Se sei fissato con insetti, mostri e simboli strani, si potrebbe pensare che hai avuto un’infanzia difficile… O è forse l’educazione iper-cattolica che ha prodotto un effetto indesiderato (dai tuoi genitori)? Beh, nel caso di Guillermo Del Toro, la seconda.
Il regista/sceneggiatore/produttore messicano (con un passato da truccatore di effetti speciali) è, infatti, noto per lo stile dark che, con un tocco del tutto personale, coniuga horror e fantasy in una formula assolutamente riconoscibile. Pensate a Il labirinto del fauno (tra i suoi maggiori successi di critica) e La spina del diavolo, film spagnoli ‘alternativi’ che il regista affianca agli action american più commerciali come Hellboy, o il recentissimo Pacific Rim, kolossal fantascientifico che – dice Del Toro – rappresenta il progetto meno modesto della sua carriera (ovvero: gli hanno regalato un bel giocattolone e lui si è divertito da matti). Chissà se i suoi amici del cuore – i colleghi e connazionali Alfonso Cuaròn e Alejandro Gonzàlez Iñàrritu – hanno avuto da obiettare, visto che i tre sembrano influenzarsi a vicenda sulle decisioni artistiche… Magari gli avranno fatto le congratulazioni per la quasi-regia de Lo Hobbit (di cui avrebbe dovuto dirigere anche l’imminente sequel); peccato che poi le cose siano andate per le lunghe e ci abbia rinunciato, restituendo il posto al padre putativo, Peter Jackson. Certo, il lavoro non gli manca, se la sua agenda è al completo fino al 2017 o giù di lì. Fra i progetti futuri – tra serie tv, videogames e film d’animazione – dovrebbe esserci anche Frankestein, il suo mostro preferito, quello per cui nutre una passione “insana”. Vedremo.
Il prossimo anno saranno 50, ma a questo giro può ancora sentirsi un bambinone, e gingillarsi con tutti i ninnoli che custodisce nella casetta adibita a spazio giochi (i suoi, non delle figlie). HAPPY BIRTHDAY, GUILLERMO!