Cenerentola, perché è la storia più adattata di tutti i tempi?

Cenerentola è la storia più classica della Casa di Topolino, e anche quella più rifatta. Capiamo perché

Cenerentola approfondimento

Una zucca che si trasforma in una sfavillante carrozza; una fata madrina pronta a far diventare i sogni, i desideri… realtà; una scarpetta in grado di ricongiungere la misteriosa fanciulla con il principe azzurro. La storia di Cenerentola è la fiaba che più di tutte ha trovato spazio su piccolo e grande schermo. Nel corso del tempo, questa incredibile storia è stata riadattata e declinata in diverse forme e medium: dal classico Disney del 1950, all’‘omonimo remake del 2015 di Kenneth Branagh a quello del 2021 con Camila Cabello, passando per A Cinderella Story e Another Cinderella Story, arrivando persino al musical Cinderella di Rodgers e Hammerstein.

Ma perché Cenerentola è la storia più rivisitata e apprezzata? Il motivo è molto semplice: possiede una narrazione capace di modellarsi con facilità e adattarsi ai tempi che corrono con naturalezza, poiché sempre in grado di mostrarsi sotto una luce inedita senza mai perderne il fascino. Ma ancor di più per la sua eroina, simpatica e amorevole, il cui messaggio di speranza trasmesso ne rende il racconto molto comprensibile. Arrivati a questo punto, cerchiamo di capire meglio cosa rende Cenerentola un classico immortale e degno d’essere continuamente adattato.

3Cenerentola ha una trama che si adatta facilmente

 

Alla base di Cenerentola vi è la trasformazione lampante di una ragazza che da povera diventa principessa. Il salto di status sociale fatto dalla protagonista è semplice da rimodellare, poiché è una condizione adattabile anche alla contemporaneità. Basta semplicemente cambiare le motivazioni e gli elementi che sospingono tale cambiamento. Non conta dunque il finale, conta il passaggio emblematico: se prendiamo come esempio Another Cinderella Story, qui l’eroina riesce a raggiungere la fama, partendo da una posizione svantaggiata e di margine.

Quello che conta in Cenerentola, e che quindi può essere rappresentato in diversi modi, è la sua metamorfosi e come questa viene recepita. Mantenendo intatta, in tal modo, l’integrità della storia. Essendo questa l’ossatura del racconto, privarlo della sua magia diventa semplice, perché non va a snaturarlo. Eliminare la fata madrina non è un problema, nella controparte “reale” ci sono soluzioni che colmano tale assenza risultando ugualmente credibili. E questo non è un lusso che hanno tutte le fiabe. Basti pensare a tutte quelle fiabe che hanno a che fare con maledizioni e incantesimi!

Indietro
Articolo precedenteGuardiani della Galassia Vol 3, la spiegazione del finale
Articolo successivoGuardiani della Galassia Vol. 3: recensione del film di James Gunn
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.