Il comun denominatore degli show di cui Taylor Sheridan è creator, sceneggiatore e talvolta anche regista è un ambientazione dura, quasi sempre ostile o comunque pericolosa, un mondo che costringe i personaggi a scelte dolorose e capaci di indurire la loro personalità fino alle conseguenze più estreme. Dentro questo “universo” fatto di figure in chiaroscuro e situazioni al limite, l’autore propone poi delle varianti che ne espandono la visione, pur rimanendo all’interno di determinate coordinate soprattutto concettuali. Se una prima variante al femminile assolutamente affascinante era arrivata con 1883, prequel e insieme spin-off del successo Yellowstone, adesso Operazione Speciale: Lioness si presenta a proporre una nuova versione di figura femminile, più vicina agli eroi “maledetti” che Sheridan ci ha regalato ad esempio con il suo film d’esordio I segreti di Wind River o con la serie Mayor of Kingstown (da notare che entrambi i progetti vedono protagonista Jeremy Renner, e probabilmente non è un caso…).
Operazione Speciale: Lioness e la forza dei suoi personaggi
Al centro della storia di Operazione Speciale: Lioness ci sono due donne: Joe (Zoe Saldaña) è un agente segreto che gestisce una cellula di militari super-addestrati per missioni ad altissimo rischio. L’ultima arruolata nel suo team è Cruz (Laysla De Oliveira), marine con un passato oppressivo la quale deve infiltrarsi sotto copertura al fine di arrivare a colpire un terrorista apparentemente inarrivabile. Il rapporto all’inizio non facile tra le due donne dovrà funzionare per garantire prima di tutto la sopravvivenza di entrambe. Fin dal coinvolgente pilot diretto da John Hillcoat (il cult-movie The Road con Viggo Mortensen, tratto da Cormac McCarthy) lascia intendere con precisione che Sheridan intende ribaltare le regole e gli schemi di questo tipo di action-series: i ruoli di Joe e Cruz sono infatti solitamente affidati ad attori maschi, prestanti nel fisico e pronti allo scontro all’ultimo sangue. Le antieroine di Lioness sono invece donne che espongono la loro fragilità, prima fisica e in alcuni momenti anche umana. E questo rende ancor più potente la verità del loro diventare guerriere, addestratrici spietate, madri ferree.
La forza coriacea con cui Joe e Cruz vengono sviluppate puntata dopo puntata rappresenta uno dei migliori risultati ottenuti da Sheridan come sceneggiatore, anche perché in Lioness ha il coraggio di non puntare tutto sullo spettacolo e l’azione ma concedersi anche il tempo per rallentare il racconto per mostrare tutti i lati delle due protagoniste. In particolar modo la sottotrama che riguarda i problemi di Joe con suo marito chirurgo e una figlia adolscente in piena fase di ribellione sono un approfondimento preciso e in molte scene vibrante di densità emotiva. Sotto questo punto di vista la prova di Zoe Saldaña, sempre nervosa e incisiva, riesce a mostrare tutta la fragilità ma soprattutto la complessità di un personaggio femminile che deve indossare una corazza per salvare non soltanto vite umane ma anche la propria stabilità mentale. Avere poi in ruoli di supporto una Nicole Kidman insolita ma sempre efficace e un Morgan Freeman che arriva nelle puntate finali della serie rappresenta un plus che di certo non nuoce alla produzione, tutt’altro.
Lo show più complesso di Taylor Sheridan
Operazione Speciale: Lioness si mostra come lo show probabilmente più complesso che Taylor Sheridan ha realizzato fino ad ora per Paramount+: le figure protagoniste sono figure maggiormente sfumate, che non vogliono o forse semplicemente proprio non possono dividere il loro mondo in giusto e sbagliato. Il peso delle azioni di Joe e Cruz possiede uno spessore drammatico che lo spettatore percepisce anche quando può non necessariamente condividerlo, e questo rende la serie apprezzabile sotto molteplici livelli di lettura. Se alcuni momenti delle prime puntate non puntassero troppo sul genere e si specchiassero in momenti d’azione un po’ troppo fini a se stessi – parliamo d’altronde di un prodotto che deve andare incontro alle esigenze del grande pubblico – Lioness sarebbe una serie davvero impressionante per forza propositiva e spessore dei personaggi. Quando si tratta di scavare nel cuore nero dell’America di confine – e tali confini anche quando sono fissati nel passato parlano lo stesso al nostro presente – Taylor Sheridan sembra proprio nona vere pari nell’industria dell’entertainment hollywoodiano contemporaneo.