La diversità non è mai un’etichetta. Nonostante nel nostro tessuto sociale si consideri un marchio indelebile che ci relega ai margini, chi è diverso, guarda caso, costituisce sempre una fonte di insegnamento per chi si ritiene, nel nostro mondo, normale. Questa è la riflessione a cui vuole spingerci Jon Gunn con il suo Il bambino di cristallo, pellicola ispirata alla vera storia di Austin LeRette, giovane autistico affetto da una rara patologia ossea, e basata sul libro autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love, scritto da Scott Michael LeRette – padre del ragazzo – e Susy Flory. Nel cast figurano Zachary Levi e e Meghann Fahy nei panni dei genitori, e il bravo Jacob Laval nelle vesti di Austion. Il film arriva nelle sale dal 27 marzo, distribuito da Notorious Pictures.
Il bambino di cristallo, la trama
Austin è un bambino nato con l’osteogenesi imperfetta, una condizione ereditaria che rende le sue ossa estremamente fragili. Infatti, mentre gli altri bambini giocano liberamente, lui deve costantemente fare attenzione, ma nonostante le limitazioni fisiche, cresce con una gioia di vivere che contagia chi gli sta intorno. I suoi comportamenti, che alle volte risultano essere atipici, portano però i genitori, Scott e Teresa, a scoprire un’altra verità: Austin è autistico.
Per il padre, questo, è un colpo duro: nonostante tutto l’amore, non riesce davvero a comprendere il mondo interiore di suo figlio. Le preoccupazioni per la condizione di Austin si intrecciano così alla sua lotta contro l’alcolismo, in un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita. Ma sarà proprio Austin – con la sua felicità autentica e quel modo speciale di vedere la vita che Scott inizialmente non afferrava – a tendergli la mano senza volerlo, mostrandogli la strada per risollevarsi.
Quando la malattia diventa fonte d’ispirazione
Prima di quest’opera, il cinema aveva già esplorato le sfumature dell’autismo. Basti pensare a Miracle Run o Temple Grandin, che avevano collocato al centro della narrazione la determinazione e il coraggio dei protagonisti nel perseguire un’esistenza ricca e serena, senza compromessi. Una lezione di vita che trova ulteriore conferma ne Il bambino di cristallo, il cui nucleo è l’ottimismo e la gratificazione che è possibile ottenere a dispetto della propria condizione fisica. Austin, infatti, oltre a rientrare nello spettro autistico, soffre di osteogenesi imperfetta, una malattia che rende le ossa estremamente fragili. Basta un banale incidente, e queste si frantumano come fossero, per l’appunto, cristallo. Nonostante una situazione che lo costringe fin dall’infanzia a rinunciare alle attività tipiche dei suoi coetanei, come saltare e correre, il bambino cresce con un’indole radiosa, senza fardelli interiori, e con lo sguardo colmo di stupore e meraviglia, elementi che scopriamo essere esaltati proprio dal suo autismo.
Se per Austin la sua condizione rappresenta perciò un impulso verso un universo ricco di fantasia, sogni e felicità – quasi fungesse da filtro per attenuare la cruda realtà – per il padre Scott diventa un’occasione di crescita. Un genitore che inizialmente fatica a decifrare il figlio, e che porta sulle spalle il peso di una serie di problematiche tra cui l’alcolismo, si trasforma nel primo “discepolo” del proprio bambino, il quale gli mostra il valore della gioia e delle piccole cose, spalancandogli inoltre le porte del suo mondo immaginifico.
Austin e l’autismo: una lezione di vita
Il bambino di cristallo si erge così a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia, proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona ordinaria non è.
E il merito è senza dubbio di una sceneggiatura ben calibrata, ritmata, che affida direttamente ad Austin, attraverso una voce fuori campo persistente accompagnata da illustrazioni e animazioni vivaci, il compito di trasmettere allo spettatore la sua prospettiva, guidandolo verso una piena comprensione del suo punto di vista. Ci ritroviamo così ad ampliare i nostri orizzonti sulla quotidianità e sul modo in cui dovremmo affrontare il nostro percorso. Perché le difficoltà e le sofferenze esistono, ma spetta a noi scegliere come affrontarli e superarli. E forse, il nostro mentore, è proprio colui dal quale presumiamo di non poter apprendere nulla. E invece ci indica come vivere in pace.
Il bambino di cristallo
Sommario
Il film di Jon Gunn si erge a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia, proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona ordinaria non è.