Wolverine: lo zampino di Kevin Feige nel look di Hugh Jackman

wolverine

Durante la sua ultima intervista con Vanity Fair, Kevin Feige, boss Marvel Studios, ha raccontato di quando ha lavorato al fianco di Bryan Singer nella prima trasposizione cinematografica degli X-Men.

 

In particolare, Feige ha spiegato che è stato grazie al suo intervento che il look di Hugh Jackman, nei panni di Wolverine, è stato realizzato omaggiando quello dei fumetti.

Jackman è profondamente diverso, fisicamente, dal suo mutante, eppure è entrato subito nel cuore dei fan. Magari anche grazie al look “cornuto” del personaggio, che richiama in qualche modo la maschera della tutina gialla che il suo personaggio non ha mai indossato.

Feige ha spiegato anche che il look non era ben visto all’inizio, perché si pensava potesse risultare ridicolo, tuttavia su quella pettinatura è stato poi basato uno dei migliori personaggi dell’intera storia dei cinecomics.

“Non mi è mai piaciuta l’idea per cui le presone non provano nemmeno a fare certe cose perché queste cose hanno un alto potenziale di risultare ridicole o sciocche. Tutto o quasi quello che c’è nei fumetti ha un enorme potenziale di risultare stupido. Ma questo non vuol dire che non bisogna lo stesso provare a renderlo bello.”

Wolverine: perché a Hugh Jackman non importa se il ruolo passa a un altro?

La scelta di Feige ha influenzato X2, X-Men:Conflitto Finale X-Men: Giorni di un Futuro PassatoI ciuffi laterali sono stati leggermente mitigati in X-Men Le Origini: Wolverine e in The Wolverine, mentre è stato completamente abbandonato in Logan.

L’atteggiamento propositivo e azzardato di Kevin Feige gli ha permesso non solo di conferire al Wolverine di Jackman il suo iconico look cinematografico, ma ha anche portato Feige a capo dei Marvel Studios, i quali hanno creato il franchise di maggior successo al box office di tutti i tempi.

Ogni giorno, Feige compie scelte in bilico tra il ridicolo e il cool, correndo anche qualche rischio, che fino a questo momento ha sempre pagato.

Fonte: Vanity Fair

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