Nirvana del film del 1997 diretto da Gabriele Salvatores e con protagonisti Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Amanda Sandrelli, Claudio Bisio, Silvio Orlando, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Emmanuelle, Seigner, Gigio Alberti, Paolo Rossi, Antonio Catania, Marcello Mazzarella.
Anno: 1997
Regia: Gabriele Salvatores
Cast: Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Amanda Sandrelli, Claudio Bisio, Silvio Orlando, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Emmanuelle, Seigner, Gigio Alberti, Paolo Rossi, Antonio Catania, Marcello Mazzarella.
Trama: Nel 2005
nell’Agglomerato Nord, Jimi Dimi è un creatore di videogiochi che
lavora per la multinazionale Okosama Starr, per Natale è previsto
il lancio del suo nuovo gioco, Nirvana, ed ha solo
tre giorni per completarlo. Ad ostacolarlo nella creazione del
gioco il ricordo di Lisa, che è scappata e Solo, il protagonista
del suo videogame. Di fatti, mentre egli lavora sul gioco si
accorge che il computer ha contratto un virus che in qualche modo
ha dato una sorta di coscienza al protagonista del videogame, Solo
non risponde più ai comandi di Jimi e si rende conto di essere
l’unico a conoscere la verità e di come la sua vita virtuale
è destinata a ripetersi all’infinito, quindi chiede di essere
cancellato.
Jimi accetta, sapendo che per cancellare completamente Nirvana deve entrare nella banca dati della Okosama Starr, nello stesso tempo cercherà di scoprire dove si trova Lisa. Per la riuscita del piano Jimi si allea con Joystick, abituato a volare sopra le reti informatiche e Naima, esperta di hardware. Nel frattempo, Solo lotta contro i personaggi del gioco e deve sopravvivere per sperare di essere cancellato.
Nirvana, il film di Gabriele Salvatores
Analisi: Nirvana è quel genere di film fantascientifico che si allacciano ai temi filosofici della vita nelle rete e nella divisione dell’Io in forma digitalizzata, tra filosofie ispirate dai romanzi di Philip K. Dick da cui è stato tratto Blade Runner e con atmosfere da Strange Days ad eXistenZ fino a Johnny Mnemonic. Nirvana rappresenta uno dei pochi (se non l’unico) film di ambientazione fantascientifica prodotto interamente in Italia. La sceneggiatura si divide in cornici (o meglio finestre), quella reale in cui Jimi si trova a vivere una realtà monotona e anche un po’ depressa in cui la sua unica occupazione e lavorare a videogames a quella virtuale di Solo, personaggio cosciente e attivo in un mondo destinato a ripetersi all’infinito.
L’elemento speculare
sono le città, degradate, multietniche e minacciate. La differenza
tra creatore e creazione avviene proprio tramite gli effetti
visivi. Evidente sarà il lavoro sulla color correction soprattutto
per quanto riguarda la realtà di Solo, bianco e nero digitalizzato
con solo alcuni dettagli messi a colore, dai vestiti, ai trucchi
agli occhi. Ma il lavoro più elaborato viene fatto a livello del
suono. Nel mondo di Solo tutto è ovattato, mentre vengono alzati i
volumi della musiche creando così una colonna sonora presente e
fastidiosa. Quindi il conflitto tra reale e virtuale prende vita
anche su livelli, di fatto le stesse voci si divideranno in reali
(quelle di Naima e Joistick) quelle digitali (Solo e Maria) e
quella di Jimi a confine in questa sua esperienza surreale. La
fusione di questi due mondi si avrà, nel momento in cui Jimi entra
nella rete, che contiene in essa i principali elementi dell’uno e
dell’altra. Quindi viene rappresentata molto simile a un
limbo-onirico.
La regia di
Salvatores è innovativa, una ventata fresca
che cerca di affrontare in maniera intelligente spazi e movimenti
di camera estremamente accurati così da rendere facile il montaggio
di Massimo Fiocchi nell’entrare e uscire dalle diverse realtà,
giocando così sulla non linearità del racconto e dando un ritmo
spezzato alla narrazione, come il genere lo richiede.
Nirvana fu accolto con pareri opposti, c’è chi lo ha bocciato e chi invece ha apprezzato gli sforzi compiuti per potare linfa a un genere di cui l’Italia non fornisce grandi esempi. Tuttavia il film è spettacolare, indaga sul disagio giovanile, il rifiuto del mondo e della società, soffermandosi sulla “nuova” concezione di evasione e alienazione dell’individuo, bisognerà attendere il 1999 con i fratelli Wachowski con Matrix per cambiare le “impostazioni del gioco”.