Scritto e diretto da Roland Emmerich, Moonfall arriverà nelle sale italiane il 17 marzo 2022; il film, con Halle Berry e Patrick Wilson protagonisti, documenta l’ipotetica rovina che potrebbe verificarsi se la luna dovesse letteralmente cadere sulla terra, sancendo l’ennesima incursione del regista nel genere del disaster-movie, dopo film come Independence Day, The Day After Tomorrow e 2012.
Moonfall: la debolezza di un’apocalisse mai veramente raccontata
Moonfall segue Brian Harper (Patrick Wilson), un astronauta caduto in disgrazia che – dopo essere stato licenziato dalla NASA a causa di una missione fallita in circostanze misteriose – ha passato gli ultimi 11 anni a bere e a lavorare sulla sua auto d’epoca. Quando K. C. Houseman (John Bradley) annuncia su Internet che, in base alle sue ricerche, la luna entrerà in collisione con la terra nel giro di poche settimane, Brian viene tirato fuori dal pensionamento forzato dalla sua ex compagna e attuale capo della NASA, Jocinda ‘Jo’ Fowler (Halle Berry) per affrontare un’ultima missione tentando di salvare il mondo.
Moonfall esce a distanza di un mese e mezzo da Don’t Look Up di Adam Mackay, il che ci mostra come entrambi i film abbiano goduto di un’arma a doppio taglio chiamata pandemia: il fatto che stiamo vivendo una particolare apocalisse ha reso tutto più vicino, ma ha anche fatto sì che il livello di sospensione dell’incredulità richiesto allo spettatore abbia raggiunto il suo massimo livello.
Non che Moonfall, aspiri ad essere il paradigma della verosimiglianza; al contrario, il regista che probabilmente ha messo più in pericolo la Terra nella sua filmografia si accontenta di un semplice ma efficace prologo – un Gravity in versione ridotta- non esplicativo, ma che vuole instillare il seme del dubbio: se l’arrivo dell’Apollo 11 sulla luna non corrispondesse a ciò che ci è stato raccontato?
Privo di ambientazioni coinvolgenti, di personaggi credibili o di un minimo accenno di autocoscienza, Moonfall è quindi sostenuto solo in una prima parte dal mistero di ciò che sta realmente accadendo sulla (e dentro) la Luna, anche se il fatto stesso che praticamente ogni singola teoria strampalata di K.C. si riveli vera smorza ogni singolo accenno di suspense, mai effettivamente controbilanciato da effetti visivi che dovrebbero risultare ammalianti e sorprendenti.
Moonfall: Emmerich perde perfino il tocco di divertimento
Il film è strutturato in maniera totalmente illogica, pretendendo che gli spettatori compiano un salto della fede in termini di sospensione dell’incredulità, per accettare la premessa della pellicola; nei film catastrofici in cui l’esito della distruzione naturale è abbastanza prevedibile, personaggi convincenti e coinvolgenti devono quantomeno impegnarsi nel mantenere alta l’attenzione degli spettatori nei confronti di quanto succede sulla scena. In Moonfall, tuttavia, nessuna caratterizzazione dei protagonisti è abbozzata, lo spettatore non ha motivo di preoccuparsi per loro e per gli esiti delle loro imprese e, quando il film cerca di sostanziare effettivamente una parvenza di backstory, questa viene affidata ai dialoghi più grossolani dell’intera sceneggiatura.
La sceneggiatura di Moonfall sotterra perfino il titolo stesso, spendendo la prima metà del minutaggio sulla dinamiche interne alla famiglia fratturata di Brian, le problematiche col figlio, il nuovo compagno per nulla simpatico della moglie. Queste digressioni continuano a mostrarsi solo come distrazione per tutto il film, senza concentrarsi mai effettivamente sull’interessante punto di vista della famiglia di Harper, la metà terrestre di Moonfall, gli occhi attraverso i quali vediamo le maree travolgere la terraferma e i grattacieli sradicati dalla gravità della Luna.
Sfortunatamente per il pubblico, la devastazione è solo una piccola parte della lotta del cast: la maggior parte delle loro preoccupazioni sono più mondane rispetto alle stramberie aliene in orbita e le performance del cast non riescono effettivamente ad elevare una sceneggiatura che sembra algoritmica.
Questo tipo di monotonia narrativa è più o meno prevista in un film di Emmerich, ed è tollerabile se ci sono fuochi d’artificio in serbo nella seconda metà del film, dove la parte effettivamente catastrofica del disaster movie diventa la reale protagonista. Moonfall fallisce sotto ogni punto di vista in questa meccanica, sia sulla Terra – in quanto i grandi momenti di spiegazione fisica in stile Inception vengono completamente annullati e il terrore di una Luna gigante all’orizzonte non sembra mai reale – sia nello spazio esterno, quando K.C., Brian e Jo finalmente approdano all’interno della Luna e scoprono che si tratta di un’astronave sotto l’assalto di un’intelligenza artificiale malvagia.
Moonfall è il tipo di film che richiede un tipo di produzione folle e sopra le righe, ma non raggiunge mai quel punto: tenta, in maniera blanda e oltremodo lontanamente scientifica, di spiegare con serietà e dedizione i propri assiomi tematici, senza renderci conto che al progetto mancano il vero cuore e la mente di un regista che, nel corso degli anni, si è garantito l’ammirazione dei fan del disaster-movie.