Hotel Lux – recensione

Hans e Siegfried sono due comici che nella Berlino del 1933 rappresentano un numero di satira politica: lo Stalin-Hitler-Show. Con il passare del tempo la situazione politica non permetterà più loro di andare avanti con lo spettacolo, mettendoli in situazioni spinose. Mentre Siegfried si unisce alla resitenza, Hans prova a scappare ad Hollywood per coronare il suo sogno da attore, ma finisce per sbaglio a Mosca e resta alloggiato all’Hotel Lux, roccaforte del regime sovietico. In un susseguirsi di equivoci e di scambi di persona, la situazione degenera e mette i due amici, ritrovatisi a Mosca, in condizioni disperate. Solo la loro vecchia professione di attori riuscirà a salvarli dall’imminente disastro all’alba della Seconda Guerra Mondiale.

 

Il film tedesco di Leander Haussmann racconta con una comicità spicciola ma efficace una storia di amicizia, amore e tradimento, immersa in un’atmosfera pericolosa e storicamente spinosa immediatamente precedente allo scoppio della Seconda Guerra. Il finale è ambientato sullo sfondo dell’incontro tra Ribbentrop e Molotov.

Non c’è satira politica nel film, solo comica rilettura storica, niente di pretenzioso o politicamente impegnato, puntando su attori solidi e perfettamente integrati nel ruolo. Ovviamente i potenti dell’epoca sono sbeffeggiati e presi in giro per le loro debolezze umane ma si può a buona ragione pensare che ormai una critica in tal senso sia solo a scopo ludico senza nessuna volontà corrosiva. Si riesce a ridere della tragedia, questo è ormai sicuro e in molti ce l’hanno mostrato. Hotel Lux si colloca con silenziosa grazia in questo genere di film.

La storia oscura del ‘900 è nota a tutti ed è importante non dimenticarla, imparando a riderne e tenendo a mente la realtà dei fatti, si dissacra con intelligenza un terribile periodo storico, e Haussmann l’ha fatto con intelligenza. Il film di fregia di una buona fotografia che rasenta il noir e si contrappone al tono del film, riuscendo a sottolinearne la comicità.

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