The Northman: la recensione del film di Robert Eggers

Dopo l'horror d'atmosfera The Witch e il grottesco The Lighthouse, Robert Eggers porta al cinema il suo terzo lungometraggio, incentrato su un epica vendetta in epoca vichinga.

The Northman recensione film
Aidan Monaghan / © 2021 Focus Features, LLC.

Sono bastati due film a Robert Eggers per esser definito un regista di culto, tra i più promettenti della sua generazione. The Witch e The Lighthouse sono infatti due autentici gioielli, che fanno della rispettiva atmosfera l’elemento di maggior forza comunicativa, dimostrando la grande capacità di Eggers di padroneggiare il mezzo cinematografico per ottenere prodotti estremamente personali e originali. Giunto al suo terzo lungometraggio, il regista ripropone questa sua unicità coniugandola ad un racconto molto più epico e ambizioso. The Northman è infatti la prima produzione dal grande budget per lui, ambientata in un contesto vichingo e incentrata su un forte desiderio di vendetta.

 

La storia è quella di Amleth (interpretato da Alexander Skarsgård), il quale da bambino vede suo padre Aurvandill (interpretato da Ethan Hawke) morire per mano del fratello Fjölnir (interpretato da Claes Bang). Riuscito a mettersi in salvo da quel tradimento, Amleth cresce come un violento e indomabile vichingo, fino a quando non ottiene informazioni sullo zio che riaccendono in lui il desiderio di vendetta. Oltre a rendere giustizia al padre, però, Amleth dovrà anche salvare sua madre Gudrún (interpretata da Nicole Kidman), senza sapere quali ostacoli e scelte dovrà affrontare lungo il suo percorso.

The Northman e la costruzione del mito

Scritto dallo stesso Eggers in collaborazione con Sjón, scrittore e paroliere islandese, il film trae liberamente spunto da una leggenda su cui si basò anche William Shakespeare per dar vita al suo celebre Amleto. Questa è quella di Amleth, raccontata da Saxo Grammaticus nella Vita Amlethi, parte delle Gesta Danorum, opera storica della Danimarca risalente al XII secolo. I due sceneggiatori, pur rimanendo grossomodo fedeli all’intreccio narrativo, arricchiscono questo di tutta una serie di suggestioni, simbolismi e dettagli storici in più. Obiettivo dichiarato di Eggers è quello di dar vita al “film definitivo sui vichinghi”.

The Northman Alexander Skarsgard
Aidan Monaghan / © 2021 Focus Features, LLC.

Anche con questo suo terzo film, Eggers mira dunque a proporre una propria rielaborazione del concetto di mito, portando alla luce gli aspetti più brutali e affascinanti della cultura vichinga. The Northman è infatti ricco di elementi folkloristici, di crudo iperrealismo e di elementi onirici che pongono in crisi il confine tra reale e immaginario. Già con i precedenti due film il regista aveva lavorato proprio su tale dicotomia, portando tanto i suoi personaggi quanto il suo pubblico a dubitare di quanto avviene. Il discorso viene ora ripreso e portato a nuovi livelli, perché indubbiamente questo nuovo lungometraggio è per Eggers un banchetto di prova.

Con un budget maggiore, un cast di grandi stelle del cinema e un respiro narrativo più ampio egli deve dimostrare di saper coniugare le sue ambizioni autoriali con un prodotto destinato ad un pubblico più mainstream. La struttura da revenge movie gli permette certamente di affidarsi ad un qualcosa di consolidato nel cinema, a cui Eggers aggiunge tutti i suoi principali interessi stilistici e tematici, vincendo dunque la sua sfida. La felice unione tra una storia “popolare” e un modo di raccontarla fortemente ricercato, sembra infatti confermare la capacità di Eggers di andare oltre i significati apparenti, costruendo immagini e atmosfere ricche di sottotesti estremamente comunicativi a livello emotivo e sensoriale.

The Northman cast
Aidan Monaghan / © 2022 Focus Features

Un’opera viscerale, guidata come il suo protagonista dall’istinto

Un film tanto atteso quanto The Northman non può che dar vita a netti scontri di opinione tra chi lo considererà un passo falso per Eggers e chi invece lo indicherà come il suo miglior film ad oggi. La verità, come al solito, non sta né dall’una né dall’altra parte. Proprio come è difficile stabilire il limite tra realtà e sogno nel film, così lo è formulare un giudizio preciso su di esso. È certo che si tratta di un’opera viscerale, guidata come il suo protagonista dall’istinto, dalla ferocia e dal desiderio di non lasciare indifferente nessuno. Eggers abbandona almeno apparentemente il controllo manifestato nei precedenti lungometraggi per dar vita ad un film imperfetto eppure affascinante proprio per questo suo non volerlo essere.

Lo spettatore si troverà infatti qui dinanzi a continui colpi di scena, sequenze tanto violente quanto irresistibili, ambienti e atmosfere fortemente suggestive e funzionali al racconto, personaggi complessi e ricchi di imperfezioni, interpretati da attori come sempre impeccabili. Tutto ciò conferisce al film una forza travolgente a cui difficilmente si può resistere. Se non tutti ameranno questo nuovo capitolo nella filmografia di Eggers, c’è di certo che però egli continua a dimostrarsi un regista capace di generare attenzione come pochi. The Northman non sarà il suo miglior film, ma è indubbiamente un’opera capace di far convivere dentro di sé anime diverse, dal cui incontro si genera qualcosa che non capita di vedere spesso al cinema.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
Articolo precedenteKraven the Hunter: un nuovo giovane volto si unisce al cast
Articolo successivoDCEU: i nuovi vertici Warner Bros vogliono espandere il mondo dei personaggi secondari
Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
the-northman-robert-eggersCapolavoro o passo falso? The Northman non è né l'uno né l'altro, profondamente guidato da istinti primordiali e viscerali, che lo rendono un'opera tanto imperfetta quanto perturbante e seducente. Robert Eggers osa di più con questo suo lungometraggio, coniugando le sue qualità autoriali ad un racconto più popolare, permettendo così a questo di arricchirsi di un valore di cui altrimenti non avrebbe goduto.