Midnight Special: recensione del film di Jeff Nichols

Midnight Special

Dalla realizzazione di Take Shelter, del 2011, sono passati ormai cinque anni, qualcosa di irrisolto però doveva ancora annidarsi nella mente di Jeff Nichols: quell’ossessione spasmodica verso altri mondi, verso nuove speranze. Midnight Special ha infatti tutta l’aria di essere la continuazione ideale di quel secondo film, un lavoro interamente costruito sui contrasti e sull’ignoto. Ogni cosa ha inizio con il rapimento di un bambino di soli otto anni, Alton, conteso da un padre protettivo disposto a tutto, una setta religiosa che si ritrova in un ranch nel cuore della notte, l’FBI e la CIA.

 

Come avvolto da una ‘luccicanza’, quasi al pari di Danny Torrance in Shining, il piccolo Alton ha infatti il potere di vedere cose inesistenti, di comandare oggetti elettronici tramite onde elettromagnetiche, di irradiare luce accecante dagli occhi. Un “mistero ambulante” su cui tutti vogliono mettere le mani, mentre il bambino sente un solo, unico scopo, raggiungere una determinata location per far ritorno al mondo cui – probabilmente – appartiene.

Quello che banalmente sembra un omaggio al cinema science-fiction d’altri tempi, più precisamente una dichiarazione d’amore a Steven Spielberg e ai suoi E.T. L’extraterrestre e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, è forse un modo decisamente originale di riporre nelle nuove generazioni i nostri desideri più positivi. Oltre la fede, quindi la religione, si innalzano sul piedistallo i padri, le madri, spesso assenti e insicuri nel mondo frenetico che abbiamo creato. Dopo una prima ora segnata dall’oscurità, dal dubbio, da sensazioni generalmente negative tramite cui Nichols sparge sul tavolo le sue carte migliori, il film cambia marcia e colori, per aprire le sue porte al sogno, all’illusione più esplicita, annegando in un candore abbagliante. Unico file rouge costante la tensione, l’inafferrabile inquietudine con cui il regista dell’Arkansas tiene l’interesse dello spettatore legato allo schermo in modo ipnotico.

Midnight Special

Il suo talento nel guidare la macchina da presa, aiutato dalla complicata fotografia di Adam Stone sempre ai due estremi dell’istogramma, trasforma ogni elemento negativo in positivo, ogni ombra in fonte di luce, ogni dubbio in certezza. Come a voler marcare ulteriormente il legame con Take Shelter, ritorna sullo schermo il volto rude e profondo di Michael Shannon, perfetto nel ruolo del padre che ha da reinventare il suo ruolo; ugualmente essenziali Joel Edgerton e Kirsten Dunst al servizio di un giovanissimo Jaeden Lieberher, bambino prodigio tanto quanto Jacob Tremblay in Room. Più in disparte Adam Driver, volutamente impacciato e incredulo, un po’ come il pubblico che osserva con il groppo in gola. Non siamo più negli anni ’80, E.T. è a casa da un bel po’ e alle musiche non c’è John Williams, eppure Midnight Special resta un film che non ti aspetti, che ti lascia in bocca un buon sapore.

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