Lawless: recensione del film di John Hillcoat

Lawless

John Hillcoat, acclamato regista del post apocalittico The Road, torna al cinema con Lawless. Lawless racconta la storia (vera) dei tre fratelli Bondurant, Howard, Forrest e Jack, che, durante la Grande Depressione, si fecero protagonisti di un articolato traffico di moonshine, ovvero di liquore distillato illegalmente, mettendosi contro l’agente speciale Charlie Rakes, vicesceriffo folle e corrotto che proverà a frenare il successo dei tre fratelli.

 

Con Lawless Hillcoat cerca di realizzare un’epopea sui contrabbandieri lontana dai completi gessati e dai sigari costosi che la tradizione cinematografica ci ha insegnato ad accostare a questo tipo di business. Il regista va all’origine, alla fabbrica, e ci mostra i veri e propri fabbricanti di alcool illegale, affacciandosi di sfuggita nel mondo da gangster movie attraverso il personaggio di Gary Oldman. Proprio lui rappresenta uno dei problemi del film: un attore di questo calibro è utilizzato pochissimo, lasciando il suo personaggio, che sembra fondamentale, nel dimenticatoio.

Lawless, il film

I tre protagonisti, Tom Hardy, Shia Labeouf e Jason Clarke, sono perfetti per i propri ruoli, anche se, soprattutto il personaggio di Hardy, si aggira pericolosamente sul confine tra l’essere geniale e l’essere ridicolo, sensazione forse accentuata da un doppiaggio che come al solito svilisce le performance originali degli attori. Stesso discorso per LaBeouf che a suo discapito ha anche una capacità interpretativa decisamente inferiore a quella di Hardy. Altro discorso invece per il maggiore dei fratelli Bondurant, interpretato da Clarke, che mette al servizio del suo personaggio, forse un po’ defilato rispetto agli altri due, una faccia che buca lo schermo e una perfetta interpretazione.

Anche Guy Pearce, inquietante villain nel film, corre il rischio di Hardy, interpretando un personaggio ai limiti della caricatura, ma lasciando trapelare tra i tip e la brillantina la grande stoffa d’attore che lo caratterizza. Le signore del film, relegate a comprimari, sono Jessica Chastain, divina in ogni sua manifestazione, e Mia Wasikowska, perfetta nell’interpretazione di una giovane ed ingenua ragazza di campagna. L’ostentazione della violenza nel film è forse fondamentale per immergere lo spettatore in quell’esatto momento storico con quei personaggi così caratterizzati, resta tuttavia il fatto che la regia monotona e la fotografia a tratti amatoriale fanno di Lawless un film deludente. Peccato perché il taglio vagamente ironico con cui erano costruiti i personaggi, specialmente quello di Hardy, avrebbe potuto dare al film un tocco speciale e renderlo migliore.

 

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