Il giorno dell’incontro, recensione del film con Michael Pitt

Un pugile un tempo famoso intraprende un viaggio di redenzione attraverso il suo passato e il suo presente, nel giorno del suo primo incontro da quando è uscito di prigione. Dal 12 dicembre al cinema con Movie Inspired.

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I film sulla boxe spesso presentano personaggi segnati da difficoltà, seguendo un percorso già battuto di redenzione e introspezione. La classica storyline del perdente che sfida ogni pronostico è solitamente accompagnata da una famiglia frammentata, che si ricompone solo dopo il grande incontro finale. Con Il giorno dell’incontro, però, Jack Huston riesce ad apportare un tocco personale a questa formula, puntando su una narrazione intensamente emotiva e su un cast eccellente.

 

L’ultima, distruttiva possibilità

L’“irlandese” Mike Flanagan (Michael C. Pitt) non combatte sul ring da anni. Un tempo campione dei pesi medi, l’alcolismo ha travolto la sua vita, causando un incidente d’auto fatale in cui ha perso la vita un ragazzo. Verso la fine degli anni Ottanta, Mike ottiene il suo primo incontro di pugilato dopo quel tragico evento, fissato al Madison Square Garden e trasmesso in diretta televisiva. A complicare le cose c’è anche il fatto che il suo medico lo ha informato che nel suo cervello ci sono coaguli di sangue lasciati dall’incidente e che ogni ulteriore danno potrebbe causare un aneurisma. Forse non è una sorpresa, ma questo non fa desistere Mike dall’andare avanti con l’incontro, arrivando a vendere un cimelio di famiglia per portare denaro a un allibratore, scommettendo su se stesso a quote schiaccianti e per un’enorme vincita.

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Sapere che Mike potrebbe morire su quel ring, apparentemente intenzionato a destinare i soldi all’ex moglie Jessica (Nicolette Robinson) e alla figlia adolescente Sasha (Kat Elizabeth Williams), avvolge il fatidico giorno dell’incontro in un opprimente presagio. Che si tratti dello zio (Steve Buscemi), del fidato allenatore Stevie (Ron Perlman), di una conversazione e di un pranzo con Jessica, un amico di lunga data diventato sacerdote, o di un viaggio in un centro di assistenza per visitare il padre violento con cui condivide un complesso rapporto di amore/odio, c’è una strisciante e permeante paura che l’intera giornata sia l’ultima possibilità di fare ammenda e una lunga marcia della morte verso il ring.

Una scena del film Il giorno dell'incontro
Una scena del film Il giorno dell’incontro – Cortesia di Movie Inspired

Il giorno degli incontri

Ogni pugile ha bisogno di una guida, e per Irish Mike questa figura è Steve (Ron Perlman), il proprietario della palestra. Con la sua presenza solida e paterna, Steve offre all’irlandese il sostegno necessario, colmando il vuoto lasciato da un padre ormai debilitato in una casa di cura. Perlman brilla in questo ruolo, incarnando un personaggio dal grande cuore, che allena Mike con dedizione per riportarlo alla forma ideale.

Man mano Jessica (Nicolette Robinson), nonostante le iniziali resistenze, si riavvicina a Mike, attratta da una connessione che non si è mai spenta. Lungo il suo percorso, Mike incontra anche lo zio (Steve Buscemi), custode del suo passato e dell’eredità familiare, rappresentata da un anello di fidanzamento che lo spinge a riflettere sul futuro. Buscemi offre un’interpretazione memorabile, aiutando Mike a intravedere una possibilità di riscatto. Tra gli incontri significativi c’è anche quello con un lavandaio e allibratore locale (Anatol Yusef), che gioca un ruolo cruciale: il denaro ottenuto dalla vendita dell’anello diventa una scommessa simbolica, una sfida che Mike lancia a sé stesso con una quota di 40-1. Attraverso questi incontri nel quartiere, emergono i legami profondi che l’irlandese ha lasciato dietro di sé: nonostante i suoi errori, la comunità continua a provare affetto per lui, ricordando l’uomo che è stato.

Non c’è redenzione, ma contaminazione

Huston ci mostra la complessità delle trasgressioni umane, ricordandoci che possiamo essere definiti non solo dai nostri errori, ma anche da chi siamo nel profondo. La vergogna, il dolore e il risentimento si leggono chiaramente sul volto di Michael C. Pitt: nonostante l’evidente cambiamento interiore, è altrettanto chiaro che non potrà mai perdonarsi per le sue colpe, né si aspetta che gli altri lo facciano. In una delle scene più dolorose, Mike osserva da lontano la figlia Sasha, scambiando con lei un breve saluto: è consapevole che probabilmente non riusciranno mai più a ricostruire un vero rapporto. Questo momento segue il tentativo fallito di scriverle una lettera, probabilmente pensata per quando non sarà più in vita, ma le parole gli mancano.

I tormenti di Mike sono costantemente alimentati dai flashback dell’incidente che ha cambiato la sua vita, dei momenti felici con Jessica e di un’infanzia segnata dai traumi, tra abusi verbali e fisici inflitti dal padre alla madre. I ricordi felici sono resi visivamente attraverso un tenue uso del colore, in netto contrasto con la monocromia del presente. Questo dettaglio suggerisce che quei momenti, seppur luminosi, sono irrimediabilmente contaminati. L’estetica in bianco e nero richiama inevitabilmente Toro Scatenato di Martin Scorsese e rende omaggio al cortometraggio originale di Stanley Kubrick su cui il film si basa, Day of the Fight.

Frame dal film Il giorno dell'incontro
Frame dal film Il giorno dell’incontro – Cortesia di Movie Inspired

Le lancette del round scandiscono una rinascita (o sconfitta?)

L’odissea di Mike prima del combattimento culmina nella visita al padre, ormai incapace di comunicare e apparentemente affetto da demenza, interpretato magistralmente da Joe Pesci. La sua performance, priva di dialoghi, riesce a comunicare una profondità immensa: un uomo perso tra il presente e il rimpianto per le colpe passate, come se la sua mente, anche se offuscata, venisse costantemente richiamata ai ricordi più dolorosi.

Il giorno dell’incontro non nasconde certamente un’aura di familiarità, attingendo consapevolmente ai cliché classici dei film sul pugilato. Tuttavia, riesce a elevarli con una messa in scena e un montaggio intensi, in cui ogni scambio di pugni trasuda energia e tensione. Il combattimento culminante è carico di suspense, mantenendo lo spettatore incerto sulla direzione che Jack Huston sceglierà per l’esito dell’incontro e, di conseguenza, per il finale del film. Ogni round, per quanto grande o piccolo, appare cruciale per la vita di Mike, portando avanti la narrazione con un senso di urgenza e autenticità.

Il film, con la sua estetica precisa di cruda onestà, costruisce lentamente ma inesorabilmente il suo impatto emotivo. Ogni svolta è come un pugno alla mascella, e lascia il segno solo per l’intensità fisica del combattimento, ma per il peso delle storie personali che lo accompagnano. Il giorno dell’incontro riesce così a trascendere le convenzioni, offrendo una visione autentica e struggente delle lotte, sia dentro che fuori dal ring.

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Sommario

Il giorno dell’incontro non nasconde certamente un’aura di familiarità, attingendo consapevolmente ai cliché classici dei film sul pugilato. Tuttavia, riesce a trascendere le convenzioni, offrendo una visione autentica e struggente delle lotte, sia dentro che fuori dal ring.

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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