Point Blank – Conto alla rovescia: recensione del film con Anthony Mackie

Il film del 2019 diretto da Joe Lynch è arrivato in piattaforma e si è piazzato nella Top 10 di Netflix dei film più visti della settimana.

Point blank - Conto alla rovescia recensione film
Foto di Patti Perret © Netflix

Gli amanti delle sparatorie e delle scene mozzafiato godranno solo a metà con la visione di Point Blank – Conto alla rovescia, il film diretto nel 2019 da Joe Lynch, regista di horror e action movie con un’incursione nel mondo della commedia per la pellicola I nerd che fecero l’impresa. Il film inizia infatti all’insegna della violenza con un’esplosione e uno spettacolare inseguimento in media res e, certo, non mancano sangue e ferite d’arma da fuoco, ma la dimensione del thriller viene abbandonata piuttosto velocemente per approdare a una commedia dei buoni sentimenti, pur condita da scene acrobatiche. 

 

Point Blank – Conto alla rovescia è un thriller-action movie che si trasforma in commedia dei buoni sentimenti

Il film è interpretato da Captain America, aka Anthony Mackie, e Frank Grillo, già insieme a lui sul set di Avengers: Endgame, per la regia di Anthony e Joe Russo. In Point Blank – Conto alla rovescia Mackie interpreta Paul, un infermiere in procinto di diventare padre che il destino pone sulla rotta di Abe, interpretato da Grillo, un criminale di professione gravemente ferito dopo un’azione finita diversamente dai piani iniziali. Diciamolo pure: la premessa non è delle più originali per un thriller d’azione, ma è nello sviluppo che si può trovare una chiave di lettura distintiva e più intrigante per un film che diventa una sorta di road movie tra le strade cittadine mentre l’interazione tra due personaggi costretti in una convivenza forzata finisce per diventare l’elemento principale della sceneggiatura.

A far scattare l’azione è il ricatto di Mateo, interpretato da Christian Cook, che rapisce la moglie di Paul, interpretata da Teyonah Parris, incinta al nono mese, per ottenere la liberazione del fratello Abe, costretto sotto sorveglianza nell’ospedale in cui l’uomo lavora. L’infermiere riesce a far evadere il criminale dall’edificio e la strana coppia che si viene a creare comincia così un percorso ad ostacoli che all’insegna di una guida spericolata deve evitare poliziotti corrotti e trappole della malavita per arrivare alla salvezza e che finisce per fare squadra ben al di là della contingenza iniziale.

Tra un’azione spettacolare e l’altra, infatti, l’attenzione del protagonista sembra addirittura più concentrata sul destino del compagno di sodalizio Abe che su quello della moglie Taryn. Come nel più tradizionale dei meccanismi di sceneggiatura che guida attraverso il viaggio l’evoluzione dei personaggi, anche qui vediamo nascere frame dopo frame un rapporto diverso tra i protagonisti, così come accade in parallelo anche alla coppia Cook – Parris, in cui la dimensione della cura si sostituisce alla tensione che ahimè, a metà film è ormai materia del passato. 

Mackie interpreta ‘l’eroe discreto della porta accanto’

Point Blank - Conto alla rovescia Anthony Mackie
Foto di Patti Perret © Netflix

In Point blank – Conto alla rovescia Mackie non fa sfoggio di muscoli come per i personaggi dei suoi precedenti film ma la sua interpretazione è quella di un eroe discreto, che consente invece l’identificazione con il tranquillo uomo della porta accanto che da un momento all’altro si trova catapultato in un incubo, in cui ogni punto di riferimento risulta compromesso. Un ruolo incisivo è rappresentato nel film da Marcia G. Harden, convincente villain al femminile che in fatto di cattiveria non ha niente da invidiare ai più classici antagonisti maschili, anche se il suo ruolo risulta limitato e delineato più come un espediente della trama che come un personaggio a tutto tondo con una storia alle spalle a creare spessore e proprie motivazioni.

Point Blank – Conto alla rovescia è il remake della pellicola francese A bout portant di Fred Cavayé, girata nel 2010 e revisionata per il progetto Netflix sulla base della sceneggiatura di Adam G. Simon. La sua scrittura non arriva veramente a concretizzare l’effetto sorpresa che ci si attende da un film del genere thriller e, certo, non aiuta la colonna sonora di Mitch Lee, che naviga sulla scia di motivetti orecchiabili e rassicuranti anche nelle scene in cui l’azione dovrebbe tenere lo spettatore col fiato sospeso. L’appiattimento della trama potrebbe rischiare di far passare inosservate alcune scelte di regia con angolazioni particolarmente originali che, tuttavia, non si rivelano realmente funzionali allo scorrimento dell’azione.

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