The Last Duel, recensione del film di Ridley Scott

La presentazione in prima mondiale del film è stata il grande evento glamour di chiusura della 78° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

The Last Duel film 2021

Ridley Scott ormai è una rassicurante certezza. Giunto alla nobile età di ottantatré anni, appena nel 2017 ci consegnava il suo ultimo film, anzi, i suoi due, per esser precisi: Tutti i soldi del mondo e Alien: Covenant. Arriva dunque alla 78esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia presentando fuori concorso la sua nuova pellicola The Last Duel, dal sapore non troppo dissimile dai suoi vecchi titoli in costume, dall’atmosfera epica, trionfante e piovosa.

 

The Last Duel, tratto da una storia vera

I macro temi affrontati girano sempre attorno all’eterna lotta tra oppressori e oppressi che, a dispetto del lontano contesto storico, sono talmente attuali da risultare quasi manipolati. Invece, soprattutto in questo caso, è tutto vero. The Last Duel infatti copre gli ultimi anni del 1300 ed è la trasposizione cinematografica di un saggio storico scritto nel 2004 da Eric Jager, dove si tratta di un fatto realmente accaduto in Francia che vide lo svolgersi dell’ultimo duello – appunto – legalmente approvato, dopo il quale la pratica iniziò progressivamente a cadere in disuso, anche per la crescente opposizione della Chiesa riguardo a un tale genere di risoluzione giudiziaria. La specificità del combattimento consisteva nel fatto che, in mancanza di prove, l’esito della contesa – dunque chi dei due sarebbe morto – sarebbe stata decisione di Dio.

La storia perciò narra precisamente di un tragico caso del genere, che coinvolse una moglie (Jodie Comer) che venne violentata da un vecchio amico del marito (Adam Driver l’uno e Jodie Comer l’altro), e decise di denunciare l’episodio, con tutta la valanga di conseguenze del caso, tra cui, naturalmente, l’incredulità dell’intero Paese. Per tamponare il pubblico ludibrio e salvare il proprio orgoglio, il marito, quindi, sfida l’uomo al duello del titolo. Il vincitore sarà il portatore della verità, che significherà la condanna a morte della donna, qualora fosse il marito a morire.

Scritto a sei mani

Scritto proprio da Jodie Comer, Ben Affleck (che si cala anche nei panni del conte Pierre) e Nicole Holofcener, il film è strutturato in tre parti che raccontano, in sequenza, i tre punti di vista sull’andamento dei fatti. L’inizio è quello del cavaliere Jean de Carrouges (Damon), il successivo è dell’amico Jacques Le Gris (Driver) e l’ultimo di Marguerite de Carrouges (Comer).

Il modo in cui ogni attore incarna la propria versione dei fatti attraverso le sfumature recitative, è nettamente un elemento degno di nota, perché gran parte dell’intero corpo del film è splendidamente sostenuto dalle tre figure dei protagonisti. Su tutti spicca la personalità di Adam Driver, che però non oscura minimamente i due colleghi, al contrario. Ciascuno si avvale dell’altro per costruire la sua singola ondulazione narrativa, e così creare il quadro perfetto di una storia, in fondo, veramente triste.

The Last DuelUna storia, tre punti di vista

La scelta di portare alla luce un episodio più unico che raro – figuriamoci per quei tempi – è naturalmente di un’attualità che è quasi scontato sottolineare. Fa chiaramente riflettere molto, specialmente per questo. Ad ogni modo, Ridley Scott sa dirigere i tre episodi, e di conseguenza tutto l’impianto, con una perfetta armonia. E ogni contrasto creato dai differenti punti di vista, viene montato con chiarezza e crescente ritmo, che giunge all’apice con lo sguardo di Marguerite de Carrouges, per poi culminare con la battaglia finale tra i due contendenti visivamente spettacolare e che condensa, forse, più di ogni altro momento l’impronta del regista.

Il penoso evento raccontato, è reso ancor più doloroso dal progressivo dischiudersi di come stiano le cose in realtà, poiché, in un modo o nell’altro, la protagonista femminile è sostanzialmente sola e usata in ogni caso e la sua non è una condizione eccezionale ma, anzi, è un aspetto culturale di cui sono intrisi millenni di storia. Ciò che, però, è mostrato in maniera evidente e delicata, è la forza dolce e ostinata con cui Marguerite de Carrouges porta avanti la sua decisione di difendersi, il suo personale duello, che non avviene affatto con un suo pari, com’è invece nel caso dei due uomini. La sua è una lotta impari, tra lei e un sistema intero.

Ma quello che alcune donne lasciano indelebile nel tempo, non è solo un esempio da seguire, ma la consapevolezza che le cose si possano cambiare operando delle scelte concrete. Accettando, in certi momenti, di combattere da sole, con una forza la cui potenza si propaga nel tempo.

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