Memory, recensione del film con Liam Neeson

Il thriller diretto da Martin Campbell ha come protagonista un sicario affetto dal morbo di Alzheimer.

Memory film 2022

Memory è un thriller d’azione diretto da Martin Campbell (Casino Royale, La maschera di Zorro) con Liam Neeson protagonista e remake del film belga Memoria di un assassino (Erik Van Looy, 2003). La sceneggiatura del film del 2022 è scritta da Dario Scardapane (Trauma, The Punisher), adattando il precedente lavoro di Carl Joos e Erik Van Looy, a sua volta ispirato al romanzo “De Zaak Alzheimer” di Jef Geeraerts. Il film arriverà nelle sale italiane il 15 settembre.

 

Memory: Liam Neeson ci riprova

Liam Neeson sta invecchiando. L’attore compirà 70 anni quest’anno eppure continua a recitare in thriller d’azione in cui lo percepiamo notevolmente più disorientato rispetto ai tempi in cui interpretava Bryan Mills nella trilogia di Revenge. I suoi lineamenti e la sua voce sono ancora carisma allo stato puro, ma nell’ultimo decennio è caduto in una spirale che lo ha portato a partecipare a film che non hanno ottenuto un riscontro particolarmente favorevole tra gli spettatori. Con Memory di Martin Campbell, l’attore cerca di riprendersi l’attenzione dei fan gettandosi a capofitto in un film che parte da un’idea molto solida ma che si spegne prima che questa venga sfruttata appieno.

Alex Lewis è un assassino professionista di grande reputazione e discrezione. Quando si rifiuta di portare a termine un lavoro che viola il suo codice morale, deve rapidamente dare la caccia e uccidere le persone che lo hanno assunto prima che queste e l’agente dell’FBI Vincent Serra (Guy Pearce) lo trovino. Alex è fatto per la vendetta, ma, con la memoria che comincia a vacillare, è costretto a mettere in discussione ogni sua azione, confondendo il confine tra giusto e sbagliato.

Liam Neeson in Memory

Il potere che tutto muove

Dal tono visivamente sobrio, la storia di Memory si svolge vicino al confine messicano. Vengono esplorati l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento sessuale dei minori, il tutto in un contesto di corruzione politica, denaro sporco e pratiche illecite da parte dei potenti, che ha contaminato persino le autorità considerate inscalfibili.

Uno dei più interessanti dibattiti interni a Memory verte attorno a come l’applicazione della legge non garantisca sempre la giustizia. Il sicario ha le idee chiare sul suo percorso verso la giustizia, ma i poliziotti si muovono in una zona grigia e in maniera esitante, anche se vediamo alcuni di loro strappare confessioni, indagare al di fuori degli ordini impartiti dai loro superiori, o commettere crimini per assicurare alla giustizia coloro che non sono stati imprigionati dai tribunali. La linea di demarcazione tra cattivi e buoni, o tra sicari e poliziotti, è sfumata al punto da confondere i termini. Senza essere troppo originale, possiamo dire che Memory apre una riflessione necessaria su un tema sempre caldo e che forse avrebbe potuto essere esplorato con più vigore.

Tuttavia, Memory risulta un miscuglio di generi mal sviluppato, in cui la trama dell’assassino si interconnette con quella dei poliziotti che cercano di risolvere un caso impossibile e si chiedono se, forse, la giustizia li ha delusi e uccidere persone a bruciapelo è una possibilità valida. Ci troviamo di fronte a due trame in una, ma nessuna delle due particolarmente interessante. Le premesse da thriller ci sono tutte, ma Memory livella fin troppo l’incedere tensivo, molte storyline trovano una conclusione solo tramite deus ex machina e facciamo la conoscenza di molteplici personaggi assolutamente non di spessore.

Guy Pearce in Memory

La sceneggiatura è l’anello più debole di Memory

I punti di forza del film sono sicuramente le performance: partiamo da Liam Neeson, che rimane sempre e comunque un ottimo attore, ma menzione d’onore va a Monica Bellucci, che si diverte come non mai nel ruolo di un’oscura cattiva. Memory cerca inoltre di avventurarsi in territori rischiosi – come quello della pedofilia e del traffico di minori – trame potenzialmente al cardiopalma che, tuttavia, smorzano il resto di un film che non vuole né sorprendere né generare colpi di scena, siano essi stilistici o narrativi.

Sfortunatamente, Campbell sembra pervaso dalla necessità di rivolgersi a un pubblico generico che non deve essere costretto a riflettere troppo. Non deve essere messo a disagio o disturbato, e così la parte più oscura della storia, che riguarda appunto la prostituzione minorile, viene affrontata in modo inconsistente e all’interno dei canoni del convenzionale intrigo criminale. Ciò significa che non si addentra nella zona più fangosa delle questioni spinose che l’abuso di potere comporta, della prevaricazione sessuale o delle perversioni insite nella condizione umana.

Martin Campbell fa un ottimo lavoro di regia, che brilla in scene ben costruite come quella delle chiavi dell’auto. È in questi momenti che la suspense funziona, ma purtroppo la sceneggiatura di Dario Scardapane è troppo prevedibile. Dopo un inizio promettente, il film si perde in sequenze che rallentano il ritmo e lasciano prevalere il disinteresse. Non aiuta nemmeno il fatto che il personaggio di Liam Neeson sia ancora una volta un uomo tormentato dal suo passato che vive il presente con la demotivazione di sapere di essere condannato a una morte lenta e agonizzante, questa volta offuscata dall’inevitabile progressione della sua malattia mentale.

Memory conserve molte reminiscenze dei ruoli che Liam Neeson ha interpretato nel corso della sua lunga carriera ma quello di Alex Lewis, probabilmente, si pone come uno dei più dimenticabili.

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