Una donna promettente: la storia vera dietro il film

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Primo film diretto da Emerald Fennell, Una donna promettente (qui la recensione) racconta la storia di Cassandra “Cassie” Thomas (Carey Mulligan), una studentessa che ha abbandonato la facoltà di medicina e la cui vita sembra essere bloccata in un limbo. Non ha un fidanzato, lavora in un bar e vive con i suoi genitori. Si scopre che ha lasciato la facoltà di medicina insieme alla sua amica Nina dopo che quest’ultima è stata violentata mentre era sotto l’effetto dell’alcol. Da allora Nina è morta.

Sebbene il suo stupratore non sia mai stato punito, Cassie ha trovato un modo per espiare il suo peccato. Una volta alla settimana va in un nightclub e finge di essere ubriaca finché un uomo non le si avvicina con il pretesto di aiutarla. Questi la portano quasi inevitabilmente a casa loro, dove cercano di approfittare di lei mentre è profondamente ubriaca. A quel punto lei fa loro capire di essere perfettamente sobria, spaventandoli a morte.

Dopo aver scoperto che lo stupratore della sua amica e gli altri coinvolti nel caso conducono una vita normale, Cassie intraprende poi un percorso di vendetta. Il film sovverte però le aspettative del pubblico non trasformandosi in un thriller exploitation. Al contrario, attraverso il suo finale straziante, prende una strada molto più cupa, continuando a puntare il dito contro la società. Una donna promettente sembra scomodamente una storia vera, ma lo è davvero? In questo articolo approfondiamo proprio questo aspetto.

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Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di © Focus Features

La storia vera dietro Una donna promettente

Sebbene Una donna promettente non sia basato su una storia vera in senso stretto, Emerald Fennell ha più volte dichiarato di aver tratto ispirazione da esperienze vissute da donne reali e dal contesto sociale che ha preceduto e accompagnato il movimento #MeToo. La regista e sceneggiatrice ha spiegato che l’idea per il film è nata dal desiderio di esplorare la cultura dello stupro e la normalizzazione del comportamento predatorio nei confronti delle donne, soprattutto in contesti apparentemente sicuri come feste universitarie o ambienti di lavoro.

Quello che succede a Nina è uno stupro da appuntamento, qualcosa che è diventato inquietantemente comune nei campus di tutto il mondo. Come mostrato nel film, l’atto è spesso preceduto da un consumo eccessivo di alcol e/o dalla somministrazione di una droga da appuntamento. Le vittime tendono ad essere prevalentemente altre studentesse universitarie, di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Anche la maggior parte dei responsabili rientra in quella fascia d’età. Negli ultimi anni, questo fenomeno è diventato sempre più diffuso nei locali notturni. Il titolo del film si riferisce sia a Cassie che a Nina.

Erano giovani donne brillanti destinate a un futuro brillante, fino a quando qualcosa di così vile come lo stupro non ha portato via loro il futuro. L’intento non era quindi raccontare un caso specifico, ma dare voce a un sentimento diffuso: quello della rabbia silenziosa e persistente di molte donne verso un sistema che tende a giustificare o minimizzare le aggressioni. Attraverso il film, Fennell satirizza l’espressione “non tutti gli uomini” dimostrando ripetutamente che i sedicenti “uomini gentili” non sono molto diversi dai cosiddetti maschi alfa. Gli uomini che appartengono al primo gruppo fingono solo di essere più gentili e premurosi.

Uno degli spunti principali è quindi arrivato dalla rappresentazione mediatica dei cosiddetti “bravi ragazzi”, spesso protetti da una narrazione che li vede come inconsapevoli o “vittime delle circostanze” anche quando sono responsabili di comportamenti gravi. Fennell ha voluto proprio mettere a nudo quella zona grigia della responsabilità maschile, ponendo domande scomode e capovolgendo l’archetipo della vendetta femminile. Come dice Cassie una volta nel film, quasi tutti i potenziali stupratori che cattura durante le sue escursioni notturne sono questi “uomini gentili”.

Carey Mulligan in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di © Focus Features

La regista ha dunque preso una decisione consapevole quando ha scelto Adam Brody, Max Greenfield, Chris Lowell, Christopher Mintz-Plasse e Bo Burnham per questi ruoli. “Non volevo scegliere un sacco di goblin malvagi”, ha dichiarato in un’intervista. “Volevo scegliere persone che tutti noi vorremmo apprezzare. Quando senti qualcosa su qualcuno che ami, non vuoi crederci”. La sceneggiatrice e regista ha aggiunto: “Voglio mettere alla prova le nostre affiliazioni e lealtà in ogni fase. È molto più interessante che dire: ‘Oh, beh, lui è cattivo e spero che muoia’”.

Questo contrasto serve a sottolineare quanto la violenza possa annidarsi nei luoghi più familiari e nei volti più rassicuranti. L’ispirazione è però anche letteraria e cinematografica: il film richiama toni e temi di thriller come Hard Candy, ma è anche influenzato da romanzi sulla rabbia repressa e sulla disillusione come Lolita o American Psycho, filtrati però attraverso una prospettiva profondamente femminile. Inoltre, Fennell ha tratto ispirazione dalla cultura pop e dai suoi codici visivi per costruire un’estetica volutamente contraddittoria.

Si ritrovano infatti nel film colori pastello, musica pop romantica, ambientazioni quasi da commedia romantica che contrastano radicalmente con i contenuti violenti e cupi della storia. Il risultato è un’opera che, pur essendo di finzione, nasce da una realtà sociale ben riconoscibile e si fa portavoce di un’esigenza collettiva: quella di essere ascoltate, credute e vendicate. Alla luce di ciò, non sorprende che Una donna promettente abbia ricevuto molti riconoscimenti per aver descritto fedelmente l’atteggiamento indifferente della società nei confronti delle vittime.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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