Gli Spiriti dell’Isola, recensione del film con Colin Farrell

Il film è stato presentato in Concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2022.

Gli Spiriti dell'Isola recensione film colin farrell

Dopo la parentesi americana di grande successo, Martin McDonagh si ritira nella sua Irlanda con il nuovo film, The Banshees of Inisherin, che in Italia uscirà con il titolo di Gli Spiriti dell’Isola e che vede protagonista la straordinaria coppia di suoi connazionali formata da Colin Farrell e Brendan Gleeson, che aveva già diretto in In Bruges – La coscienza dell’assassino, del 2008. 

 

Gli Spiriti dell’Isola, la storia

Ambientato su una remota isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, Gli Spiriti dell’Isola segue le vicende di due amici di vecchia data, Padraic e Colm, che si ritrovano in un’impasse quando Colm decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia. Padraic, sbalordito, non accetta questo rifiuto e tenta di ricucire la relazione, aiutato dalla sorella Siobhan e da Dominic, un giovane isolano tormentato. I ripetuti sforzi di Padraic, tuttavia, non fanno che rafforzare la determinazione dell’ex amico e, quando Colm lancia un disperato ultimatum, gli eventi precipitano rapidamente, con conseguenze scioccanti.

Se indagare nelle paure e nei dubbi della psiche umana è un’abitudine dello sceneggiatore e regista irlandese, con Gli Spiriti dell’Isola McDonagh racconta anche quel sottile confine che traccia la separazione tra ingenuità e inettitudine, tra depressione e noia, attraverso i personaggi di Farrell e Gleeson che proprio non riescono a trovare un terreno di incontro di fronte a un cambiamento dello status quo.

Colm e Padraic, tra profondità e superficie

È questo il gap che si crea trai due: Colm, forse perché più anziano e più prossimo alla morte, sente avvicinarsi la fine e con essa l’urgenza e la necessità di lasciare qualcosa al mondo, vuole sopravvivere a se stesso e non gli basta il ricordo e l’affetto di chi lo ha conosciuto. Vuole creare musica e rimanere trai vivi, come è successo, ad esempio, a Mozart, che viene più volte citato nel film. Padraic invece si esaurisce nel qui e ora, si trascina lungo le coste dell’isola, beve birra, intrattiene conversazioni futili con chi incontra e questo lo soddisfa, perché non ci sono domande o paure, nella sua vita, almeno non fino a che Colm non comincia ad ignorarlo.

The Banshees of Inisherin
Photo by Jonathan Hession. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved

I due interpreti regalano due performance misurate ed eleganti, dando corpo a due personaggi quasi antitetici che prendono la vita molto diversamente ma che sono entrambi sovrastati dalla paura del domani. Se da una parte c’è chi sente l’approssimarsi della fine, dall’altra non ci si pone nessun tipo di domanda e si prova ad andare avanti come se niente fosse, come se la vita fosse immobile in un eterno presente senza prospettive né cambiamenti. Cosa che non sta bene alla sorella di Padraic che invece vuole lasciare l’isola e costruire qualcosa per se stessa, per la sua vita e il suo futuro.

Martin McDonagh firma anche la sceneggiatura

La scrittura di Martin McDonagh è ancora una volta ironica e drammatica allo stesso tempo, tratteggia con grande precisione non solo i protagonisti, ma anche tutti i personaggi di contorno, creando un microcosmo realistico e coerente seppure immerso in un mondo ai margini che sembra non essere mai esistito e su cui aleggia un velo di antica magia. La decisione scatenante di Colm fa piombare Padraic in una depressione travolgente che non conosce rimedio se non la continua ricerca del confronto, la richiesta di spiegazioni e, di fronte al rifiuto dell’altro, la frustrazione totale.

Gli Spiriti dell’Isola The Banshees of Inisherin
Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved.

Un elemento importante della storia è senza dubbio l’ambientazione, che grazie all’occhio di McDonagh si mostra sempre come essenziale e fondamentale. Perché abbraccia le storie narrate, perché si erge a sfondo e testimone impassibile e perché il regista stesso riesce a sfruttarne la bellezza selvaggia senza farne una cartolina dell’azienda Soggiorno e Turismo ma rendendo il territorio uno strumento narrativo. Le lunghe traversate delle colline verdi e desolate sembrano simboleggiare la noia, la fatica, l’insoddisfazione che regna in quei luoghi, nonostante la bellezza naturale, e ogni personaggio, anche gli splendidi comprimari, trova il suo momento e il suo spazio per brillare, immerso com’è in una natura che dialoga con chi la abita.

Gli Spiriti dell’Isola racconta di un’amicizia, di chi è capace di porsi nel mondo in maniera critica e di chi invece si lascia soltanto trascinare dalla contingenza, il film di Martin McDonagh lo fa con realismo, intelligenza e delicatezza, dimostrandosi una delle opere più coese e compiute del regista. Un film piccolo con lo spirito di una bellissima novella.

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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
gli-spiriti-dellisolaGli Spiriti dell’Isola racconta di un’amicizia, di chi è capace di porsi nel mondo in maniera critica e di chi invece si lascia soltanto trascinare dalla contingenza, il film di Martin McDonagh lo fa con realismo, intelligenza e delicatezza, dimostrandosi una delle opere più coese e compiute del regista di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri.