Al Festival
Internazionale del Film di Roma è stato presentato
Fuori Concorso La Luna su Torino, alla
conferenza stampa tenutasi presso lo spazio BNL era presente il
regista Davide Ferraio e il cast Walter
Leonardi, Manuela Parodi, Eugenio Franceschini, Daria Pascal
Attolini e il produttore Paolo Tenna.
C’è un protagonista
evidente nel film, ed è Torino?
Davide Ferraio: Si ma è una Torino declinata in
una maniera un po’ particolare, cioè quella del 45° parallelo che è
un concetto un po’ astratto, ma non tanto, perché credo che
chiunque abbia attraversato la pianura padana, credo che prima o
poi passa da questi cartelli sull’autostrada su cui c’è scritto
“state attraversando il 45° parallelo” e se le persone si
fermassero direbbero e ora? nel senso lì ti trovi a metà strada tra
il Polo Nord e l’Equatore, sei in un posto in qualche modo magico e
tutta la pianura Padana è attraversata da questa linea, Torino lo
è, Casalmaggiore dove sono nato io, e c’è anche questo aspetto
privato che mi lega a questa cosa. e mi ha affascinato molto questa
idea di stare su questa linea che non è come gli altri paralleli,
perché davvero stai a metà del mondo, e questa idea di stare a metà
del mondo è una grande metafora del vivere oggi, dello stare in
equilibrio, dello stare su un filo senza neanche rendersene conto
ma applicando continuamente una grande capacità di stare in
equilibrio. Ecco credo che il film sia un film sull’equilibrio e
sulla leggerezza che occorre per fare gli acrobati
inconsapevolmente.
La sceneggiatura come è
stata pensata? era tutto scritto o ci si è affidati
all’improvvisazione degli attori?
D.F.: Ho fatto dei corsi all’Università e nei
seminari cercando di demolire il concetto di sceneggiatura,
soprattutto da quando mi hanno dei premi anche quello importante
per la sceneggiatura che non hai mai scritto, Dopo Mezzanotte, che
è stata candidata ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento. Chi
ha fatto con me il film lo sa che la sceneggiatura non è mai
esistita, e allora questo per dire che molto spesso si scambia per
sceneggiatura quello che in realtà è messa in scena, che è un
lavoro diverso, e questo film aveva un qualcosa che era una
sceneggiatura all’inizio, ma gli attori possono confermare, che ne
abbiamo fatta abbastanza a carne di porco. Perché per me il cinema
è ripresa e montaggio, molto più che sceneggiatura, parola scritta
e altro.
Per voi attori come è stato
recitare in questo modo?
Manuela Paordi:Una delle caratteristiche geniali del film
erano le idee geniali che aveva Davide durante la notte quindi
arrivava sul set e diceva “ok è tutto cambiato” quindi c’era anche
a livello di sceneggiatura diverse improvvisazioni.
Eugenio Franceschini: Questa è stata una delle
prime cose che ci è stata detto da Davide “Guardate questa è la
prima volta che io scrivo una sceneggiatura e comunque non la
utilizzerò” quindi già da questa premessa si è capito l’andazzo,
però è un modo di lavorare che porta i suoi risultati.
Daria Pascal Attolini: Una particolarità del
lavorare su una sceneggiatura che c’è ma poi sparisce in un secondo
è che ti permette di lavorare molto di più sull’atmosfera del film,
e quindi questo equilibrio e disequilibrio continuo lo si crea non
attaccandosi troppo alle battute con cui tu arrivi preparato ma che
ti tolgono la possibilità di dare delle sfumature in più al
personaggio e alla reazione che hai in quel momento con i tuoi
compagni.
Benedetta Perego: Il mio personaggio è
abbastanza silente perché tutto quello che ho detto alla fine è
stato trasposto poco nel finale, perché il mio era un personaggio
di sguardi, e ovviamente marginale, ma nel senso che la parola
conta fino a un certo punto, era più dove volevano andare le
persone che erano dipinte da Davide, era un film di direzione che
di parole e quindi di sceneggiature.
Nel film è molto
presente la presenza di Leopardi
D.F.: È stata una riscoperta, perché Leopardi
come si dice nel film, lo insegnano a scuola e poi lo dimentichi.
Inoltre gli si rapporta anche una figura un po’ stereotipata, un
genio sfigato, e invece è un pensatore straordinario e
modernissimo, perché il suo rapporto con il mondo è quello che
abbiamo noi. Lui aveva capito tutto del mondo e non riusciva a
farci niente, non riusciva a muovere una cosa per modificarla è
quello che sentiamo un po’ tutti. Ha tutti è chiara la problematica
dell’esistenza, ma lui riesce a spiegarla benissimo. Ecco perché
nel film c’è Leopardi che è meglio che le dica lui certe cose che
io.
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