui e Rees. Stig torna alla fattoria di Papi per vendicarsi, ma viene circondato dai suoi uomini. Quince ed Earl intervengono, mentre Bobby arriva in auto con i soldi e fa esplodere il veicolo, scatenando una sparatoria.
La spiegazione del finale di Cani sciolti evidenzia dunque la complessità morale dei protagonisti e il tema della corruzione istituzionale. La scoperta che la CIA gestisce segretamente fondi derivati dal narcotraffico sottolinea una rete di inganni e collusioni che vanno oltre il semplice conflitto tra criminali e giustizieri. Bobby e Stig non sono solo vendicatori, ma agiscono in un contesto dove le regole sono piegate da interessi nascosti e potere occulto. La morte di Rees e il tradimento di Quince confermano la natura spietata del gioco in cui si sono immersi, ma anche la necessità di fare giustizia a modo loro.
Il gesto finale di Bobby, che spara a Stig come “pagamento” per una ferita subita, rappresenta la complessità della loro relazione: tra lealtà e rivalità, fiducia e diffidenza. La decisione finale di continuare a smantellare le “banche segrete” della CIA indica che la loro battaglia è solo all’inizio, aprendo uno scenario di lotta contro un sistema corrotto e invisibile. In questo senso, il film lascia quindi aperta la possibilità di un proseguimento (che ad oggi non c’è stato), ma soprattutto sottolinea come, in un mondo dominato da compromessi morali, l’eroismo si manifesti in scelte difficili e ambigue.