Per tutti i cinefili del mondo Viggo Mortensen è il Re per antonomasia, non solo perché deve la sua fama internazionale al personaggio di Aragorn nato dalla penna del professor Tolkien, ma perché è regale in tutto, e persino il suo modo di sorridere ricorda quello di un affascinante e benevolo sovrano che dall’alto del suo sconfinato potere dispensa saggezza e bellezza in ogni sua espressione.
Viggo Mortensen è stato Aragorn, ma è stato anche un Lupo Solitario, un artista incaricato di assassinare una donna, un padre disperato nel mondo in rovina, un sicario mafioso, un luminare della psicoanalisi e tantissimo altro ancora, riuscendo sempre, in ogni sua trasformazione, a tratteggiare personaggi maschili di grande carisma e spessore morale, nel bene e nel male.
Viggo Peter Mortensen Jr. nasce a New York nel 1958. Americano doc vanta però origini danesi, canadesi e norvegesi e trascorre l’infanzia in Argentina, dove impara lo spagnolo, capacità che ne favorirà alcune scelte artistiche nel futuro. Dopo il divorzio dei genitori trascorre un breve periodo a Copenaghen, per poi tornare nello stato di New York, dove si diploma alla Watertown High School a Watertown. Si laurea in scienze politiche e letteratura spagnola, ma si trasferisce poi in Danimarca e fa i lavori più diversi: camionista, barista, cameriere e fioraio. Solo quando torna negli Stati Uniti, all’inizio degli ani ’80, comincia seriamente a pensare ad una carriera da attore.
Dopo un’esperienza
teatrale piuttosto intensa e qualche provino andato male,
Peter Weir lo sceglie per un ruolo nel suo
Witness – Il Testimone del 1985. Nell’anno precedente gli
era già capitato di recitare per Jonathan Demme e
Woody Allen (i film sono Swing Shift – Tempo
di swing e La Rosa Purpurea del Cairo) ma viene
tagliato al montaggio. Stessa sorte gli capiterà più avanti nel
1998 con La Sottile Linea Rossa di Terrence
Malick, destino che ha condiviso con moltissimi altri
attori (Edward Norton e Billy Bob
Thorton tra gli altri). Doveva interpretare il Sergente
Elias per Oliver Stone in Platoon, ma il
ruolo andò a Willem Defoe, divenuto poi suo grande
amico. Insomma l’esordio è difficile e pieno di delusioni, fino a
che nel 1991 l’esordio alla regia di Sean Penn con
Lupo Solitario gli offrirà il primo ruolo di rilievo.
Inizia un periodo di parti di rilievo in film importanti: nel ’93 è
accanto a Al Pacino nel bellissimo Carlito’s
Way, nel ’95 diventa Lucifero ne L’ultima
profezia, in cui lotta con l’Arcangelo
Gabriele/Christopher Walken, mentre nell’ anno
seguente recita accanto a Nicole Kidman in
Ritratto di Signora di Jane
Champion, nell’appassionato ruolo di Caspar Goodwood.
Oltre a partecipare all’esordio alla regia di Penn, Viggo è anche
in Insoliti Criminali, esordio dietro la macchina da presa
di un altro grande attore, Kevin Spacey.
Viggo Mortensen: il Re del cinema contemporaneo
E’ un periodo piuttosto impegnato per Mortensen, rispetto alle delusioni iniziali. L’attore inanella infatti una serie di interpretazioni di rilievo: recita in Allarme Rosso e in Soldato Jane, e si trova a prendere parte a due remake di film del grande Maestro Alfred Hitchcock, Il Delitto Perfetto e Psycho. Entrambi i film non sono molto riusciti, anche se Psycho (diretto da Gus Van Sant) è un remake shot-for-shot dell’originale, ma il nostro ha la possibilità di misurarsi con il thriller e di mettere ancora una volta alla prova il suo incredibile talento attoriale. Intanto trova il tempo di partecipare a due commedie con due partner d’eccezione: il 28 giorni è accanto a Sandra Bullock, mentre in A Walk on the Moon – Complice la luna è l’innamorato di Diane Lane.
Siamo ormai nel 2000 è
la vita di Viggo Mortensen sta per cambiare
definitivamente. Peter Jackson, che ha messo in
cantiere il folle progetto di una trasposizione cinematografica del
Il Signore degli Anelli
di John Ronald Reuel Tolkien, sta cercando un
attore per interpretare Aragorn il Ramingo e per caso manda la
sceneggiatura a Viggo. L’attore, contattato appena due gironi prima
dell’inizio delle riprese stava per rifiutare l’incarico, quando
suo figlio allora ragazzino, gli chiese di accettare perché
conosceva bene la saga letteraria. Mai scelta fu più saggia!
Viggo Mortensen trova così il successo e
l’affermazione mondiale che merita, e il mondo trova il suo Re
dell’Ovest. Nei panni di Aragord, Viggo non dimentica la gavetta e
mette nel personaggio tutto se stesso: il tono riflessivo, l’ardore
in battaglia, la sopraffazione di fronte al proprio destino e la
volontà di fare del bene e di sacrificarsi per gli amici. Mortensen
porta alla luce in maniera eccelsa una delle tante straordinarie
figure cristologiche di Tolkien, restituendolo per l’eternità al
cinema e alla memoria collettiva. Dopo la Compagnia
dell’Anello nel 2001, seguono quindi Le Due Torri nel
2002 e nel 2003 Il Ritorno del Re, vera e propria
consacrazione del suo personaggio che lascia per sempre le spoglie
di Grampasso il Ramingo e diventa agli occhi della Terra di Mezzo
Aragorn figlio di Arathorn, erede di Isildur, Elessar, Gemma elfica
del suo popolo. Il trionfo di Viggo Mortensen è totale e il suo
nome e il suo volto diventano tra quelli più noti al mondo. Il suo
viso che stringe la spada Andùril campeggia da quel momento in poi
nelle camerette di tutti gli adolescenti (e non) del globo e tutti
i registi vogliono lavorare con “l’attore che interpreta
Aragorn”. La verità però è che Viggo è effettivamente una
Gemma, un uomo prezioso e un artista raro. Si dice che sul set de
Il Signore degli Anelli, Viggo abbia stretto una
grande amicizia con il suo cavallo, e lo stesso farà con il suo
compagno a quattro zampe in Hidalgo – Oceano di Fuoco,
film immediatamente successivo, tanto da portarsi a casa gli
esemplari equini. Segue Il destino di un Guerriero, altro
film cappa e spada che lo vede protagonista.
Dopo il grande successo comincia per Mortensen un altro periodo, inaugurato dalla doppia collaborazione con David Cronenberg. Da Spider in poi, la filmografia del regista di Videodrome ha preso una piega inaspettata; cominciando ad indagare le mutazioni mentali e non più quelle fisiche, Cronenberg trova in Mortensen il suo attore ideale. La collaborazione con Cronenberg porta alla luce due dei film migliori della sua filmografia, e lo stesso vale per il regista: A History of Violence e La Promessa dell’Assassino mostrano come Mortensen non sia necessariamente legato allo stereotipo del “cavaliere senza macchia”, ma come invece sappia trovare in sé ogni personaggio richiesto dalla sceneggiatura. Per Le Promessa dell’Assassino il consenso è così unanime tra pubblico e critica che l’attore si guadagnò un British Independent Film Award e un Satellite Award, fu candidato al Golden Globe e agli Oscar 2008, dove però dovette cedere il passo al Daniel Day-Lewis de Il Petroliere.
Nel 2008 Viggo Mortensen arriva in Italia e all’allora Festa del film di Roma, presenta ben due film, concedendosi al pubblico per un bellissimo incontro sul suo cinema e per una valanga di foto, autografi, battute e risposte decise, gentili, dimostrando ancora una volta la sua grande sensibilità di uomo e di artista. Alla Festa Viggo presenta Appaloosa, western sui-generis in cui è diretto da Ed Harris, che recita al suo fianco insieme a Renée Zellweger e Jeremy Irons, e Good, bellissimo film che ci racconta l’altro lato del campi di concentramento, in cui Viggo è un professore tedesco – ariano, che si trova coinvolto per convenienza nel regime nazista, scoprendo troppo tardi che il suo tacito consenso è costato la vita a moltissime persone di origine ebraica, tra cui un suo caro amico professore, interpretato da Jason Isaacs. Il film purtroppo non è uscito nei cinema italiani ma rimane una delle più belle interpretazioni di Mortensen.
Nel 2009 è il momento di un’altra grande performance per il nostro Mortensen. John Hillcoat lo sceglie per interpretare il personaggio protagonista in The Road, adattamento del crudo e omonimo romanzo di Cormac McCarthy. Viggo è un padre disperato che lotta per il figlio in un mondo in rovina. Nel 2011 arriva per lui la terza e infelice collaborazione con David Cronenberg. Il regista lo sceglie per interpretare Sigmund Freud in A Dangerous Method, e Viggo ce la mette tutta per dare corpo al capostipite della psicanalisi, ma la sua bella performance si scontra con un film brutto, verboso e troppo lungo.
Nel 2012
Mortensen ha partecipato al film argentino
Todos tenemos un Plan, in cui mette in
mostra il suo fluente spagnolo e presto lo vedremo in On The
Road, film tratto dal romanzo di Jack
Kerouac e diretto da Walter Salles, in
cui interpreta Old Bull Lee/William S. Burroughs.
Viggo Mortensen è un attore, anzi una persona, che mette d’accordo tutti: i piccoli e i grandi, i giovani e i vecchi, gli uomini e le donne. La sua bellissima personalità traspare in maniera disarmante con i fan e le sue doti artistiche vanno al di là della recitazione. Compositore, pittore e bravissimo fotografo, Viggo coltiva i suoi talenti con passione, conscio dell’importanza che l’arte ha per lo spirito. Le sfumature caratteriali dei suoi personaggi hanno dimostrato quanto sia importante saper fare e amare tante cose diverse nella vita. Balzato in età avanzata alla ribalta del successo ha offerto tantissimi ritratti eccezionali di uomini e anime, ma nella memoria collettiva rimarrà sempre il Re dell’Ovest.