Nathan Ambrosioni, intervista al regista di Ricomincio da me

Nathan Ambrosioni Ricomincio da me

Si chiama Nathan Ambrosioni, ha 24 anni ed è pronto per diventare la nuova star del cinema francese. Con alle spalle già 4 lungometraggi, si appresta a raggiungere gli schermi italiani con Ricomincio da me (Toni, en famille), una commedia generazionale in cui Camille Cottin interpreta la madre di 5 figli che decide di ritrovare il tempo per sé e per coltivare il proprio talento. Il film, che esce in sala il 28 dicembre distribuito da Wanted Cinema.

 

Ricomincio da me affronta i temi della maternità e dell’adolescenza in modo completamente nuovo, raccontando la storia di una donna e il suo desiderio di seguire i suoi sogni, nonostante una famiglia complessa, non tradizionale, composta da cinque figli ormai cresciuti. Da dove nasce l’esigenza e la capacità di parlare in maniera così brillante e originale di adolescenza e maternità?

“Volevo parlare di queste persone che si pongono delle domande sulla loro condizione. Ho scelto di raccontare di una madre con 5 figli, i quali sono molto diversi tra loro e ognuno segue un proprio desiderio. È un ottimo spunto per la commedia, ma è anche il racconto di una situazione complicata perché ognuno di loro cerca la libertà. Quando ho scritto il film avevo 20 anni, e volevo parlare della mia generazione, dei miei amici, di queste persone che non sempre vengono rappresentate o se succede, sono sempre personaggi scritti da quarantenni. Volevo parlare dei miei amici da amico, con gentilezza.”

Parlare di una donna che a 45 anni ha 5 figli, i maggiori trai quali sono pronti per l’università, in Italia, è fantascienza, dal momento che da noi le persone cominciano ad avere figli proprio intorno ai 40 anni e anzi, spesso si fermano a un solo figlio! In Francia è plausibile uno scenario del genere?

“Non sapevo che le cose per l’Italia fossero così diverse, ma posso garantirti che a ogni proiezione del film, una o due donne intorno ai 40 sono intervenute dicendo che si sentivano ben rappresentate. Il problema credo sia diverso, penso dipenda principalmente dal fatto che spesso quando una donna diventa madre le viene detto che l’essere madre deve soddisfare ogni suo desiderio, mentre per un uomo è diverso. Ai padri è concesso poter essere anche professionisti, per esempio. E credo che sia questo l’elemento di maggiore interesse del film, concedere alle madri la possibilità di essere anche altro, che la maternità non esaurisce del tutto le loro ambizioni.”

Protagonista del film è Camille Cottin che ormai è una vera e propria star. Ti ha aiutato a dare forma a Toni?

“Camille è una persona e un’attrice magnifica. Ho scritto il ruolo sognando proprio che lo interpretasse lei. Seguo il suo lavoro sin da quando avevo 12 anni e osservandola in interviste e performance ho scritto la mia Toni in maniera che avesse molto a che fare con lei. Chiaramente non sono la stessa persona, e non c’è improvvisazione nel film, le riprese sono state portate avanti seguendo in maniera precisa il testo della sceneggiatura, ma ci sono degli elementi nel modo in cui parla o si muove Toni che sono stati scritti pensando proprio a come parla e come si muove Camille. Sono stato fortunato perché quando lei ha letto la sceneggiatura le è piaciuta e ha accettato di diventare Toni. È stata magnifica, ha dato la sua dolcezza, la sua ambiguità, le sue caratteristiche al personaggio. Ha portato il personaggio e il film a un altro livello.”

Anche il tuo film precedente, Paper Flags, raccontava di una donna con un talento nascosto, che non sfruttava e che non rappresentava il suo vero lavoro. Cosa ti affascina di questo aspetto?

“Sono affascinato dalle persone che hanno un dono, come una bella voce, ma che non vogliono farne una professione, non vogliono ricavarci soldi. Come Toni che ha una bella voce, ma non vuole usarla, non vuole sfruttare questa cosa e viene forzata a cantare. Sono affascinato da come il talento non diventi necessariamente una professione. Non credo che sia un dovere fare per forza qualcosa di grande con il talento che si ha, puoi anche utilizzarlo nel tuo privato, per te.”

Sei un regista e sceneggiatore molto giovane ma molto promettente. Ci sono dei colleghi ai quali ti ispiri e con i quali vorresti lavorare?

“Mi piacerebbe lavorare con Noah Baumbach, con Greta Gerwig e con Kore’eda. Mi piacerebbe lavorare anche con Chloé Zhao, la seguo dal suo primo film. Ci sono tantissimi registi che mi piacciono, e sono contento di vivere in questo momento storico, perché credo stiano uscendo un sacco di film di registi che ammiro, e questa cosa mi fa molto felice.”

Diretto da Nathan Ambrosioni, Ricomincio da me arriva in sala il 28 dicembre, distribuito da Wanted Cinema.

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