Il padrino: la spiegazione del finale del film di Francis Ford Coppola

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Il finale de Il Padrino è uno dei più iconici della storia del cinema e ha cementato la reputazione di Francis Ford Coppola come regista, oltre a preparare gli eventi de Il Padrino – Parte II. Basato sul romanzo originale del 1969 di Mario Puzo, Il Padrino è incentrato sulla famigerata famiglia criminale newyorkese dei Corleone ed inizia con il Don Vito Carleone di Marlon Brando e il Michael Corleone di Al Pacino come figlio integerrimo e disinteressato agli affari del padre. Tuttavia, nel finale, Michael è profondamente cambiato, diventando – volente o nolente – il capo dell’impero Corleone e dimostrandosi altrettanto spietato del padre.

La trasformazione di Michael si completa nell’atto finale, con un’esplosione di sangue, fotografia mozzafiato, violenza e dialoghi iconici. Un finale dunque in grado di soddisfare ogni esigenza e, a distanza di quasi 50 anni dal suo debutto nelle sale, è ancora un punto di riferimento intramontabile. A testimonianza della sottigliezza della regia di Coppola e della profondità della sceneggiatura di Puzo, il finale de Il Padrino viene infatti ancora oggi studiato e analizzato a distanza di decenni dalla sua uscita nelle sale. Soprattutto i suoi istanti finali dove, come anticipato, si afferma pienamente Michael come il nuovo Padrino. In questo articolo, andiamo dunque ad esplorare questa drammatica conclusione.

Cosa succede alla fine de Il Padrino

Il finale de Il Padrino inizia dopo che Vito Corleone si è spento nel comfort del suo giardino. Prima della sua morte, tuttavia, Vito e Michael – ora Don indiscusso della famiglia – avevano architettato un grande piano per eliminare tutti i loro nemici e consolidare l’eredità dei Corleone per gli anni a venire. Il piano inizia proprio il giorno del battesimo del nipote e figlioccio di Michael. Michael Corleone fa in modo che diversi rivali della famiglia vengano eliminati in quel momento, assicurando le prospettive future dell’impero dei Corleone e inviando un chiaro messaggio ai loro rivali.

Il padrino cast
Al Pacino e Marlon Brando in Il padrino. © 1972 Paramount Pictures

Il primo a morire è Victor Stracci, capo della famiglia Stracci, a cui Clemenza spara in un ascensore. Sebbene non sia la principale minaccia per la famiglia Corleone, Stracci è in combutta con Barzini, il principale rivale di Vito. La figura intrappolata e uccisa nella porta girevole è un altro capo meno importante delle Cinque Famiglie, Carmine Cueno. Tuttavia, non sono solo i gangster rivali che Michael elimina alla fine de Il Padrino. Si assicura anche che chiunque abbia fatto un torto alla famiglia Corleone venga rapidamente eliminato. Oltre a Victor Stracci, Moe Greene viene ucciso con un colpo di pistola in un salone di massaggi.

 

Greene era un ostacolo agli interessi dei Corleone a Las Vegas e, soprattutto, si era macchiato di aver aggredito fisicamente il fratello di Michael, Fredo Corleone, in pubblico. Un membro della cerchia ristretta di Michael, Rocco Lampone, spara poi a Philip Tattaglia, la cui famiglia era responsabile dell’attentato alla vita di Vito all’inizio del film e Michael si assicura che la vendetta sia così servita. Il futuro braccio destro di Michael, Al Neri, indossa la sua vecchia uniforme da poliziotto e fa fuori Emilio Barzini, l’arcinemico della famiglia Corleone e la forza trainante della morte di Sonny. Al termine dei festeggiamenti, Michael fa uccidere anche Tessio e Carlo, suo cognato, per i rispettivi tradimenti.

Il finale mostra le differenze tra don Vito e Michael

Il finale de Il Padrino è dunque indiscutibilmente iconico. Tuttavia, il motivo per cui è così apprezzato non è la violenza delle bande o l’intricato schema machiavellico di Michael Corleone, ma il pesante immaginario e simbolismo che lo caratterizza. I frequenti tagli tra scene che presentano immagini religiose e passi biblici e atti di violenza brutale e mortale fanno sì che il famigerato montaggio del “Battesimo di sangue” sia volutamente stridente, e cementa il tipo di capo che Michael sarà, senza lasciare spazio a dubbi. Ad esempio, il figlio minore di Vito rinuncia al diavolo sull’altare e promette di proteggere il nipote in nome di Cristo.

Al Pacino e Diane Keaton in Il padrino
Al Pacino e Diane Keaton in Il padrino © 1972 Paramount Pictures

Contemporaneamente, però, una serie di omicidi viene compiuta in suo nome. Questa giustapposizione crea uno sfondo di ipocrisia che si chiuderà nell’ultima inquadratura de Il Padrino. Mentre Vito e Michael assumono esattamente lo stesso ruolo di capo dell’organizzazione criminale dei Corleone, la sequenza del battesimo getta il personaggio di Pacino in una luce molto diversa da quella del padre. Nel suo atto iniziale, il film ritrae Don Vito come un uomo di famiglia dedito al lavoro. Balla al matrimonio della figlia, vuole che la fotografia di famiglia sia perfetta e si prende cura di coloro che gli chiedono aiuto e lo chiamano padrino.

Il pubblico conosce le attività criminali di Vito e il suo uso di violenza letale, ma la sua presentazione iniziale come padre di famiglia attenua la sua reale natura. Quando Michael mette in atto il suo grande disegno il giorno del battesimo del figlio di Connie e completa la sua trasformazione nel nuovo Padrino, viene invece presentato sotto una luce molto più cupa. Michael viene messo a nudo come un uomo che mente di fronte al suo Dio, un uomo che non si fa scrupoli a presenziare a un evento familiare mentre i suoi uomini commettono omicidi per suo volere. Anche Vito era tutte queste cose, ma l’oscurità intrinseca che avvolge la posizione di don diventa pienamente chiara solo quando Michael assume il ruolo.

In tutto Il Padrino, il sound design viene poi utilizzato per rappresentare lo stato d’animo di Michael. Ad esempio, i rumori sempre più forti del treno che precedono la prima uccisione di Michael. Mentre i corpi si accumulano e Michael continua a guardare sempre più lontano, la musica dell’organo e i pianti dei bambini raggiungono un crescendo, stabilendo che questo momento è in realtà il suo di battesimo, come nuovo don Corleone. Questo uso del suono durante il finale mostra il conflitto al centro del personaggio: la guerra tra la persona che era e il don che deve diventare, ed è chiaro quale parte vince sull’altra.

Diane Keaton e Al Pacino in Il padrino
Diane Keaton e Al Pacino in Il padrino © 1972 Paramount Pictures

La spiegazione dell’inquadratura della porta che si chiude nel finale di Il Padrino

Nella scena finale de Il Padrino, Connie affronta istericamente Michael sulla morte di Carlo, supponendo correttamente che suo marito sia stato ucciso per ordine del fratello. Michael non conferma né nega le accuse di Connie e si limita a trattenerla, prima di mandare la sorella al piano di sotto a farsi visitare da un medico. Il confronto avviene sotto gli occhi della moglie di Michael, Kay (Diane Keaton), che da quando il marito ha assunto il controllo ha ricevuto precise istruzioni di non fare mai domande sugli affari di famiglia. Incapace di trattenersi, Kay chiede se Michael sia davvero coinvolto nella morte di Carlo. Questa scena rappresenta la vera fase finale dell’evoluzione di Michael in boss mafioso.

La bugia a volto scoperto alla moglie è il segno che il loro rapporto è diventato molto più distante da quelle prime scene di shopping natalizio ed è un segno premonitore delle cose che verranno, dato che Michael continua ad adottare una doppia vita, di boss criminale e di onesto padre di famiglia. Chiudendo la porta a Kay, il finale de Il Padrino evidenzia sia la decisione di Michael di escludere la moglie dai suoi affari, sia l’atteggiamento generale della mafia nei confronti del ruolo della donna. Mentre all’inizio del film Michael trattava Kay con dignità e rispetto, ora Michael è l’archetipo del don, che gestisce gli affari di famiglia con i suoi capi in un ufficio chiuso, mentre le donne di casa si occupano dei loro doveri materni e domestici, due mondi che non possono mai collidere.

Kay, naturalmente, è una donna colta e professionale e non è disposta a chiudere gli occhi sulle attività di Michael come potrebbero fare altre mogli di mafiosi. L’espressione sul volto di Diane Keaton che funge da vera inquadratura finale de Il Padrino indica che, nonostante sia inizialmente sollevata da quanto Michael le ha detto, la sua fiducia nei suoi confronti è stata irrimediabilmente danneggiata. Kay sente di non sapere più veramente che tipo di uomo sia suo marito, né di cosa sia capace, e vede il mondo tra le mura di quell’ufficio come la divisione tra lei e l’uomo di cui si è innamorata. Una chiusura dunque quantomai cupa, per un film dai sottotesti agghiaccianti.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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