Torino ha ospitato dal 15 al 22 aprile la venticinquesima edizione di Da Sodoma ad Hollywood, il festival internazionale di cinema dedicato a tematiche omosessuali, che è stato tenuto a battesimo da una madrina d’eccezione, Claudia Cardinale, interprete di uno dei film presentati, Le fil di Mehdi Ben Attia, esordiente regista tunisino che si interroga sui rapporti tra modernità e tradizione, spesso laceranti, nel suo Paese.


Incontrare Claudia Cardinale è stato un modo per riflettere sul suo passato di icona del cinema italiano dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, anche se lei non ama rivangare e non conserva niente relativo ai suoi fasti passati e a momenti voleva far passare in secondo piano che compiva gli anni proprio il 15 di aprile. Commoventi i suoi ricordi dell’amico Rock Hudson, che dovette nascondere la propria omosessualità, e al quale lei accettò anche di essere fintamente fidanzata per un po’ di tempo per non creargli problemi, e anche di Luchino Visconti, con cui andò a vedere l’ultimo concerto di Marlene Dietrich a Londra e di cui è stata una delle attrici feticcio.
Del resto come si possono dimenticare i tanti film che ha interpretato, alcuni entrati ormai tra i classici del cinema, da Rocco e i suoi fratelli a La ragazza di Bube, da C’era una volta il West a Nell’anno del signore, da Il Gattopardo a La ragazza con la valigia?
Claudia Cardinale ha espresso durante le sue interviste il suo appoggio per le rivendicazioni della comunità gay, in nome di un’idea in senso lato della libertà che condivide da sempre.
Sarebbe sbagliato pensare che oggi si sia ritirata dalle scene: a Torino Claudia Cardinale ha rivelato che, oltre ad essere attiva come ambasciatrice Unesco e nella lotta contro l’Aids, vive in Francia per il maggior peso dato alla cultura ma anche perché si trova ad essere in una posizione più strategica per le numerose offerte in film d’autore, anche di esordienti come appunto Le fil che le vengono proposte.
Ne Le fil Claudia Cardinale è una signora dell’alta borghesia tunisina, di origini francesi, che ai suoi tempi aveva scandalizzato la sua famiglia sposando un uomo del posto di cultura islamica. Da poco rimasta vedova, dovrà confrontarsi con la rivelazione dell’omosessualità dell’unico adorato figlio, e con una serie di conseguenze di questo, non ultima la scelta del figlio di fare da padre biologico al bambino di una coppia di donne lesbiche sue amiche. Un film che, al di là della tematica omosessuale, presenta un ottimo spaccato della società di un Paese come la Tunisia, per molti aspetti proiettato verso il futuro, ma per altri ancora molto convervatore.
In questo film c’erano molte cose che potevano stare a cuore a Claudia Cardinale, dalla tematica per i diritti gay al ricordo delle sue origini: definirla italiana è riduttivo, visto che è nata in Tunisia, la sua prima lingua è stata il francese, ha lavorato in Italia ma anche molto in Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, mentre ora vive in Francia.
Durante la conferenza stampa ha comunque espresso interesse a lavorare con qualcuno dei nuovi registi italiani: i suoi fan che coprono ormai svariate generazioni forse gradirebbero di vederla in uno dei prossimi lavori di Ozpetek o di Virzì.

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