Il colore dei soldi: la spiegazione del finale del film

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Il colore dei soldi, diretto da Martin Scorsese nel 1986, è tratto dal romanzo omonimo di Walter Tevis, pubblicato nel 1984 come sequel del celebre La stangata (1961). Il film riprende il mondo del biliardo professionistico, focalizzandosi sugli anni successivi alla carriera di “Fast” Eddie Felson, interpretato da Paul Newman, che riprende il ruolo che gli era valso l’Oscar nel primo film. A fargli da contraltare troviamo Tom Cruise nei panni di Vincent Lauria, giovane talento promettente e arrogante, e Mary Elizabeth Mastrantonio come Carmen, figura chiave nelle dinamiche di ambizione e seduzione.

Il film appartiene al genere drammatico-sportivo, con un forte accento sullo studio dei rapporti umani e delle dinamiche di potere. Scorsese utilizza il mondo del biliardo come metafora della vita e del rischio, tra inganni, scommesse e rivalità. Il racconto esplora temi come l’avidità, il desiderio di riscatto, la passione per il gioco e il rapporto maestro-allievo, evidenziando le tensioni tra esperienza e gioventù, abilità e arroganza, integrità e corruzione.

Rispetto ad altri film sul mondo del gioco e delle scommesse, Il colore dei soldi si distingue per l’intenso lavoro sui personaggi e per la regia che mescola tensione narrativa e virtuosismo visivo. Il confronto con La stangata o con altri titoli sul biliardo evidenzia l’attenzione di Scorsese non tanto al gioco in sé, quanto alle relazioni, alla morale e al prezzo della fama e del successo. Nel resto dell’articolo, verrà proposta un’analisi approfondita del finale del film e del suo significato rispetto alla vicenda di Eddie e Vincent.

Paul Newman e Tom Cruise in Il colore dei soldi
Paul Newman e Tom Cruise in Il colore dei soldi

La trama di Il colore dei soldi

Eddie Felson commercia in liquori, ma fino a venti anni prima al biliardo come lui ce n’erano pochi. Da allora non ha più impugnato la sua amatissima stecca. Una sera, in una fumosa sala da gioco, individua in Vincent Lauria un giovane un pò spaccone dalle qualità eccezionali. Vincent gira gli States con Carmen, la sua ragazza, vince con allegria, ma è troppo impetuoso e gli mancano riflessività e certe malizie. I due fanno un accordo: gireranno da quel momento insieme da una località all’altra ed Eddie provvederà a tutta l’organizzazione, riservandosi il 60% delle vincite del ragazzo. Questi dovrà però apprendere molto, soprattutto imparando anche a saper perdere al momento giusto, per attirare al suo biliardo competitori ben forniti di quattrini.

Tra fortune opportunamente cercate ed alternate, il trio viaggia e Eddie incassa: l’esperienza dell’uno equilibra il candore e l’impeto dell’altro. In un grande torneo tra campioni, Vincent mette in pratica gli insegnamenti del maestro e ormai inseguirà da solo mete ambiziose, stimolato da Carmen, per la quale ormai sono la fama e i dollari che contano, mentre Eddie rappresenta un momento superato. Eddie però ha ritrovato la fiducia in se stesso e, inforcando un paio di occhiali da presbite, ricomincia con pazienza quasi da zero, allenandosi come un novizio con rinnovato entusiasmo.

La spiegazione del finale del film

Nel finale, Eddie decide di tornare quindi a giocare seriamente dopo aver osservato Vincent alle prese con la sua arroganza e la difficoltà a seguire i consigli sul gioco sottotono. Nel terzo atto, Eddie partecipa al torneo di Atlantic City, affrontando una serie di avversari esperti. Dopo aver vinto alcune partite, si trova in semifinale contro Vincent, il giovane talento che ha seguito e formato. Prima dell’incontro, Vincent gli rivela di aver truccato la loro partita precedente per garantirgli una vincita. Questo gesto sancisce la fiducia tra i due e prepara il terreno per il confronto finale, all’insegna della competitività e del rispetto reciproco.

Nel torneo, Eddie affronta Vincent in un match privato decisivo, dopo aver deciso di giocare esclusivamente secondo le proprie abilità. La tensione cresce mentre entrambi i giocatori mostrano le loro capacità migliori, alternando colpi di grande tecnica e intuizione strategica. Il gioco è serrato e l’abilità di Eddie emerge pienamente, rivelando la sua esperienza e la sua comprensione profonda del biliardo. Il confronto non riguarda solo la vittoria economica, ma la rivincita personale di Eddie, che dimostra di essere tornato ai massimi livelli, sia come giocatore sia come uomo.

Paul Newman in Il colore dei soldi
Paul Newman in Il colore dei soldi

Il finale mostra come Eddie recuperi la propria identità di campione senza ricorrere a inganni o manipolazioni. La scena del match privato con Vincent evidenzia la maturità acquisita da entrambi: Eddie guida il giovane talentuoso, ma rispetta le sue capacità, mentre Vincent impara a temperare il suo ego. Questo momento sottolinea la crescita dei personaggi e il superamento del bisogno di truccare le partite per vincere. Il confronto finale rappresenta la consacrazione della lezione di vita impartita da Eddie e del suo ritorno a un gioco onesto, basato su abilità e strategia.

Il finale serve anche a completare i temi principali del film, come l’equilibrio tra esperienza e giovinezza, il valore della fiducia e dell’integrità nel mondo del gioco d’azzardo. La scelta di Eddie di giocare seriamente simboleggia il superamento della paura del fallimento e del desiderio di facili guadagni. Il film chiude il ciclo narrativo iniziato con La stangata, mostrando come Eddie abbia trovato un equilibrio tra competizione e morale, insegnando al contempo a Vincent a diventare un giocatore consapevole e rispettoso, capace di gestire il talento senza ego smisurato.

Il messaggio che il film lascia allo spettatore riguarda la perseveranza, la crescita personale e l’integrità. La vittoria finale di Eddie non è solo economica, ma simbolica: egli riconquista il rispetto di sé e degli altri, trovando un equilibrio tra ambizione e onestà. Il rapporto con Vincent e Carmen evidenzia come mentorship, fiducia e collaborazione possano portare a risultati duraturi. Il colore dei soldi mostra che il successo autentico nasce dalla combinazione di abilità, esperienza e saggezza, dimostrando che il vero trionfo è quello morale, oltre che sportivo.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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