The Last Showgirl, nuovo film da regista di Gia Coppola, si inserisce in quel filone minimalista/malinconico/romantico che la zia Sofia ha saputo elevare fin dal proprio esordio Il giardino delle vergini suicide, uscito ormai più di venticinque anni fa.
The Last Showgirl vede protagonista Shelly (Pamela Anderson), una ballerina nel più famoso spettacolo di soubrette di Las Vegas che deve affrontare la prossima chiusura dello show dopo trent’anni di carriera. Dopo aver sacrificato molto se non tutto per la propria affermazione professionale, ormai arrivata a un’età in cui non è assolutamente più facile trovare una nuova occupazione, la donna si trova a dover fronteggiare la propria vita solitaria e soprattutto la scelta di aver lasciato indietro sua figlia.
La storia di The Last Showgirl
Da sempre Hollywood ama le seconde possibilità: negli decenni passati quanti attori finiti più o meno nel dimenticatoio, o almeno fuori dal circuito del cinema che conta, tornare alla ribalta grazie a un film o un’interpretazione degne di competere per i premi che contano? Pensiamo al Mickey Rourke di The Wrestler, al Brendan Fraser di The Whale (entrambi diretti da Darren Aronofsky, sarà un caso?), oppure proprio in questa stagione cinematografica alla Demi Moore di The Substance. Ebbene, The Last Showgirl sta in qualche modo producendo lo stesso effetto per la sua protagonista Pamela Anderson, candidata al Golden Globe come miglior attrice drammatica.
Ma la sua interpretazione e il film della Coppola valgono davvero tale successo di critica? La nostra personale sensazione è scetticismo a riguardo, in quanto si tratta di un chiaro processo di sopravvalutazione. E si badi bene, questo non significa assolutamente che The Last Showgirl o la prova della sua protagonista siano scadenti. Non si commetta l’errore fin troppo comune di sovrapporre il concetto di “sopravvalutato” a quello di “brutto” o comunque non riuscito.
Interpretazioni sentite
del cast
La sceneggiatura scritta da Ker Gersten propone al pubblico un gruppo di personaggi femminili ben delineati, ognuno con una propria personalità a cui ci su può avvicinare in maniera empatica, a partire dalla protagonista Shelly e alla sua amica Annette. Quest’ultima è interpretata da una Jamie Lee Curtis che in tempi recenti sta cercando di rappresentare la complessità dei suoi ruoli con interpretazioni molto sopra le righe, forse troppo (vedi anche la partecipazione alla serie The Bear). Una volta settata la base della storia con la chiusura prossima del leggendario show Razzle Dazzle, la progressione narrativa viene però lasciata quasi da parte per consentire alla Coppola di costruire le giuste atmosfere in cui immergere queste figure in chiaroscuro.
Ecco che allora The Last Showgirl si dipana attraverso una serie di sequenze ben costruite nel tono, per merito anche delle interpretazioni sentite del cast e di una fotografia che riesce a essere realista e insieme evocativa. In questo modo si crea una sorta di stasi, un limbo emozionale in cui Shelly e le altre si barcamenano senza veramente riuscire a progredire verso un obiettivo. Se questo meccanismo consente allo spettatore di entrare con pienezza nell’universo del film, allo stesso modo però ne rimane anche vagamente impantanato, data la mancanza di una trama che lo conduca in qualche modo a una catarsi di qualche tipo. Il che non significa che debba esserci necessariamente un “finale”, positivo o negativo che si voglia, per Shelly e le altre; un arco narrativo maggiormente delineato avrebbe però certamente supportato il ritmo del film.
La migliore interpretazione in carriera per Pamela Anderson
Torniamo infine a Pamela Anderson, che sfodera senza alcun dubbio la miglior interpretazione della sua carriera, un mix di maturità e ingenuità ottimamente centellinato. L’attrice merita il nostro consenso per quello che ha saputo fare con una figura femminile che tutto sommato non si eleva per originalità rispetto alle molte che abbiamo già visto, così come The Last Showgirl non aggiunge alcunché a quel filone di film che hanno voluto mostrare il “dietro le quinte” del luccicante mondo dello showbusiness americano. Questo non lo rende un lungometraggio senza pregi o peggio ancora “sbagliato”, ma dubitiamo venga ricordato a lungo una volta terminata la stagione dei premi. Se la Anderson continuerà a parteciparvi da protagonista saremo in fin dei conti felici per lei, sperando non tolga spazio ad attrici, anzi a interpretazioni, che lo meriterebbero maggiormente. E ce ne sono…
The Last Showgirl
Sommario
Pamela Anderson sfodera senza alcun dubbio la miglior interpretazione della sua carriera, un mix di maturità e ingenuità ottimamente centellinato.