The Lost City, recensione del film con Sandra Bullock

In sala dal 21 aprile, The Lost City segna il ritorno di Sandra Bullock sul grande schermo.

The Lost City recensione
Sandra Bullock and Channing Tatum star in Paramount Pictures' "THE LOST CITY."

I due fratelli Nee, Aaron e Adam, escono al cinema con la loro nuova pellicola dal titolo The Lost City. Attivi già da diversi anni e noti per aver scritto e diretto storie avventurose se non sentimentali, come Band of robbers del 2015, che immagina Tom Sawyer e Huck Finn da grandi, o The last romantic del 2006, e hanno anche in cantiere Masters of the universe, che sarebbe previsto per il 2024, sul mitico He-Man dal caschetto biondo che negli anni 80 gridava «Per il potere di Grayskull».

 

Con The Lost City assistiamo ad un noto format, in cui una coppia mal assortita e certamente abituata a un ambiente urbano, si trova nella giungla a lottare per sopravvivere.

I protagonisti di The Lost City

I due in questione sono gli avvenenti Sandra Bullock e Channing Tatum: lei è Loretta Sage, vedova depressa, che insieme all’adorato marito studiava le civiltà antiche dell’America Centrale, e con cui sognava un giorno di potersene partire alla scoperta e all’esplorazione. Lui è Alan Caprison, il modello delle copertine dei libri in stile romanzo Harmony che Loretta si è trovata a scrivere con reticenza come ripiego dopo la morte del suo consorte. A motivare il traballante umore di Loretta, c’è la sua solida agente Beth (Da’Vine Joy Randolph) che con vigore e affaticato entusiasmo cerca di farle comprendere l’importanza del suo lavoro, nonostante i dubbi contenuti erotici con cui deve arricchire i suoi racconti.

The Lost CityIl sensuale personaggio maschile creato da Loretta è Dash, la cui muscolosa immagine è appunto quella del modello interpretato da Tatum che, dotato di scarso intelletto e invaghito della Bullock, è convinto di poter veramente incarnare il personaggio eroico senza macchia e senza paura descritto da lei nei libri.

Durante la presentazione del suo ultimo romanzo, inguainata in una tutina di paillettes fucsia presa con orgoglio a noleggio da Beth, Loretta cerca di andarsene stancamente e furtivamente, tallonata da Alan/Dash che cerca di parlarle, capirla e scusarsi. Se non che, viene rapita da Abigail Fairfax (Daniel Radcliffe), ricco e psicolabile ammiratore dei suoi libri, ma soprattutto dei dettagli in merito a succulenti tesori nascosti dalle civiltà che fanno da sfondo alle passionali vicende oggetto del suo estro.

Una rocambolesca missione di salvataggio

E così si parte tutti insieme per una rocambolesca missione di salvataggio, recupero, fuga e chi più ne ha più ne metta, dove ha il tempo di fare la propria comparsa un Brad Pitt spassoso come solo lui sa essere e che, con l’avanzare dell’età, ama interpretare sempre più con gusto.

La prima parte del film è decisamente godibile, con trovate e scambi di battute che davvero funzionano. È incredibile quanto Channing Tatum sia a proprio agio nell’alternanza tra l’esibizione della muscolatura e la sua stessa presa in giro, non perdendo mai di credibilità, anzi: riuscendo a tenere saldo il personaggio anche quando latita l’alchimia con Sandra Bullock. Il susseguirsi della storia, ambientata nell’umida selva della Repubblica Dominicana, incalza tentando di dare qualche motivazione in più ai personaggi, ma resta vagamente in superficie. Rimangono sicuramente ben fatte tutte le linee comiche proposte, anche per il modo in cui vengono portate avanti da tutti gli attori: anche e soprattutto Daniel Radcliffe.

È chiaro che si tratti di un film il cui focus è stato evidentemente puntato sulla forza di alcune trovate che hanno senza alcun dubbio un’ottima presa e si appoggiano su interpreti di tutto rispetto. A pagarne un po’ le spese è la scrittura che soffre di lacune, per cui sarebbe stato più coinvolgente qualche maggiore approfondimento. Certo, non se ne soffre esageratamente, perché il risultato finale è guadagnato a pieni voti grazie al buon ritmo e al brillante uso del grottesco che tanto ci piace e che è da sempre la leva per dissacrare ogni riferimento quando non regge più.

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