
Dopo il successo del suo esordio La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto “Pif”, presenta il suo secondo lungometraggio, In guerra per amore, in anteprima nazionale mercoledì 12 ottobre, come preapertura della Festa del Cinema di Roma 2016, e in sala dal 27 ottobre.
In In guerra per amore Arturo (Pif) è un giovane siciliano nella New York del ‘43. Lui e Flora (Miriam Leone) si amano, ma quando lo zio di lei la promette in sposa al figlio di un boss locale, la ragazza non può opporsi. L’unica speranza per i due innamorati è che Arturo vada in Sicilia a chiedere al padre dell’amata il consenso al suo matrimonio con la figlia. Senza un soldo, Arturo decide di arruolarsi nell’esercito americano, che prepara in quei giorni lo sbarco sull’isola, per poter raggiungere il paesino siciliano dove vive il padre di Flora.
Il regista palermitano sceglie un sentiero consolidato, deludendo forse chi si aspettava una maggiore originalità o un più deciso passo in avanti: l’impianto dell’opera, i due personaggi principali e l’idea di fondo restano gli stessi, ma non è detto che sia un male. Si coniugano storia personale e Storia nazionale, intrecciate a quella della mafia, colta in un’altra fase cruciale.
In guerra per amore è infatti una sorta di prequel dell’esordio: dopo gli omicidi e le stragi mafiose degli anni ’80 e ’90, qui ritroviamo Arturo e Flora durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Cosa Nostra fornì un aiuto fondamentale agli Usa nel controllo di un territorio a loro sconosciuto, in occasione dello sbarco alleato sulle coste siciliane. Aiuto in cambio del quale ottenne mano libera e possibilità d’espansione uniche. Aiuto testimoniato da alcuni documenti, base storica del film, tra cui il rapporto del capitano Scotten (nel film Philip Catelli, Andrea Di Stefano) che evidenziava i rischi e le possibili gravi conseguenze per la Sicilia e l’Italia di un patto tra Usa e mafia.
Il sogno d’amore di Arturo,
antieroe timido e impacciato, s’intreccia con la Storia.
Coinvolgono l’incedere leggero e a tratti surreale del lavoro, un
protagonista stralunato e quasi inconsapevole di quanto accade
attorno – Forrest Gump è un chiaro riferimento –
ma che nel corso del film acquisirà consapevolezza, soprattutto
grazie alla sincera amicizia con Catelli. Efficace però anche il
racconto della guerra nei suoi aspetti più drammatici – la fame, i
bombardamenti, la morte, le speranze frustrate. Con leggerezza, ma
non senza far riflettere, si racconta la mafia, la tracotanza dei
boss, la spregiudicatezza alleata che se ne servì. Ad animare il
film sono anche le caratterizzazioni, specie quelle, spesso
tragicomiche, degli isolani – Teresa (Stella
Egitto), Saro e Mimmo (Sergio Vespertino
e Maurizio Bologna), Don Calò (Maurizio
Marchetti), Annina (Aurora Quattrocchi).
Assieme alla suggestiva ambientazione ad Erice – nel film un
paesino di fantasia – completano un lavoro godibile, che rende
plausibile e non fa pensare troppo anche un’operazione scivolosa
come cercare di bissare il successo dell’esordio sfruttando la
stessa formula.
Per un lavoro più impegnativo del precedente, il regista – sceneggiatore con Michele Astori e Marco Martani – sceglie soluzioni semplici e alla propria portata, come una New York ricostruita nel parco di divertimenti Cinecittà World. Ci si poteva aspettare di più, ma Diliberto conferma lo stile personale e il buon talento visivo per un risultato comunque apprezzabile.