Colpo di dadi, diretto da Yves Attal e uscito nel 2023, è un film drammatico che fonde suspense psicologica e riflessione morale all’interno di una vicenda costruita su tensioni familiari, segreti e scelte irreversibili. Ambientato in una provincia francese elegante ma opprimente, il film ruota attorno ad un’amicizia messa a dura prova e che si trasforma gradualmente in un confronto carico di tensione emotiva e ambiguità etica, dove ogni parola è una minaccia velata e ogni gesto può stravolgere il fragile equilibrio tra i personaggi.
Yves Attal, dopo aver diretto Quasi nemici e L’accusa, costruisce un racconto raffinato e teso, che si muove tra il dramma borghese e il thriller esistenziale. Con uno stile sobrio ma ricercato, il regista gioca sulla costruzione della tensione attraverso dialoghi affilati, silenzi prolungati e una regia che indugia sui dettagli. La sua opera richiama alla memoria film come Carnage di Roman Polanski o Il sospetto di Thomas Vinterberg, ma con un’identità propria, che privilegia l’ambiguità e la riflessione morale sul giudizio, la colpa e il perdono.
Nel prosieguo dell’articolo ci soffermeremo su una domanda che molti spettatori si sono posti dopo la visione: il film è tratto da una storia vera? La sua narrazione realistica e il modo in cui affronta dinamiche umane profonde potrebbero far pensare a un caso realmente accaduto. Analizzeremo quindi se dietro la finzione cinematografica si cela un fatto di cronaca o se Colpo di dadi è invece un’opera completamente originale, costruita per esplorare i limiti della coscienza e del libero arbitrio.
La trama di Colpo di dadi
Il film segue la storia di Mathieu e Vincent (Yvan Attal e Guillaume Canet), due amici fraterni inseparabili di lunga data e soci in affari, legati da un passato complesso e da molte scelte condivise. Mathieu deve tutto a Vincent, la casa in cui vive, il suo lavoro e persino la vita che gli ha salvato dieci anni prima, in circostanze mai del tutto chiarite. Insieme alle rispettive compagne formano un gruppo affiatato che conduce una vita serena in Costa Azzurra, tra abitudini consolidate e rapporti che sembrano in equilibrio. Ma dietro questa apparente armonia si nasconde una verità più oscura.
Vincent, spirito libero e seduttore incallito, ha una giovane e bellissima amante che si chiama Juliette (Marie-Josée Croze), con cui intrattiene una relazione tormentata e altalenante. Quando sua moglie comincia a sospettare qualcosa, chiede a Mathieu di indagare e coprire se la sta tradendo. Lui, riluttante ma onesto, accetta, finché nel tentativo di placare l’ennesima crisi sentimentale tra Vincent e Juliette, non finisce per innamorarsi proprio della donna dell’amico. Juliette, irresistibile e sfuggente, accende in Mathieu un desiderio nuovo e pericoloso che l’uomo non riesce a controllare.
Ma il suo sentimento non è ricambiato, e il rifiuto, unito al senso di colpa, trasforma l’uomo mite in una figura tormentata e imprevedibile, incapace di ritrovare lucidità. Quando Juliette viene trovata misteriosamente morta, l’equilibrio tra le due coppie si spezza definitivamente. Il sospetto si insinua, le certezze crollano, e ciò che era solo una passione nascosta si trasforma in una serie di bugie e di tensione. Le maschere cadono, e tutti, in un modo o nell’altro, finiranno per pagare il prezzo delle loro omissioni.
Il film è tratto da una storia vera?
Nonostante l’intensità realistica della messa in scena e la profondità dei suoi dialoghi morali, Colpo di dadi non è tratto da una storia vera. Il film si basa invece sulla pièce teatrale Ball Trap scritta da Éric Assous, autore francese noto per le sue commedie nere e i drammi da camera incentrati sui rapporti umani. La vicenda narrata nel film prende spunto dalla struttura della pièce, che ruota attorno a due amici e a una confessione sconvolgente: uno dei due ha infatti ucciso accidentalmente la propria amante durante una battuta di caccia.
Ball Trap si presenta come una commedia tesa e crudele, dove le dinamiche relazionali e la complicità maschile vengono messe alla prova da un errore irreparabile. I dialoghi serrati, le ambiguità morali e l’ambientazione chiusa fanno del testo un perfetto esempio di teatro da camera, con un tono più leggero e grottesco rispetto al film. Yves Attal, nel portarlo sul grande schermo, ha scelto di amplificare la componente drammatica, togliendo quasi del tutto l’ironia presente nella pièce originale e trasformando la vicenda in un thriller psicologico cupo, dove ogni personaggio appare intrappolato nel proprio senso di colpa e nella paura del giudizio.
Nel film, l’ambientazione viene spostata in una villa isolata e la narrazione si concentra su un confronto a quattro, accentuando i silenzi, i non detti e la tensione emotiva. Le differenze principali risiedono nel tono e nel peso etico della storia: dove la pièce giocava con i contrasti tra verità e apparenza in chiave quasi farsesca, il film riflette con maggiore gravità sul confine tra colpa e perdono. Colpo di dadi non racconta dunque un fatto realmente accaduto, ma trasforma un’opera teatrale in un’indagine morale intensa e disturbante, dove ciò che conta non è la verità dei fatti, ma quella delle coscienze.