Il comandante e la cicogna – Silvio Soldini torna al cinema a due anni da Cosa voglio di più, scegliendo di riprendere la commedia, genere che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Ci racconta l’Italia di oggi vista dall’alto, osservata dalle statue di grandi personaggi della nostra cultura, come Garibaldi, Leopardi, Leonardo, che, posizionate al centro delle piazze, guardano ciò che accade con stupore commentano alla loro maniera (prestano loro le voci Pierfrancesco Favino, Neri Marcorè e Gigio Alberti).
Il loro sguardo si sofferma incredulo sulle vicende di una città italiana del nord. La stessa sorvolata tutti i giorni dalla cicogna Agostina, osservatrice ugualmente incredula. Qui vivono gli altri protagonisti del film: gli uomini in carne ed ossa: l’idraulico Leo/Valerio Mastandrea, che è impegnato a crescere i due figli, Elia/Luca Dirodi e Maddalena/Serena Pinto, senza l’aiuto della moglie, Teresa/Claudia Gerini, scomparsa – ma non del tutto – dalla vita di Leo; l’artista Diana/Alba Rohrwacher, sempre un po’ con la testa fra le nuvole e senza un soldo; Amanzio/Giuseppe Battiston, padrone di casa di Diana.
Era una bella sfida mettere insieme statue parlanti, cicogna volante, fantasmi, personaggi classici da commedia, tono divertente e tono serio, realtà e fantasia trovando uno stile comune. Soldini ci è riuscito, in parte. Si capisce benissimo il disegno d’insieme, il suo senso e lo si apprezza nel film: una critica dura alla società italiana, ma anche non priva di una sincera compassione e di un afflato di speranza. L’anima realistica e quella fantastica, quella seria (morale) e quella brillante sono tenute assieme con estremo garbo, i registri si integrano e non cozzano tra loro.
I personaggi umani in carne e ossa, danno calore e vivacità alla storia e sono ben caratterizzati. A questo è dedicata tutta la prima parte del film. Gli interpreti sono tutti in parte, a loro agio trasformati esteticamente e linguisticamente dal regista. Particolarmente spassosi sono Amanzio e l’avvocato, un po’ ripetitivo forse il personaggio di Diana, mentre Mastandrea dà al suo idraulico napoletano la maschera malinconica e rassegnata, ma anche quel tocco d’ironia che ormai gli conosciamo.
Il comandante e la cicogna film, il film
Ciò che lascia dubbiosi è l’intreccio della storia: troppe vicende sono tracciate solo per sommi capi, mentre avrebbero meritato maggiore approfondimento. La prospettiva appare per certi versi un po’ troppo “a volo d’uccello”. Si capisce che questo tipo di sguardo possa aver avuto un senso estetico, che sia la prospettiva scelta perché l’occhio che guarda queste storie umane è proprio quello di una cicogna, che passa volando sopra di loro. Ma certi aspetti, soprattutto riguardo ai protagonisti, avremmo voluto vederli un po’ più approfonditi.
Su tutto, elemento unificante della pellicola è senz’altro lo sguardo poetico del regista, che ha il merito di passare lieve su temi come la morte, il degrado, l’inadeguatezza. Le musiche della Banda Osiris sono pensate per il tono arioso e leggero del film e il pezzo finale è impreziosito dalla voce di Vinicio Capossela. Il comandante e la cicogna sarà in sala da giovedì 18 ottobre.