Mark Wahlberg: The “Acting” Job

Mark Wahlberg – Non tutti gli attori nascono sui banchi di scuola o nei laboratori teatrali, alcuni arrivano al cinema per caso, mossi un po’ dal talento e un po’ dalla voglia di riscatto. Ne sa qualcosa Mark Wahlberg che le lezioni più importanti le ha prese per le strade di Boston, spinto dal solo desiderio di cambiare un po’ per farsi perdonare, un po’ per testardaggine, e da qui che comincia la sua formazione d’attore che non ha nulla a che vedere con i testi di Strasberg, ma molto con nuovi obiettivi da raggiungere. Quindi ha fatto il modello, il rapper e infine è approdato alla recitazione e per chi sostiene che sia un duro risponde “Ho due Mark dentro di me, sempre in conflitto. Un giorno mi sveglio senza speranze, un altro felice da star male. E così la recitazione diventa equilibrio per me, fonte di sanità mentale. Nei primi casi sembro un duro, nei secondi un tenerone”.

 

Nato il 5 Giugno del 1971 a Boston, Mark Robert Michael Wahlberg (Mark Wahlberg) è il più piccolo di nove figli, il padre Donald Wahlberg era un tassista, mentre la madre, Alma Donnelly era un infermiera. La prima cosa che emerge dalla sua vita non sono le origini, sparse tra il Canada, l’America e l’Europa, ma la sua adolescenza, segnata da momenti drammatici. Lascia la scuola all’età di 14 anni e a causa della povertà in cui la sua famiglia ha vissuto predilige lo svago facile, passerà la maggior parte della tempo per le strade di quartiere, ed entrerà a fare parte di una gang. In quegli anni si spingerà sempre più al limite compiendo atti vandalici che lo vedevano coinvolto nella distruzione di oggetti pubblici a slogan razzisti, il momento più basso lo tocca quando a sedici anni picchia due ragazzi vietnamiti per derubarli, inseguito al pestaggio uno rimarrà incosciente e l’altro senz’occhio, verrà accusato e condannato passando circa due mesi in prigione. “Io sono cresciuto a Dorchester, una zona difficile dalle parti di Boston, e ho sempre voluto essere il tipo di ragazzo che prima picchia e poi parla. Alla fine, però, non ti liberi più di quel modo d’essere, e vai a finire in galera, ti droghi. Molti miei amici di allora adesso sono morti o in prigione.

Questo periodo così buio gli farà venire voglia di fare altro nella vita, cercare la svolta, di fatti contatta suo fratello Donnie che fa parte del mondo musicale e con il gruppo New Kids On The Beach tenta un’altra strada lontana dalla violenza. Ma è costretto ad abbandonare la band perché la sua immagine non si sposa a quella “dei ragazzi per bene” che il gruppo assume; quindi, nel 1991 il debutto da rapper con lo pseudonimo di Marky Mark e con il brano “Good Vibrations” nato dalla collaborazione con Loletta Holloway, in poco tempo il singolo arriverà ai vertici delle classifiche aggiudicandosi anche il disco di platino. Il successo gli da alla testa poiché ormai è diventato un personaggio e tutte le sue feste fanno molto rumore, come le sue dichiarazioni, quindi ricomincia la vita sregolata che molto spesso lo porterà fuori strada. Alla Clavin Klein viene notato per il fisico scultoreo che l’attore del Massachussetts ha sempre sfoderato senza troppo timore, e viene così ingaggiato insieme a Kate Moss per una campagna pubblicitaria di intimo. Gli scatti di Herb Ritts lo immortalano nelle gigantografie delle principali città americane, nel giro di pochi mesi diventa il nuovo sex simbol d’America. Nel 2009, MTV lancia la classifica delle 50 persone più sexy degli anni ’90 e lui arriverà primo. “In quel periodo, mi esibivo con i Marky Mark and the Funky Bunch ed ero spesso in mutande! Avevo un fisico molto allenato, dato che avevo deciso di scaricare tutta la mia aggressività in sala pesi, e così sono stato notato”.

L’approdo alla recitazione arriverà in un altro momento cupo, il suo successo come cantante sta naufragando, facendo riemergere il carattere del ragazzo di strada, la voce che fosse violento omofobo e razzista girava ormai da tempo e durante un’intervista per un talk show arriva la conferma, quindi lascia la musica ma non il microfono, pensando a una carriera d’attore. Passano un paio di anni in cui studia e prende lezioni fino ad arrivare all’esordio con piccoli parti come The Substitute e Mezzo professore tra i Marines. Il primo vero ruolo arriverà nel 1995 con Ritorno dal Nulla nel film di Scott Kalver biografia del poeta-musicista Jim Carroll, film che ha segnato la carriera del giovanissimo Leonardo di Caprio, suo grande amico anche fuori dal set, ma il ruolo che interpreterà Mark Wahlberg, quello del fratello tossico dipendente del poeta, rappresenterà una vera prova d’attore per la quale Mark attinge anche un po’ dalla sua personale biografia. “L’esperienza di vita non mi manca ed è da lì che attingo quando si tratta di trovare il mio lato dark. Ho vissuto momenti molto duri, soprattutto nella mia infanzia e ho molto di cui pentirmi. Anche per questo, non c’è una domenica in cui non vada in chiesa.” A seguire ci saranno sempre ruoli da co-protagonista, la vera svolta arriverà nel 1997 con il film di Paul Thomas Anderson, Boogie Nights – L’altra Hollywood. Altra biografia dell’attore porno John Holmes per indagare gli anni ’70 quelli di Gola Profonda tra sesso, droga, musica e party esclusivi dell’altra Hollywood, lo sguardo sul film risulta essere forte ma mai volgare. Con lo pseudonimo di Dirk Diggler, Mark Wahlberg fa emergere il personaggio con il suo sguardo un po’ perverso ma anche di uomo solo alla continua ricerca di qualcosa che lo faccia sentire completo.

Mark WahlbergInseguito ad altre pellicole più commerciali come Il grande colpo e Indagine a Chinatown, nel 1999 cominciano le pellicole recitate insieme a George Clooney, a partire da Three Kings diretto da David O.Russel incentrato su un gruppo di marines che vanno alla ricerca del tesoro di Suddam dopo la fine della Guerra del Golfo. Per poi passare nel 2000 con la Tempesta perfetta diretto da Wolfangen Petersen in cui Mark Wahlberg riesce a tenere il passo con i grandi effetti speciali impiegati per quella pellicola. Grazie a questi film e all’amicizia maturata con “l’ultimo divo di Hollywood” George Clooney, Mark entrerà nel mondo dello star system e delle “persone che contano”. L’anno seguente arriva Tim Burton e Il pianeta delle scimmie, un altro bel ruolo interpretato dopo quello memorabile di Dirk Diggler. Con The Italian Job e Four Brothers, Wahlberg ha di nuovo a che fare con ruoli che lo legano alla sua adolescenza, con location da strada, l’uso della violenza sempre in agguato e questioni da risolvere alle “vecchie maniere”. Ma non c’è solo il cinema, nel 2004 decide di sbarcare sul piccolo schermo con il ruolo di produttore esecutivo per il telefilm Entourage, ispirato ai suoi esordi cinematografici: “Ho cominciato a fare anche il produttore perché, può sembrare assurdo dirlo, mi permette di rallentare con i tempi. Posso portare i miei figli a scuola, passare con la mia famiglia più tempo, non scappare da un set all’altro come facevo prima. Di base sto a Los Angeles, sto costruendo una nuova casa dove vivremo più comodi. Insomma, è il momento di rilassarsi e fare il cinema che più mi piace senza più la frenesia di quando sono arrivato in questa città anni fa”.

Mark WahlbergNel 2007 arriva un altro maestro del cinema americano, Martin Scorsese, che lo vuole nel suo film The Departed, l’interpretazione del sergente Dignam di Mark Wahlberg lascia il segno sia per l’arguzia delle battute che gli sono affidate da sceneggiatura, sia per le capacità di gestire i personaggi del “corrotto” Matt Damon e dell’ “integro” Leonardo di Caprio. L’Interpretazione è così convincente e reale da meritarsi doppia nomination come attore non protagonista sia per gli Oscar che per i Golden Globe.

Ci saranno altri progetti commerciali come Shooter, I padroni della notte e Max Payne ma anche altri film di importanti registi come E venne il giorno di M. Night Shyamalan, Amabili resti di Peter Jackson e The fighter con David O.Russel. Questa mescolanza di titoli fa ben capire che il lavoro d’attore per Mark Wahlberg è un gioco di equilibrio, in cui riesce a scendere nella profondità dei personaggi più complessi, esplorando altre sfere dell’emotività umana, e allo stesso tempo si muove sui terreni conosciuti della strada , prendendo una pistola e cimentandosi nei film di pura azione.

Per me è importate imparare tutte le mie battute prima di iniziare a girare, a volte imparo quasi tutto il copione. Ma la cosa veramente importante è il clima che questi registi sanno creare sul set: quando c’è fiducia tra attore e regista è naturale abbandonare ogni ansia. L’esperienza fondamentale per me è stata vedere il lavoro quotidiano di questi registi, se poi ho anche imparato qualcosa sono stato doppiamente fortunato. Ora che mi sento più sicuro di me come attore, sento di poter rischiare anche con registi meno consolidati, ma in passato ho accettato anche ruoli minori per lavorare con grandi registi, che mi dessero la fiducia di cui avevo bisogno” E se gli viene chiesto, quale è il segreto di tanta elettricità lui risponde: “Fare domande, non temere mai di far la figura dell’imbecille. Piuttosto, ho il costante timore di diventarlo, da qui viene la mia ossessione di imparare tutto da tutti. Ho iniziato a sfidare gli altri e me stesso sulla strada e ora “proseguo” sul set. E vale anche per i sentimenti: mi gratifica arrivare al limite, a piangere, a farmi toccare da quello che faccio. Adoro gli estremi, non amo la generica normalità. Per questo mi metterò alla prova con la commedia dopo tanti ruoli drammatici”. Tentativo ben riuscito, dato che la commedia Ted attualmente è prima in classifica negli USA e dopo una settimana ha incassato oltre i 54 milioni di dollari.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.