White Elephant – Codice criminale si inserisce nella fase conclusiva della carriera di Bruce Willis, segnata da una lunga serie di action thriller a basso budget realizzati tra il 2019 e il 2022, prima del suo ritiro dalle scene per motivi di salute. In questo periodo, l’attore ha partecipato a numerosi progetti in ruoli secondari o marginali, spesso interpretando figure di autorità come poliziotti, detective o ex militari. Il film diretto da Jesse V. Johnson segue questa tendenza, ma si distingue per una maggiore cura formale e per l’attenzione alla costruzione dei personaggi, rispetto ad altri titoli simili della stessa fase.
Confrontato a pellicole come Survive the Night, Trauma Center e Hard Kill, questo film mostra un respiro narrativo leggermente più ampio. Mentre negli altri film Willis appare spesso relegato a semplici comparse con poco spazio d’azione, qui il suo personaggio, un potente boss criminale, ha un ruolo più attivo e influente sulla trama. La storia ruota attorno a un sicario in crisi morale che si trova diviso tra l’obbedienza agli ordini del proprio capo e il desiderio di proteggere una testimone scomoda. Il conflitto etico e il rapporto tra mentore e allievo offrono spunti che arricchiscono la narrazione, pur restando nei limiti dell’action da home video.
Nel complesso, White Elephant – Codice criminale rappresenta un tassello interessante della recente filmografia recente di Willis, in cui l’attore offre una performance coerente con la sua immagine di duro imperturbabile, ma con sfumature più ciniche e crepuscolari. Pur non raggiungendo le vette dei suoi successi passati, il film riesce a coinvolgere grazie a un ritmo solido e a un tono da noir moderno. Nel resto dell’articolo analizzeremo più nel dettaglio il finale del film, spiegandone il significato e le implicazioni per i personaggi principali.
La trama del film
Arnold Solomon (Bruce Willis) è un ricco e potente speculatore del settore immobiliare, con legami con la criminalità organizzata e intento ora a trattare un accordo con i russi. Per stare tranquillo ed evitare interferenze da parte del suo rivale, Luis Velasquez, a capo di un Cartello messicano, Arnold affida al suo fidato sicario e caro amico Gabriel “Gabe” Tancredi (Michael Rooker), un ex marine ora al servizio della criminalità, il compito di gestire le negoziazioni. All’incontro con Velasquez, Gabe si presenta con il suo aiutante Carlos Garcia. Quando però le trattative con Velasquez falliscono, Garcia decide di eliminarlo.
Gli agenti della polizia investigativa Vanessa Flynn (Olga Kurylenko) e Walter Koschek, appostati per sorvegliare Velasquez, vedono Carlos uscire di corsa e scampare per un pelo all’esplosione dell’ufficio del boss messicano. Appreso dell’esistenza dei testimoni, Arnold ordina a Gabe di eliminarli. Koschek viene allora ucciso a casa sua da Gabe e Carlos, mentre per l’agguato a Vanessa, Carlos si porta dietro alcuni amici per aiutarlo. L’ex marine decide però di infrangere il codice criminale e aiuta la Flynn a sfuggire all’aggressione mortale. Da quel momento per loro la situazione si complica e si troveranno a dover fermare i suoi nemici prima che essi fermino lei.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto, la tensione esplode quando Gabriel Tancredi, ormai in conflitto tra il proprio codice morale e la lealtà verso il boss Arnold Solomon, decide di proteggere l’agente Vanessa, testimone di un tentato omicidio orchestrato da Solomon. I colpi di scena aumentano quando Solomon, informato della defezione di Gabriel, ordina un massiccio assalto alla sua villa. In un crescendo di scene d’azione, uomini armati irrompono tra corridoi bui, esplosioni e colpi di arma da fuoco, in uno stile vicino alle sequenze dei primi John Wick.
Durante l’assalto, Gabriel e Vanessa, alleati dallo spirito, affrontano l’intera squadra di sicari nel cortile e all’interno della villa. I combattimenti sono crudi, con effetti sanguinolenti decisamente più improntati al “pratico” che al digitale. Vanessa dimostra la sua abilità militare affrontando con freddezza i sicari, mentre Gabriel ribadisce il proprio cammino verso la redenzione. Solomon, resosi conto del fallimento, tenta la fuga, ma viene fermato e giustiziato da Gabriel, che chiude così i conti con il proprio passato. Il film si conclude con Gabriel e Vanessa che si allontanano dal luogo del massacro, feriti ma vivi, lasciando intendere un possibile inizio per entrambi al di fuori della violenza e della criminalità.
Queste scene finali incarnano il tema centrale del film: la possibilità di redenzione e il peso del proprio passato. Gabriel decide di proteggere Vanessa non solo per affetto, ma per espiare le azioni violente compiute, un vero punto di rottura con il proprio codice da killer senza scrupoli. Solomon rappresenta invece il passato che rifiuta il cambiamento, incarnando la brutalità inamovibile del potere criminale. Il contrasto tra la decisione morale di Gabriel e l’intransigenza del boss amplifica il conflitto etico alla base della narrazione.
Inoltre, la distruzione della villa simboleggia lo smantellamento del mondo oscuro in cui Gabriel ha vissuto per anni. La complicità tra Gabriel e Vanessa, legate da traumi militari e personali, crea un legame che va oltre la semplice alleanza: diventa manifestazione di fiducia reciproca e supporto. Il loro confronto contro l’organizzazione malavitosa trova, nel climax, un’impronta quasi rituale: il vecchio sistema viene abbattuto per lasciar spazio a una vita nuova, basata sulla protezione anziché sulla violenza.