Campo di Battaglia: la recensione del film di Gianni Amelio – Venezia 81

Il film di Amelio concorre per il Leone d'oro a Venezia 81.

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Dopo Il signore delle formiche, in concorso a Venezia 79, Gianni Amelio torna a gareggiare per il Leone d’Oro alla 81° edizione della Mostra d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia con Campo di Battaglia, uno spaccato inedito sulla Prima Guerra Mondiale, un racconto storico che diventa attuale e parla di relazioni e umanità.

 
 

La ricca trama di Campo di Battaglia

Sul finire della Prima guerra mondiale, due ufficiali medici amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi. Molti di loro però sono impostori che si sono procurati da soli le ferite pur di lasciare la prima linea. Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro. Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, è a disagio alla vista del sangue, è più portato per la ricerca e avrebbe voluto diventare un biologo. Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, fa la volontaria alla Croce Rossa: un duro lavoro che affronta con determinazione, consapevole che è il prezzo che sta pagando per il fatto di essere una donna. Laurearsi in medicina era infatti difficilissimo a quei tempi per una donna senza una famiglia influente alle spalle. Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente, il che rende impossibile per loro tornare al fronte, e vengono così spediti in congedo, a casa. Che qualcuno li stia aiutando a “peggiorare” così che non siano in grado di tornare a combattere? Nell’ospedale c’è dunque un sabotatore, di cui Anna è la prima a sospettare. Ma sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche. E presto contagia anche la popolazione civile…

Liberamente ispirato a “La sfida” di Carlo Patriarca, Campo di battaglia è un racconto con molte facce e tante intenzioni, che cerca di offrire uno spaccato inedito del primo conflitto mondiale, attraverso posizioni ideologiche diametralmente opposte, inconciliabili, eppure che convivono nello stretto spazio delle corsie sovraffollate di un ospedale di guerra. A dare vita a queste due prospettive ci sono Gabriel Montesi e Alessandro Borghi. Il secondo è ormai ben noto al cinema e alla tv italiane, volto internazionale e beniamino del grande pubblico. Il secondo, meno conosciuto, fa bella mostra di sé con il personaggio di Stefano, che gli consente di aggiungere una nuova sfumatura alle sue interpretazioni. Federica Rosellini conclude il triangolo di eccellenti protagonisti, regalando una Anna austera e appassionata allo stesso tempo.

Un prodotto ambizioso ma fuori fuoco

Amelio confeziona un film molto ambizioso, che fa diverse promesse ma che poi non ne mantiene nessuna: il racconto di un amore contrastato, sia romantico che amicale, che poi però si trasforma in un conflitto deontologico sulla vocazione del medico e la professione del soldato e poi diventa ancora una rappresentazione storica della grande epidemia di Spagnola dell’inizio del secolo scorso che strizza terribilmente l’occhio alla recente storia contemporanea che ha visto il mondo chiuso in se stesso nella primavera del 2020.

Il problema di Campo di battaglia è che non approfondisce nessuno dei grandi temi che propone, non porta avanti la storia in maniera compatta e si perde dietro distrazioni di sceneggiatura a cui si affianca una regia stanca, priva di guizzi e idee che si contrappone invece allo spirito vitale che i tre protagonisti infondono nei loro personaggi. Sarebbe stato il caso di riflettere maggiormente in fase di stesura della sceneggiatura su quale dovesse essere il punto focale del film, in modo tale da poterlo approfondire a dovere, dando ai personaggi un arco narrativo completo e coerente.

Panoramica
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Sommario

Un film ambizioso che per fretta di dire tanto finisce per non approfondire niente.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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