A Royal Affair: recensione del film di Nikolaj Arcel

A Royal Affair film

C’è del marcio in Danimarca: presentato al Festival di Berlino e scelto per rappresentare il suo paese agli Oscar 2013 come miglior film straniero, A Royal Affair (En kongelig affære) possiede tutti gli ingredienti che non dovrebbero mai mancare ad un film in costume, ma riesce comunque a offrire qualcosa in più del semplice gusto per la rievocazione.

 

L’incipit del film di Nikolaj Arcel sembrava piuttosto indicativo della scelta di seguire per il dramma un registro simile a quello di The Duchess, pellicola diretta da Saul Sibb e dedicata alla Duchessa del Devonshire: chiamata a vivere nel secolo dei Lumi come il personaggio interpretato da Keira Knightley, la quindicenne Caroline si presenta subito come un’adolescente pronta ad andare incontro alle incertezze del futuro con tutta la speranza possibile, anche se questo significa dover lasciare la sua amata Inghilterra per sposarsi. La nuova patria è però assai più fredda di quanto si aspettasse: oltre a dover fare i conti con una corte ostile il suo sposo Christian VII di Danimarca si rivela subito viziato e instabile, tormentato da un’ apparente schizofrenia che gli impedisce di avere rispetto della moglie e naturalmente di essere un vero re.

L’arrivo a corte del tedesco Johann Struensee come medico personale del re porta una graduale ventata di aria fresca nella vita dell’infelice regina; ad essere più interessante nel ritratto del carismatico riformatore, ricordato per aver trasformato la Danimarca nel tempio delle idee illuministe, è il suo essere qui elemento catalizzatore non tanto nella relazione con Caroline quanto nel legame quasi paterno instaurato con Christian: il duello a base di citazioni shakespeariane che i due combattono durante il loro primo incontro è qualcosa di prezioso e si rivela in fine indispensabile per scavare nella mente del re e leggerne i tormenti più segreti.

A Royal Affair, il film

A Royal Affair film recensione

L’interpretazione dell’ormai lanciatissimo Mads Mikkelsen come Struensee è magnetica e ammaliante al punto giusto, ma le nostre simpatie vanno tutte alla prova di Mikkel Boe Følsgaard nei panni di Christian, meritatamente premiata con l’Orso D’argento al Festival di Berlino: quasi impossibile non provare pena per questo ragazzo odioso e viziato ma condannato con altrettanta costanza ad essere manipolato da tutti quelli che lo circondano( per quanto la cosa avvenga per il bene della Nazione, è incontestabile), costretto a recitare la sua parte al punto da scadere nella pantomima. Narratrice degli eventi ma mai lontana dal palcoscenico, Caroline ci commuove con tutta la passione e le ingenuità della sua giovane età grazie alla performance di una brava Alicia Vikander, presto in sala nei panni di Kitty con Anna Karenina di Joe Wright; in un ottimo cast poco noto fuori dalla madre patria non sfuggirà inoltre David Dencik come Høegh-Guldberg, ministro cospiratore già visto ne La Talpa di Tomas Alfredson.

Reverente verso il curatissimo contesto storico, la camera indulge con cautela sui protagonisti stringendosi in inquadrature morbide e sinuose, fino a danzare intorno ai protagonisti durante un ballo di corte per chiuderli nell’incanto con una sequenza che pare strizzare l’occhio all’Orgoglio e Pregiudizio di Joe Wright.

A Royal Affair scalda e avvince meglio di molti altri film del genere ma la coltre gelida che copre La Danimarca e le sue anime più inquiete avvolge il film di una magia destinata a perdurare: contro Amour le speranze di vittoria sono pressoché nulle, ma A Royal Affair competerà egualmente con tutta l’eleganza e la regalità che gli spettano.

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Alessia Carmicino
Nata a Palermo nel 1986 , a 13 anni scrive la sua prima recensione per il cineforum di classe su "tempi moderni": da quel giorno è sempre stata affetta da cinefilia inguaribile . Divora soprattutto film in costume e period drama ma può amare incondizionatamente una pellicola qualunque sia il genere . Studentessa di giurisprudenza , sogna una tesi su “ il verdetto “ di Sidney Lumet e si divide quotidianamente fra il mondo giuridico e quello cinematografico , al quale dedica pensieri e parole nel suo blog personale (http://firstimpressions86.blogspot.com/); dopo alcune collaborazioni e una pubblicazione su “ciak” con una recensione sul mitico “inception” , inizia la sua collaborazione con Cinefilos e guarda con fiducia a un futuro tutto da scrivere .