Puoi baciare lo sposo: Alessandro Genovesi e il cast presentano i film

Il regista Alessandro Genovesi e un nutrito cast – Diego Abatantuono, Monica GuerritoreDino Abbrescia sono solo alcuni interpreti – hanno presentato ieri a Roma la loro nuova commedia, Puoi baciare lo sposo, incentrata sull’unione civile fra due ragazzi, Antonio e Paolo (Cristiano Caccamo e Salvatore Esposito), la cui notizia spiazza la famiglia di Antonio. In sala dal 1 marzo, il lavoro è prodotto da Colorado Film in collaborazione con Medusa.

Come nasce questo racconto, in cui si parla di temi importanti con leggerezza ma senza superficialità?

Alessandro Genovesi: “Ci tenevo a che, visto l’argomento, nessuno si sentisse rappresentato in maniera sbagliata. Comunque stavo facendo un film, non una proposta di legge. Stavo raccontando una storia ed era importante che avesse delle caratteristiche di commedia, che il clima generale fosse leggero, che l’argomento venisse trattato in maniera leggera, con un’attenzione alla recitazione degli attori, che non doveva essere parodistica o farsesca […], ma invece lavorare molto sul realismo” E aggiunge: “È un principio. La leggerezza vicino alla comicità, alla risata, hanno la capacità di aprire noi stessi e siamo più propensi ad accogliere quello che ci viene raccontato”.

Il film ha visto la collaborazione dell’associazione Diversity, che si occupa della rappresentazione responsabile delle persone LGBTI. La presidente Francesca Vecchioni lo definisce “un film importantissimo” e spiega: “Purtroppo siamo in un momento in cui serve far capire quanto bisogna abbattere le paure con la conoscenza”. Mentre racconta così la collaborazione: “Abbiamo fatto un lavoro di lettura critica del copione […], dando una serie di indicazioni esclusivamente sulla rappresentazione dei temi e delle persone LGBTI. […] È stata meravigliosa l’idea di coinvolgerci e potete immaginare il rispetto con cui abbiamo cercato di gestire questa situazione. Alessandro Genovesi ha fatto un lavoro meraviglioso da subito, però […] possono esistere piccoli passaggi di linguaggio o modi, o azioni – come alcuni abbracci che sono diventati baci, ad esempio – che credo abbiano reso più realistico il film”.

C’è una madre, interpretata da Monica Guerritore, che prende subito in mano la situazione e tenta di mettere le cose a posto.

Monica Guerritore: “La bellezza del personaggio di Anna è la forza, l’accoglienza tipica del mondo femminile, perché noi donne sappiamo adattarci ai cambiamenti […], per cui siamo anche in grado più facilmente di accogliere ciò che è il nuovo, cioè l’inatteso. Non ci sono censure o non censure, c’è lo shock che può venire da qualcosa che non avevi previsto. Tuo figlio ti porta a casa Genny Savastano di Gomorra [Salvatore Esposito, che qui è Paolo, ndr] e ti dice che domani lo vuole sposare. Naturalmente hai una notte in cui rifletti, […] dopodiché amore chiama amore. Non c’è maschio, non c’è femmina e l’amore vince. Questo è tipico del femminile”. E a proposito del mestiere dell’attore, cita un’affermazione di Meryl Streep, secondo cui “l’interprete è colui che si mette nei panni degli altri per far capire al pubblico come ci si sente”. “Io, in Anna, ho fatto capire al pubblico come ci si può sentire in una situazione inaspettata, e alla fine ci si sente bene”.

Al papà, Diego Abatantuono, invece, non basta una notte per metabolizzare la notizia.

Diego Abatantuono: “Penso che possano essere tanti quelli che la pensano come il mio personaggio. È già difficile trovare persone emancipate, aperte, evolute, come lui sembra essere all’inizio. Dopodiché, quando il problema si presenta personalmente, viene fuori l’ottuso che è in lui. Credo che negli uomini ci sia tanta ottusità recondita, millenni di ottusità che vanno superati. C’è chi li ha già superati, chi ancora fa fatica. […] Far passare una tematica così importante in maniera leggera e divertente credo sia più avvincente che raccontarla in maniera drammatica. […] La commedia, quando è azzeccata, è il modo migliore”.

Salvatore Esposito, qui c’è un capovolgimento totale rispetto al ruolo di Genny in Gomorra, con cui è solitamente identificato.

Salvatore Esposito: “Quando hai la fortuna […] di partecipare a un prodotto di successo internazionale, è facile che la gente ti veda soprattutto per quel ruolo. In realtà sto cercando con le mie scelte di fare cose anche diverse, mai rinnegando ciò che ho fatto […]. Ringrazio regista e produttori perché mi è stata data questa bellissima possibilità. Spero, attraverso il lavoro che ho fatto insieme agli altri attori e al regista, di riuscire a far passare la mia idea di raccontare qualcosa di vero, di reale con dei sentimenti puri”.

Il personaggio interpretato da Dino Abbrescia, Donato [che ama vestirsi da donna, ndr], parte da un’incertezza, ma poi fa una scelta coraggiosissima.

Dino Abbrescia: “Sì, alla fine risulta quasi il personaggio più risolto di tutti, anche se è partito con una grande incertezza. Parte dalla provincia per liberarsi, per esprimere questo grande desiderio che aveva dentro. […] Mia mamma ha visto il trailer e mi ha detto: “Dino, ma lo sai che stai proprio bene! Ma stai meglio così”.[…] Lei mi ha dato la chiave del personaggio, la sensazione di benessere che lui prova. […]. Era il personaggio più pericoloso del film perché poteva farlo crollare e creare molto caos, mentre sgombera il campo da una serie di cose: travestirsi non è necessariamente essere gay, transessuali”.

Pensa che la Chiesa sia più aperta a questa realtà grazie a Papa Francesco?

Genovesi: “Secondo me la Chiesa con Papa Francesco è molto più aperta in generale. […] Nel film ci sono piccoli accenti rispetto alla religione in diversi momenti”.

Sono intervenuti poi alcuni membri dell’associazione Agedo, che riunisce genitori di persone LGBTI, ribadendo l’importanza di trattare temi come le unioni civili, legati alle diverse identità di genere e alla parità di diritti. Tra loro, Pamela Villoresi: “Per molti genitori è molto importante. Per noi che facciamo spettacolo è un po’ più facile, siamo già svezzati, ma per qualcuno è stato molto complicato. […] Agedo fa incontri nelle scuole, lotta per le leggi”. Sulla battaglia per le unioni civili non ha usato mezzi termini: “Ci siamo battuti a sangue. […] Noi genitori di coppie di mamme siamo stati più graziati, ma le coppie dei papà sono state maciullate […]. Hanno dato loro dei pervertiti, degli orchi. […] La battaglia delle unioni civili ha cambiato la vita a tante famiglie omosessuali e un film come questo aiuta a riderci sopra, a farlo penetrare con allegria, serietà e tranquillità. È un’acqua, tanto non si ferma”.