Sonic 2: recensione del film con Jim Carrey

Sonic 2 recensione film

Arriva in sala Sonic 2, il secondo capitolo della serie Sonic, anche stavolta diretto da Jeff Fowler, tratto dall’omonimo videogame uscito dal grande ventre della multinazionale giapponese Sega nel 1991, e diventato nel corso di questi decenni un vero e proprio impero, sia dal punto di vista del contributo nel gigantesco immaginario del mondo video ludico, che di quello economico, considerando il merchandise che ne è venuto fuori.

 

Valutato per lungo tempo come uno dei personaggi in lizza per lo scettro dei migliori della storia dei videogame, in particolare a confronto con Super Mario, è infatti ad oggi tra i primi sette più venduti di sempre. Il piccolo Sonic è un riccio di colore blu, proveniente dal pianeta Mondian, vivace e pieno di vita, dallo spirito frizzantino, propositivo ed entusiasta all’idea di nuove missioni da compiere.

Sonic 2, la trama del film

Appena due anni fa era uscita la prima trasposizione cinematografica, con quel mattatore di Jim Carrey nei panni del Dottor Ivo “Eggman” Robotnik, malefico cattivone dai lunghi baffi e la testa pelata, che anche questa volta ne ricalca gioiosamente i panni.

Il compito di Sonic è quello di arginare le male intenzioni del dottore, mentre tenta la scalata nel mondo delle responsabilità, sperando, nel frattempo, di aggiudicarsi l’approvazione affettiva dei suoi amici dal piglio genitoriale Tom e Maddie Wachowski (James Marsden e Tika Sumpter). Ad unirsi inaspettatamente alla nuova avventura, due vecchie conoscenze del gioco: Tails, una volpina dalla coda doppia, e Knuckles, un’echidna rossa. Il primo si alleerà con il protagonista e lo supporterà con la sua infinità di gadget, mentre il secondo inizialmente partirà dal suo pianeta con il proposito di far fuori Sonic, e saranno i nostri piccoli eroi a mostrarci la via per lo svelamento di cosa voglia dire essere amici, nemici e in tutto ciò lottare forte.

Sonic 2 film recensioneSonic 2 è decisamente quel che si può definire un prodotto per famiglie, al netto di una probabile carenza (se non totale assenza) di preparazione dello spettatore riguardo al videogioco. Il film di Jeff Fowler nasce da un terreno già molto fertile  e riesce ad ottenere un ottimo successo con la prima uscita appena prima dell’inizio del lockdown. Con questo sequel mantiene lo stesso ritmo, aggiungendone altro, anche con l’ausilio di molti rimandi al gioco, ma non solo.

Il piglio da giullare compiaciuto e narcisista

A tenere alto il tenore della storia è sicuramente la cattiveria ricalcata dall’interpretazione di Jim Carrey, che forse a tratti ricorda quell’Enigmista che fu in Batman Forever di Joel Schumacher nel ’95. E il motivo è che è estremamente evidente quanto ci sia sempre del suo personale divertimento nel fare tutto quel che fa: il piglio da giullare compiaciuto e narcisista, ma con quella vena malinconica e bonaria che spesso gli scappa, senza che forse nemmeno se ne accorga. Tant’è che quando esce di scena, oppure le sequenze prevedono tutt’altre ambientazioni, ecco che la tenuta dell’andamento narrativo cala.

Ma, dopotutto, poco importa. Gli sketch strappano qualche sorriso e i personaggi restituiscono quella placida sicurezza ovattata che tutto andrà per il meglio. E ad eseguire ogni cosa secondo programma sono soprattutto i dialoghi e il rendimento del resto del cast, che è inevitabilmente didascalico, ma tutto sommato credibile.

A fare la parte degli eroi che riflettono e cambiano le proprie posizioni dopo un attento esame della realtà circostante, sono i più insospettabili, specialmente utilizzando uno sguardo bambino, che in questi casi è senz’altro il migliore da tenere. Infine, a corona di tutto, una decisa nota di merito alle scene d’azione. Quelle, sì, danno qualche piccola emozione da top player.

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