RomaFF8: Snowpiercer John Hurt racconta il film di Joon-ho Bong

Snowpiercer John HurtVolato a Roma per presentare all’ottava edizione del Festival del Film della Capitale il suo ultimo film Snowpiercer, John Hurt si presenta ai giornalisti con uno spirito giovanile e cordiale, raccontando con generosità la sua esperienza sul set del regista sud-coreano Joon-ho Bong (The Host).

 

Lavorare con lui è stato straordinario – ha detto Hurt – è un uomo dalle idee molto chiare. Lui gira solo ciò di cui ha bisogno, non è un regista che si occupa di questa infinita esigenza di girare scene su scene. Gira solo quello che vuole vedere e ti ferma nel mezzo di una frase e dice ‘basta’ così. E’ un grande uomo e ha un grandissimo entusiasmo. E’ stata una delle esperienze più piacevoli che io abbia mai avuto e molto diversa da ogni altra. Ho appena finito di girare un film (Hercules) ed è stata una cosa completamente diversa.

“Gli studios dove abbiamo girato – ha continuato l’attore – erano della forma di vagoni di un treno, e ce ne erano diversi, così da avere diversi set nello stesso posto, mentre gli esterni sono stati realizzati in CGI.”

Il suo personaggio è buono o cattivo? Perchè per alcuni versi sembra in un punto imprecisato del confine tra bene e male.

“E’ un personaggio molto enigmatico. Non so dire quella delle due esattamente. Sappiamo che è il traditore, ma sappiamo anche lui è stato un vero rivoluzionario una volta. Ad un certo punto ha attraversato il confine, insieme a Wilford nella creazione di questo treno. Ma nessuno è stato mai specifico riguardo a lui, così ho deciso io chi fosse, cosa che accade molto spesso.  E così l’ho messo in una esatta posizione nella mia testa.”

Il suo personaggio è una specie di regista della rivoluzione che viene raccontata nel film?

“Non credo, lui è essenzialmente una spia, ma allo stesso tempo cerca di essere protettivo nei confronti di Curtis (il personaggio di Chris Evans, ndr). Non è il regista della rivoluzione ma forse è seduto dietro alla sedia della regia.”

Il film è tratto da una graphic novel. Cosa pensa del fatto che questo tipo di prodotto sembrano quello ideale per parlare della società e della politica.

“Credo che ora, nella storia del cinema e dell’industria cinematografica gli sceneggiatori di storie originali sono degli animali molto rare. Sono estremamente difficili da trovare e adesso il cinema che è così preso da storie tratte da fumetti, libri, romanzi è molto diverso da una volta. E capita che molte storie divengano molto popolari solo perchè è stato tratto un film da una graphic novel o da un buon romanzo, ma non si può mai competere con un romanzo scritto molto bene. Puoi portare sullo schermo un piccolo libro con una grande trama. Ma potrei andare avanti in eterno a parlare di queste cose, c’è un grande bisogno di storie originali”.

Cosa pensa della tendenza del cinema a realizzare film piccolissimi e grandi blockbuster, mentre scompaiono i film “di mezzo”?

“Per me è una cosa molto triste. Sta diventando tutto un sistema governato dagli uomini con il denaro e dal business, e non è l’area giusta. Non è quello che si cerca nel cinema. “

Cosa pensa della tendenza di riprendere vecchi film, rifarli, creare nuove storie da altre idee originali, come ha fatto Ridley Scott con Alien e il suo prequel.

Non ho visto quel film, mi sembra molto complicata l’idea di rivisitare un film così o di realizzare un presule di Alien. Non so che genere di film può essere se già Alien è un film di inizi, forse qualcosa di filosofico. Credo che non sia sbagliato del tutto il criterio, ma con una buona idea di storia, non con un intento commerciale. Credo che il fondo, nella storia del cinema, si sia toccato quando Gun Van Sant ha realizzato una copia di Psycho di Hitchcock, esattamente come lo aveva fatto lui con altri attori. E’ una follia! Non ho parlato con lui ma non so davvero cosa abbia voluto dire. Forse l’idea di Hollywood è che se hai fatto un grande successo con la stessa formula ne farai un altro. Ma è un’idea così ingenua, non posso crederci.”

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