Quinta giornata del Linea d’Ombra Festival di Salerno, anche quest’anno diretto da Giuseppe D’Antonio, fondatore della manifestazione, e Boris Sollazzo. Ospite d’eccezione della giornata Luca Barbareschi, che ha intrattenuto il pubblico in un appassionato incontro, rispondendo alle domande di Sollazzo e ripercorrendo alcuni momenti della sua lunga e intensa carriera, raccontando aneddoti sul suo rapporto con artisti come Roman Polanski, Walter Chiari, le avventure giornalistiche con Gianni Minà, ipnotizzando la platea con la sua immensa cultura e con la schiettezza che ha da sempre caratterizzato il suo essre personaggio fuori dagli schemi.
Impossibile non chiedergli, a poche ore dalle dimissioni di Sergio Castellitto dalla carica di Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, se non sia arrivato il momento per Barbareschi di accettare una carica istituzionale di prestigio. «No, non fa per me. A ognuno il proprio mestiere. Io faccio il regista, l’attore, l’imprenditore culturale, mi piace leggere, tradurre, fare tante cose che so fare. Il problema è che se si potesse fare ciò che si sa fare senza dovere ricorrere alla mediazione politica sarebbe un salto mortale, questo è il male di questo paese. Non sono adatto, il problema nelle istituzioni pubbliche è che c’è troppa gente e poca attenzione e pochi investimenti rispetto ad altre realtà internazionali».
Ammette di avere una mancanza che gli piacerebbe colmare proprio in questo ambito. «Una delle cose che non sono riuscito a fare all’Eliseo, e chissà se riuscirò, è proprio la formazione dei giovani, alta formazione, perché penso che i ragazzi debbano essere motivati da chi ha fatto, non solo per quanto riguarda le tecniche, ma per insegnare loro che il talento non deve essere vanificato dalla mediazione politica e che la mente è come il corpo, deve essere allenata quotidianamente».
Come, arrivato a settant’anni, sta facendo anche lui, in un campo che è ha sempre amato. «La mia grande passione è sempre stata la musica, e adesso sto studiando, mi mancano cinque anni, per prendere il diploma in conservatorio come direttore d’orchestra. È una cosa che mi ha insegnato David Mamet, bisogna sempre trovare qualcosa per pettinare il cervello dall’altra parte. E io ho deciso di studiare le strutture melodiche di Bach, Malher e Mozart».
Il festival prosegue giovedì 14 novembre sarà il turno di Marco Tullio Giordana, maestro del cinema italiano, protagonista di un incontro che ripercorrerà la sua carriera, focalizzandosi su come i suoi film abbiano raccontato i drammi e le speranze della società italiana, dai temi della mafia alle questioni di immigrazione. A lui sarà consegnato il Premio Maestri del Cinema, in riconoscimento del suo contributo culturale straordinario.
Venerdì 15 novembre si va “Veloce come il vento” con Matilda De Angelis, dalla sua performance di debutto fino ai recenti successi internazionali, l’attrice racconterà il suo percorso e i suoi ruoli che spaziano dalla commedia al dramma, e riceverà il premio speciale Linea d’Ombra. Sabato 16 novembre c’è Enzo D’Alò, il poeta tutto anima e animazione. Mary e lo spirito di mezzanotte, è il suo ultimo film.