Gold Run – L’oro di Hitler, diretto da Hallvard Bræin e distribuito nel 2022, è un film norvegese che mescola con efficacia elementi del thriller bellico e del film storico, rievocando un evento realmente accaduto durante la Seconda guerra mondiale. Ambientato nei primi mesi del 1940, il film racconta con ritmo serrato l’audace tentativo di mettere in salvo l’intero tesoro aureo della Norvegia prima che le truppe naziste riuscissero a impadronirsene. Il risultato è un’opera dal respiro epico, tesa e coinvolgente, che alterna sequenze d’azione ben orchestrate a momenti più intimi e riflessivi, rivelando una sorprendente attenzione per i dettagli storici.
Nella cinematografia norvegese contemporanea, Gold Run – L’oro di Hitler rappresenta un notevole esempio di film storico ad alto budget, capace di competere con le produzioni internazionali per ambizione e qualità visiva. A differenza di molti altri war movie scandinavi più intimisti o legati alla resistenza clandestina, come Max Manus o The 12th Man, il film di Bræin si concentra su un’impresa logistica straordinaria, un’avventura collettiva che coinvolge civili, ufficiali e operatori ferroviari. L’elemento distintivo è proprio il tono avventuroso, a tratti perfino ironico, che rende la visione più accessibile anche a un pubblico non specialista, pur senza rinunciare alla drammaticità del contesto storico.
Nel corso dell’articolo analizzeremo nel dettaglio la storia vera che ha ispirato il film, evidenziando i punti in cui realtà e finzione cinematografica si incontrano o si distanziano. La vicenda dell’oro norvegese trafugato sotto gli occhi dell’invasore tedesco è uno degli episodi meno noti ma più incredibili della Seconda guerra mondiale. Gold Run – L’oro di Hitler lo porta finalmente alla ribalta con uno stile spettacolare e appassionante, offrendo anche un’occasione per riflettere sul valore della libertà, del coraggio e della cooperazione in tempi di crisi.
La trama e il cast di Gold Run – L’oro di Hitler
Il film si svolge in Norvegia, il 9 aprile 1940. Le truppe della Germania nazista invadono il Paese con un duplice obiettivo: prenderne il controllo politico e impossessarsi del suo tesoro più prezioso, 50 tonnellate d’oro custodite nella Banca Centrale. Oslo è sotto attacco, le bombe piovono dal cielo e la priorità del governo norvegese è una sola, quella di impedire che quell’oro finisca nelle mani del nemico. Senza un piano e con pochissimo tempo, il direttore della banca centrale, Nicolai Rygg (Terje Strømdahl), dà ordine di evacuare i caveau.
A capo dell’operazione viene posto Fredrik Haslund (Jon Øigarden), funzionario del Parlamento e membro del Partito Laburista, un uomo senza esperienza militare ma con un’inflessibile determinazione. Inizia così una corsa disperata contro l’avanzata tedesca. Haslund mette insieme un gruppo eterogeneo e improvvisato: la sorella Nini (Ida Elise Broch), ex volontaria della guerra civile spagnola, Nordahl Grieg (Morten Svartveit), poeta e patriota, alcuni impiegati di banca, operai, autisti come il riluttante Odd Henry (Sven Nordin) e il giovane impiegato Ingvar Berge (Axel Bøyum).
Tra strade innevate, ferrovie interrotte e traghetti assediati, il convoglio si muove verso nord, cercando di raggiungere le navi alleate ad Åndalsnes. Ma il tempo stringe. I nazisti, guidati dallo spietato ufficiale Otto Stoltmann (Anatole Taubman), mettono in campo ogni mezzo: paracadutisti, bombardamenti aerei e veicoli corazzati. E mentre la Norvegia crolla sotto l’occupazione, questa improbabile squadra di civili si fa carico non solo di un tesoro nazionale, ma anche della speranza di un intero popolo.
La storia vera dietro il film
Come anticipato, durante l’invasione tedesca della Norvegia, iniziata il 9 aprile 1940, le autorità norvegesi decisero di mettere in salvo le riserve auree della Banca di Norvegia per impedirne la cattura da parte nazista. In gran parte custodite nella sede centrale ad Oslo, tenevano circa 48,8 tonnellate di lingotti distribuiti in 818 casse da 40 kg, 685 da 25 kg e 39 barili da 80 kg ciascuno. Per guadagnare tempo prezioso, l’affondamento della nave tedesca Blücher da parte della fortezza di Oscarsborg rallentò l’avanzata sul fiordo di Oslo, consentendo l’evacuazione del governo, del re Haakon VII e delle riserve auree verso nord.
Il percorso verso la salvezza fu un’odissea logistica: il tesoro venne trasferito su camion civili da Oslo a Lillehammer, poi su treno fino ad Åndalsnes, sfidando bombardamenti e tentativi di blocco da parte dei paracadutisti tedeschi. A Åndalsnes le truppe britanniche erano già sbarcate e, sotto continue incursioni aeree, circa un terzo dell’oro fu imbarcato sulla HMS Galatea il 25 aprile; parte fu trasferita sulla HMS Glasgow, che prese a bordo anche il re, il governo e 18 tonnellate d’oro, dirigendosi verso Tromsø dove il resto del carico venne imbarcato su piccole imbarcazioni da pesca per eludere l’attenzione tedesca.
Giunto a Tromsø all’inizio di maggio, l’oro fu caricato sulla croiser HMS Enterprise, che sfidò due attacchi aerei e raggiunse la Scozia, per poi sbarcare il carico a Greenock. Da lì fu trasportato in treno alla Bank of England di Londra. Nei mesi successivi, la maggior parte del tesoro fu trasferita in più tappe verso Canada e Stati Uniti, depositato nelle sedi della Bank of Canada a Ottawa e della Federal Reserve di New York; solo una piccola porzione restò in Gran Bretagna. Le riserve servirono a finanziare il governo norvegese in esilio e sostenere la resistenza interna per tutta la guerra; decine di migliaia di monete furono restituite nel 1987, mentre i lingotti rimasero all’estero per garantirne protezione e liquidità finanziaria postbellica.
Gold Run – L’oro di Hitler trae dunque esplicitamente spunto da questa straordinaria operazione storica, ma introduce ovviamente licenze narrative per aumentare la suspense e il coinvolgimento emotivo. Pur rispettando il contesto reale – l’evacuazione dell’oro via terra, ferrovia e mare – il film presenta anche personaggi inventati, intrecci drammatici e sequenze d’azione più movimentate rispetto alla cronologia documentata. Sebbene il salvataggio dell’oro sia ampiamente documentato, il racconto viene qui restituito come un war movie ad alto impatto narrativo, bilanciando una volontà di verosimiglianza storica con un tono più avventuroso e cinematografico.
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