Quando la donna subisce la violenza
del proprio compagno/marito/padre/amante, in molti, esterni alla
“dinamica” di coppia, si pongono la domanda: com’è possibile? Come
una donna può sopportare e continuare a subire nonostante la realtà
dei lividi, il dolore delle botte e la continua sensazione di
pericolo che aleggia in casa? Philip Gröning,
regista, sceneggiatore e appassionato cinefilo tedesco, ci pone
davanti una realtà, una famiglia che sembra normale e felice ma che
nasconde un grande segreto.
Die Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife), fortemente strutturato in capitoli (ben 58 per una durata complessiva di 175 minuti), ci accompagna in maniera estenuante, inevitabile e minacciosa in una storia di violenza domestica che indaga bene, con cura ma con voluto distacco, una realtà inesorabile che purtroppo appartiene alla quotidianità di molte famiglie e che viene mostrata con una escalation lenta, ma predestinata ad una fine tragica.
La struttura ad episodi che comincia raccontandoci momenti quotidiani, scorci paesaggistici e gesti comuni, contribuisce alla creazione di una sensazione straniante che ci coinvolge, ma allo stesso tempo ci fa percepire, con lentezza ma con chiarezza, che qualcosa sta per accadere. Proprio la scelta di un racconto così strutturato, teso e sicuramente difficile da reggere per una tale durata, è però funzionale alla costruzione di una tensione così particolare che innesca la morbosità dello spettatore, la voglia di vedere dove la violenza scoppierà in tutta la sua potenza devastante. Straordinari, nella costruzione di due personaggi fragili e complessi, perfettamente complementari, sono i due protagonisti David Zimmerschied e Alexandra Finder, il carnefice e la vittima.
Die Frau des Polizisten (The Police Officer’s Wife) è un’esperienza emotiva che pur rimanendo di difficile fruizione si identifica con una attenta analisi di uno status quo tragicamente attuale e apparentemente inevitabile. Presentato in Concorso alla 7oesima edizione del Festival di Venezia.